Il tragicomico vagone blindato di Pompei, con dentro rinchiusi a doppia mandata i giornalisti al seguito, ci dice molto della considerazione di cui gode la categoria presso io sono Giorgia e voi no. Un giudizio che […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Il tragicomico vagone blindato di Pompei, con dentro rinchiusi a doppia mandata i giornalisti al seguito, ci dice molto della considerazione di cui gode la categoria presso io sono Giorgia e voi no. Un giudizio che sembra oscillare all’interno di un doppio disprezzo. Da una parte il diverso trattamento che la premier ritiene di aver ricevuto (e subito) rispetto al suo predecessore Mario Draghi. Che veniva sobriamente accolto dagli applausi della sala stampa, circostanza che la premier ebbe modo di rammentare al primo mugugno dei giornalisti accreditati. Si può dire che non avesse tutti i torti quando le domande cominciarono improvvisamente a fioccare dopo il letargo che aveva carinamente supportato il governo dei Migliori. Fu, probabilmente, a Cutro, dopo la strage dei migranti, in una baraonda eccitata da un diversamente strepitoso Mario Sechi (portavoce di fresca nomina con dimissioni incorporate) che la premier dovette considerare l’ipotesi di fare a meno di quel vociante accompagnamento. Poi, ad avvenuta occupazione dell’informazione Rai, deve essersi fatta anche quattro conti valutando che gli ascolti giornalieri dei tg sulle sue gesta governative, in rigoroso stile film Luce, avrebbero facilmente surclassato le copie della carta stampata avversa. Ma l’inopinato sequestro avvenuto nelle carrozze di Trenitalia (con i più riottosi invitati dai militi dell’Arma a risalire sul treno senza ulteriore indugio e con una sgridata da brivido: “È un ordine!”) forse nascondeva una ulteriore perfidia. La rivincita dell’underdog, a lungo ignorata dai cosiddetti grandi giornali e che adesso ben salda al timone nella cabina di comando può disporre di riconoscimenti e carriere (vedi la processione di questuanti Rai). Non sappiamo se la consuetudine delle conferenze stampa senza la stampa (chiusa a chiave come faceva Luciano Moggi con gli arbitri sgraditi) sia destinata a proseguire. In questo caso qualcuno ai vertici della nostra professione farebbe bene a farsi sentire visto che sull’episodio del vagone blindato non si è mossa foglia. Altrimenti per la libera informazione saremmo agli ultimi giorni di Pompei.