All’inizio degli anni Ottanta la redazione romana del Corriere della Sera si era trasformata, sotto la guida di Roberto Martinelli, in una serra di giovani promesse del giornalismo italiano che negli anni […]

(DI ANTONIO PADELLARO – ilfattoquotidiano.it) – All’inizio degli anni Ottanta la redazione romana del Corriere della Sera si era trasformata, sotto la guida di Roberto Martinelli, in una serra di giovani promesse del giornalismo italiano che negli anni successivi avrebbe prodotto in quantità direttori di importanti testate e firme prestigiose.
Di quella squadra primavera Andrea Purgatori era una stella che, senza fare torto a nessuno (e alla luce della passione giallorossa che ci univa) paragonerei al primo Francesco Totti, quello un po’ spavaldo che non passava la palla ma che sfondava direttamente la rete della porta avversaria. Fuor di metafora Andrea era un collezionista di scoop che celebravamo in un rito mattutino quando davanti alla macchinetta del caffè godevamo come ricci al pensiero della faccia che avrebbero fatto i cari colleghi della concorrenza nel leggere rosicando il Corriere.
Qualche tempo più tardi mi fu assegnato il compito di coordinare quel gruppo di fuoriclasse casinisti e ben presto mi abituai a fronteggiare di prima mattina l’irrequieto puledro che senza neppure salutare mi si piantava davanti con una frase carica di minacciose promesse: “Antonio ho una notizia enorme, enorme, mi serve una pagina”. Si trattava della strage di Ustica che grazie a un straordinario lavoro investigativo Andrea aveva ricostruito smontando pezzo dopo pezzo la versione ufficiale del cedimento strutturale del Dc-9 Itavia. Spazzando via bugie e depistaggi fece emergere una storia indicibile: la morte di 81 passeggeri innocenti, quel 27 giugno del 1980, era da attribuire, come ebbe a ribadire recentemente, a “un atto di guerra ostile perpetrato in tempi di pace”. Probabilmente un missile sparato in un combattimento notturno che le intelligence di Stati Uniti, Francia e Libia cercarono inutilmente di coprire. Invano, poiché negli anni a seguire, si può dire giorno dopo giorno, Andrea avrebbe continuato a martellare generali e ministri (e anche me) spinto da una ricerca ossessiva, inesauribile, commovente della verità.
È ciò che dovrebbe fare ogni giornalista degno di questo nome a patto che sappia unire alla passione il rigore della ricerca, la documentazione inoppugnabile e, naturalmente, la scrittura. Un giorno Andrea ci comunicò che sarebbe partito per gli Stati Uniti (il suo Eldorado mentale) per frequentare i famosi corsi di giornalismo della Columbia University. Un’esperienza che gli servì a nutrire il suo multiforme ingegno di cronista, scrittore, sceneggiatore di film e conduttore di successo. Una carriera culminata con il programma tv Atlantide che rappresenta il compimento del suo percorso narrativo: frutto di un grande talento più lavoro, lavoro, lavoro.
L’ultima volta che ci vedemmo fu, la scorsa primavera, negli studi La7 per la puntata dedicata a Mino Pecorelli. Una serata straordinaria e dopo tanto tempo ci ritrovammo a fare squadra come ai tempi del Corriere. Ci passavamo la palla con ritmo e naturalezza come se nel frattempo le nostre esistenze non fossero trascorse lontane, come se lo spirito della nostra giovinezza non si fosse mai esaurito.
Era un uomo allegro, vitale, affascinante e mi salutò con la sua risata e la stessa frase di allora: “Antonio è una notizia enorme, enorme”. Voglio ricordarlo così per sempre.
Uno dei migliori , in assoluto , persona rara!e preziosa!! Rip !
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Stasera non funziona niente
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qualcuno chieda a padellaro di indagare, giornalisticamente, per sapere di cosa é morto il povero andrea.
é scientificamente insopportabile che si dica sia morto di “malattia fulminante” senza precisare, clinicamente, di cosa si tratta effettivamente!!!
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Oddio ecco il terrapiattista insulso
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Oggi hai letto i giornali che ti spiegano come mai è morto piccolo e insulso terrapiattista?
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Il Totti delle notizie?!!!???
Padellato, lei non sarà mica diventato il Balotelli dei giornalisti!
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(vale per tutti)
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
(Ungaretti)
Chiedo se sia stata colpa del…”destino” o che ci sia stata dietro una causa meno fatale.
Metti che sia stato infarto, leucemia eccetera. Perché non dirlo??
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con questo tipo di morti vien sempre il sospetto……..
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Grandissimo dispiacere
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