La premier occupa il principale tiggì del servizio pubblico Chiocci, da quando è direttore, sorvola su tutti i problemi dell’esecutivo e fa gli scoop su Sanremo. Al Tg1 la Meloni compare in dosi massicce per la dieta estiva degli italiani, ai quali […]

(DI GIANDOMENICO CRAPIS – ilfattoquotidiano.it) – Al Tg1 la Meloni compare in dosi massicce per la dieta estiva degli italiani, ai quali a pranzo e a cena invece di un menu vario il telegiornale propone sempre lo stesso piatto. Lo cucina il nuovo direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, meloniano doc, un ruolo annunciato, il suo, come non accadeva da tempo.
Parola Giorgia vale tre: conte, Schlein e il colle
Insediatosi a fine maggio, già a giugno ha fatto mostra delle strategie di cui vuole dotare il principale telegiornale del paese: molta Meloni, che parla (dati Agcom) per 204 minuti, quasi tre ore e mezza: più di Schlein, Conte e Mattarella messi insieme; molto governo e molta maggioranza (che si prendono i due terzi del parlato); pochissima opposizione (il Pd all’8% del parlato, M5S al 5%, con Renzi che ha più spazio dei grillini). E poi, tra i primi 20 soggetti microfonati dal Tg1 a giugno, largo ai governativi e a quelli di maggioranza che, pur escludendo Berlusconi che con la sua morte viene ampiamente rimandato in onda, fanno più di 77 minuti di parlato. Pensate: Schlein e Conte non arrivano nemmeno a undici.
Ma è a luglio, con l’arrivo dei primi guai per il governo, che Chiocci si mostra quanto mai affidabile per il potere. Un po’ come Minzolini, il cronista che pedinava i politici e poi da direttore del Tg1 occultava le ‘cene eleganti’ per non dispiacere B., che in seguito lo fece senatore. È bastato dare un’occhiata al Tg1 per una decina di giorni, nel periodo più acceso dello scontro con i giudici e dell’esplosione dei vari ‘casi’ (Santanchè, Delmastro, La Russa, Nordio), per capire che il Chiocci watch-dog che svergognava D’Alema e sbugiardava Fini è diventato un docile lap-dog, un cagnolino da salotto. Il conflitto con la magistratura non solo è collocato molto in là nel notiziario del Tg1 anche quando è la notizia di giornata (l’8 luglio l’edizione delle 20, la più seguita, ne parla solo dopo 15 minuti), ma viene trattato tutto a favore di governo; dei ‘casi’ invece si tace, si minimizza oppure si sposta l’attenzione, come per La Russa dove la ragazza, presunta vittima, è il solo soggetto di cui si parla, presentata come dedita ad hashish, cocaina e tranquillanti.
Antidoti guerra e caldo contro Santanché&C.
Pur di mettere la sordina agli scandali nel governo e allo scontro con l’Anm, che pure occupano le prime pagine della stampa, il Tg1 (13:30 del 9 luglio) utilizza ampiamente guerra e calura, notizie brutte e presunti scoop (Amadeus che presenta nientemeno che il regolamento di Sanremo 2024!), cui dedica titoli e ampia parte del giornale. La natura compiacente dell’informazione chiocciana si disvela ancora con il caso Facci: il 10 luglio il Tg3 ci apre il giornale mentre il Tg1 (13:30) non ne fa parola, nonostante le dichiarazioni molto forti delle opposizioni; sempre il Tg1 ridimensiona il tema del giorno (giudici, Santanchè, Delmastro), trattato di sguincio con quattro dichiarazioni filogovernative e due contro, ma menziona l’assoluzione del governatore Fontana.
In seguito il quadro non muta: il 12 luglio i treni, la tragica morte di due bambini in Puglia, l’incendio della ‘Venere degli stracci’ e il trigesimo di Berlusconi (!) fanno gioco per silenziare i problemi della premier, mentre si tace della condanna del leghista Di Rupa (ma non era stato così dell’assoluzione di Fontana e nemmeno di quella dei genitori di Renzi).
Il 13 luglio lo scontro con i giudici, prima mascherato, balza in apertura di tg (13:30), il perché è presto detto: la Meloni invita l’Anm ad abbassare i toni (ma se era stata lei ad accusare i giudici di fare politica!). La successiva intervista a Salvini sulla precettazione dei ferrovieri è seguita dal silenzio sulle ragioni dei sindacati, mentre la notizia del voto europeo sul clima che vede le destre sconfitte è trattata con il commento ‘contro’ di Lollobrigida. Cosa che non è la più grave, visto che nella stessa edizione del tg manca qualsiasi riferimento al ministro Nordio che vuole abolire il concorso esterno per mafia: nemmeno le vivaci reazioni di Salvatore Borsellino e di Maria Falcone scuotono il Tg1 dal sonno filogovernativo. E quando non ci sono la guerra, il caldo, gli incendi o gli incidenti per dribblare le notizie scomode per la premier, ecco che tornano utili le bollette in calo (apertura del 14 luglio) o l’inflazione che a giugno è scesa (apertura del 17 luglio).
Microfoni silenziati i temi delle opposizioni
Infine, come da mandato, nel giornale di Chiocci l’opposizione non esiste (ma era così anche prima), se non in qualche strapuntino. Intanto non compare mai nei titoli, nemmeno il 15 luglio quando c’è la convention del Pd a Napoli: qui aerei, caldo, Tajani presidente, incidenti stradali, Bonucci fuori dalla Juve sono notizie più meritevoli. Alla Schlein che parla di sanità e autonomia un solo minuto a metà notiziario. Gli spazi non si allargano nemmeno per raccontare lo scontro sul salario minimo, la battaglia delle opposizioni: se ne parla poco, microfonando come al solito (19 luglio) più le voci contro che quelle a favore.
La Meloni, che voleva Chiocci portavoce, ringrazia.
Speriamo che tutto questo serva da lezione a chi pensa ancora che quando si vince, per go ernare bene e democraticamente, occorre adottare comportamenti rispettosi dell’opposizione offrendo loro tante e belle poltrone nel segno del politically correct.
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E poi ci tocca leggere Padellaro che spera e chiede uno “spirito costruttivo” tra opposizione e maggioranza.
Volenterosi carnefici di se stessi.
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Sicuri sicuri che il minutaggio per l’Obama di noi altri ( Renzi ai tempi vestito come Obama ma facente figura del cameriere) fosse minore?
E quello dedicato al Deus ascoso di Città della Pieve con giornalisti costantemente plaudenti e giubilanti? Quello della pace versus condizionatori e del vaccino che assicurava di venire mai più contagiati e quindi obbligo( per noi)- non obbligo ( per loro, occorreva pararsi le terga; unico Paese al mondo) ma poi sono cavoli tuoi?
Un vuoto di memoria?
Tranquilli, presto si ripeterà l’ apparizione, le contingenze sono esattamente le medesime: un PdR piddino ” costretto” a rimanere fino a quando, novello Giovanni Battista , i tempi saranno nuovamente maturi.
E tutti contenti: ” fascismo” battuto.
O no?
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La premier occupa il principale tiggì del servizio pubblico: servizio pubblico?
A noooo… è servizio personale… anzi servizietto del servizio pubblico!
Anzi in Rai per partecipare ad assunzioni i partecipanti dovranno presentare, come titolo preferenziale ,la tessera di F.d.I!
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Auditel segnala anche che i tg Rai, mediaset e la7 hanno perso nel primo timestre 2023 quasi 1 milione di spettatori rispetto al primo trimestre 2022 e il solo tg1 ne perde 450 mila circa (pur crescendo leggermente in termini di share). Anche questa sarebbe una notizia, ma solo pochi la danno.
Quindi, vero che la Meloni domina, ma la sua narrazione è sempre più rivolta ai fedeli elettori che si bevono tutto. Fare grancassa su quanto fa e dice il tg1 è controproducente. Quindi lasciamo pure che la rai e i suoi tg si suicidano. Forse è la volta buona che ce li togliamo di dosso.
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Diciamo, con un piccolo bagno di realismo, che siamo passati da una tessera all’altra.
E tutte e due lavano il viso.
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Ma a che servono i dati Agcom? Avrebbe senso controllare se, valutata l’imparzialità, decadessero immediatamente i responsabili. Invece rimangono tutti lì e non provano manco un po’ di vergogna per il loro becero servilismo.
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La BADANTE tascabile di Biden fa’ il pieno.
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👍
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🚲🚲🚲🚲🚲
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