Rai, Bruxelles al governo: “Troppa ingerenza politica, serve una riforma contro influenza e dipendenza finanziaria”. L’affondo di Breton nella risposta a un’interrogazione sulle nomine dell’attuale governo

(EMANUELE BONINI – lastampa.it) – Bruxelles. In Italia lo stato di salute della libertà di informazione non è dei migliori, e serve una riforma della Rai per garantire una piena e vera indipendenza del servizio pubblico. Da Bruxelles arriva un forte richiamo al Paese, che sa di critica all’attuale governo per le nomine di dirigenti e giornalisti della tv pubblica. L’esecutivo comunitario guarda con preoccupazione agli ultimi avvenimenti, e il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, riconosce che «la Commissione è consapevole dei rischi di ingerenza politica che incidono sull’indipendenza dei media di servizio pubblico in Italia».
Fin qui l’esecutivo comunitario ha assistito ai cambiamenti avvenuti nel servizio pubblico di informazione senza dire nulla. Ma la delegazione del Partito democratico ha deciso di rompere il muro del silenzio. Dieci esponenti italiani del gruppo dei socialisti (S&D), a cui si aggiungono la francese Sylvie Guillaume, l’austriaco Hannes Heide, la tedesca Petra Kammerevert e lo spagnolo Domènec Ruiz Devesa, partono dalle dimissioni rassegnate l’8 maggio maggio scorso da Carlo Fuortes, che ha lasciato l’incarico di ad Rai non senza polemiche. «Nella sua lettera di dimissioni ha accennato a pressioni politiche sulla sua carica e ha dichiarato che la missione della Rai in quanto emittente pubblica potrebbe risultarne compromessa», lamentano gli eurodeputati. Le dimissioni di diversi giornalisti che ne sono seguite inquietano il gruppo dei socialisti in Parlamento Ue, ma pure la Commissione.
Breton, nel riconoscere l’esistenza di rischi di ingerenza politica per l’indipendenza del servizio pubblico, ricorda la natura nota di tali rischi. «La relazione 2023 sullo stato di diritto relativa all’Italia rileva che occorre rafforzare le salvaguardie per l’indipendenza editoriale e finanziaria dei media di servizio pubblico». Si è consapevoli che non si sta lavorando in tal senso, e che in termini legislativi non ci sono sviluppi di alcun tipo per il quadro normativo che regola la governance e il sistema di finanziamento della Rai. Ma, continua Breton, resta «la necessità di una riforma che consenta alla Rai di essere meglio attrezzata di fronte ai rischi di influenza politica e di dipendenza finanziaria dal governo».
Dalla Commissione arriva dunque la stoccata alla maggioranza. Procedure d’infrazione in arrivo? Breton non si sbilancia. Lascia intendere che a Bruxelles si guarda e si continuerà a guardare con attenzione, in attesa del completamento dell’iter legislativo europeo sulla proposta di un atto europeo per la libertà dei mezzi di informazione, adottata il 16 settembre 2022 e attualmente oggetto di negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue. Con questo atto europeo, una volta approvato, si potrebbero avere più garanzie per il rispetto dei principi fondamentali della democrazia. La proposta prevede, tra le altre cose, che vertici ed organi di amministrazione dei mezzi d’informazione di servizio pubblico siano nominati in modo trasparente, aperto e non discriminatorio, nonché a garantire che le decisioni relative alla loro revoca siano debitamente motivate, previo notifica e disponibile al pubblico. Sul fronte dei finanziamenti pubblici, si stabilisce che questi siano adeguati e stabili e che i media di servizio pubblico forniscano informazioni e opinioni imparziali e pluralistiche al loro pubblico. In attesa della riforma italiana della Rai c’è il tentativo a livello Ue di tutte le Rai d’Europa.
Prima, quantomeno, l’opposizione aveva le 3 reti Mediaset, con un minimo di equilibrio.
Ora è TUTTO in mano alla maggioranza, senza contare metodo e bulimia vendicativa nel mettere le zampe sulla qualunque, senza alcun ritegno.
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