FINANZIAMENTO PUBBLICO – Conte lo sconfessa. Il leader del Movimento stoppa il capogruppo al Senato: “Idea sua, ma non voterebbe mai una legge per reintrodurlo”

(DI LORENZO GIARELLI – ilfattoquotidiano.it) – I toni utilizzati dimostrano che non se lo aspettavano neanche dentro al Movimento 5 Stelle. E che il tema suscita parecchi fastidi, visto anche il contesto politico. E allora Giuseppe Conte deve sconfessare pubblicamente un veterano come Stefano Patuanelli, da poco promosso capogruppo in Senato. Non uno qualsiasi, storico braccio destro dell’ex premier e suo ex ministro, che sul Corriere della Sera spiega quanto sia “necessario reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti”, perché “bisogna garantire ai partiti l’esercizio delle loro funzioni democratiche”.
Un’eresia per i 5 Stelle, figurarsi in settimane in cui Conte ha promosso una crociata contro il ripristino dei vecchi vitalizi per gli ex senatori e in cui presto il Movimento dovrà intestarsi il contrasto all’aumento degli stipendi per i parlamentari a cui mirano le destre. Non solo: qualche giorno fa, in Ufficio di presidenza alla Camera il M5S ha votato a favore di una indennità aggiuntiva per i capigruppo, prima di dover rimediare alla figuraccia rinunciando a quei soldi.
È in questo clima che si legge la dura nota con cui l’avvocato spegne Patuanelli: “Il nostro Patuanelli esprime una sua opinione, del tutto personale, sul finanziamento pubblico. L’ho sentito e mi ha spiegato che il suo è un discorso generale e astratto sui partiti e la democrazia. Mi ha chiarito, però, che non firmerebbe mai nell’Italia attuale e con la politica attuale una legge per il finanziamento pubblico dei partiti”. Poi il chiarimento: “Lo dico senza girarci intorno: la posizione del M5S è sempre stata e resta contraria al finanziamento pubblico. Il M5S è la dimostrazione vivente che si può fare politica senza imporre costi ai cittadini. Continueremo a fare le nostre battaglie senza imporre nuovi costi ai cittadini ma puntando sull’autofinanziamento e, al massimo, sulla libera scelta delle singole persone di voler sostenere anche economicamente le nostre battaglie, che sono le loro battaglie. Continueremo a fare questo, continueremo a essere questo”.
Più tardi, intervistato da ilfattoquotidiano.it, Patuanelli conferma la versione data da Conte ma ribadisce i suoi dubbi: “La mia uscita è stata del tutto accidentale, casuale, ma convinta anche se all’apparenza contraddice la nostra linea storica. In un sistema dove il finanziamento resta essenzialmente privato si favorisce una politica di censo per cui arriva il Berlusconi di turno che mette nel suo partito 60 milioni l’anno e fa la differenza su tutti gli altri. È democratico questo?”. L’ex ministra giura che non sarebbe “disponibile a firmare una legge per la reintroduzione del finanziamento pubblico”, perché “la reazione al mio ragionamento dimostra che questa classe dirigente non è pronta”.
Il problema è che le parole di Patuanelli al Corriere espongono il M5S a immediata strumentalizzazione. In Senato infatti sono in discussione in commissione Affari costituzionali due proposte di legge sul funzionamento dei partiti. Il primo, presentato dal Pd, vorrebbe trasformare l’attuale meccanismo volontario del finanziamento attraverso 2×1000 in qualcosa di simile a quel che succede con l’8×1000: chi non esprime una preferenza sul partito a cui destinare i soldi concorre comunque alla spartizione, perché fino a un massimo di 40 milioni il denaro non “destinato” esplicitamente a questo o quel partito viene comunque suddiviso ricalcando le percentuali di scelta dei contribuenti. In altre parole: chi non esprime una preferenza distribuisce i soldi in maniera proporzionale alle scelte degli altri cittadini. Questo meccanismo, che il Pd vorrebbe finanziare con 20 milioni extra, non piace a Fratelli d’Italia, che con il senatore Andrea De Priamo ragiona su altre forme di finanziamento. L’apertura di Patuanelli rischia però di essere un grimaldello per i fanatici del finanziamento pubblico, tra cui Forza Italia: non è un mistero che il partito abbia i conti disastrati e più volte, parlando col Fatto, l’ex tesoriere Alfredo Messina ha sollecitato un ritorno al caro vecchio modello. L’asse trasversale per il finanziamento pubblico, dunque, avrà gioco facile nel richiamare le parole di Patuanelli per giustificare la propria battaglia. Altro motivo, oltre a quelli già citati, per cui ieri mattina molti 5 Stelle sono rimasti spiazzati, visto anche che la prossima settimana era previsto un confronto interno proprio sui ddl sui partiti in discussione in commissione. Dibattito bruciato a mezzo stampa.
E così a cacchio, e ultima cosa di cui si aveva bisogno, eccocela servita un’altra bella rottura di patuanelli.
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Patuanelli, hai toppato alla grande. Va’ a vergognarti in un angolo angusto e buio!
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Aveva ragione Casaleggio due mandati so’ pure troppi.
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Patuanelli= Di meio se una volta venissi ascoltato sai quante caxxate in meno
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