C’è stata una breve stagione nella quale Marco Minniti – all’epoca ministro dell’Interno del governo Gentiloni – veniva acclamato dalla grande stampa “di sinistra” e osannato nei parterre delle feste dell’Unità. Erano […]

(ilfattoquotidiano.it) – C’è stata una breve stagione nella quale Marco Minniti – all’epoca ministro dell’Interno del governo Gentiloni – veniva acclamato dalla grande stampa “di sinistra” e osannato nei parterre delle feste dell’Unità. Erano giorni in cui l’ex lothar di Massimo d’Alema prendeva applausi ovunque per gli accordi con la Libia per “tappare” i flussi migratori (e condannare i migranti ai trattamenti atroci nei lager di Tripoli). Oggi che quei fasti e le simpatie del popolo progressista sono un ricordo lontano, Minniti recapita quotidiani segnali di apprezzamento alla destra di governo e alla sua presidente del Consiglio. L’ultimo messaggino pubblico del lothar colloca Giorgia Meloni sulla scia di una grande statista europea: la leader di Fratelli d’Italia ha lo spessore per ripercorrere le orme di Angela Merkel. “Meloni non solo può, ma deve avere il ruolo della Merkel”, sostiene Minniti, “per spezzare lo stallo africano e stabilizzare i territori, risolvere la questione dei ‘movimenti secondari’”. Meloni, insomma, ha le carte in regola per completare il compito iniziato da Minniti stesso (e quindi risplendere nel panorama politico europeo). Il nostro ha senso per il teatro: “La sfida è fondamentale per i destini dello stesso Occidente”, dice. Ma siamo in ottime mani.
l’ha paragonata alla Merkel perchè più recente, altrimenti avrebbe detto Thatcher.
Cosa non si fa pur di mantenere la cadrega in Leonardo, anche di passare dal PCI ai nipotini di Salò.
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Sia la Merkel che la Thatcher hanno commesso anche errori come è normale che accada. E alcune delle loro ricette con gli anni hanno mostrato dei limiti (per esempio la felice ed un po’ acritica dipendenza energetica dalla Russia e dipendenza economica dalle esportazioni in Cina, due stati indecifrabili e pericolosi). Ma questo accade a qualsiasi ricetta, anche a quelle apparentemente più solide e portatrici di buoni risultati. Accade perché il mondo cambia di continuo e quello che poteva andare bene ieri, oggi può non essere più adatto. Ma nel complesso e nonostante questo, avercene noi di figure come queste. Meloni si dà da fare, indubbiamente. Altrettanto indubbiamente ha intorno mezze figure in abbondanza il che è un grosso limite. Vedremo. Anche alle due signore giustamente passate alla storia come vere statiste servì tempo.
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certo il mondo cambia, quello che non cambia è la politica egemone deigli “amici” di oltre-oceano.
Non sono stati La Russsia e La Cina a bloccare importazioni/esportazioni dall’Europa, ma gli “alleati”.
La Meloni può agitarsi fin che vuole, sono le basi che le mancano, è una nipotina di Salò e non sa che pesci pigliare, non ne imbrocca una, manco per sbaglio, l’elenco è già lunghissimo.
Le altre due una l’hanno bloccata i suoi prima che si schiantasse, l’altra non ha mai vinto un’elezione dovendo formare governi con il partito antagonista, a suo pregio ha capito che aveva fatto il suo tempo e si è ritirata.
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“Minniti docet “Giorgià può essere come la Merkel” insomma, come avrebbero detto i due giornalisti RAI sospesi dal servizio, gli effetti del “pakistano”…
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Domenico Luca Marco Minniti, è detto Marco.
Soltanto Marco. Facendo così torto a Domenico e a Luca, che pure fanno parte integrante dell’antroponimo del ministro dell’Interno.
Torto che si aggiunge a quello consumato nei confronti di Giovanni e di Matteo, che furono depennati, all’ultimo momento, dalla lista dei prenomi, proprio davanti alla fonte battesimale.
Non si è mai saputo se fu il parroco ad opporsi, ritenendo eccessivo che qualcuno facesse il pieno degli evangelisti, o se furono i genitori a voler propiziare per il piccolo un destino in una famiglia plurale, aperta e larga…ma senza esagerare.
In ogni caso i nomi sono come le carte di credito. Possederne tre valide è molto meglio che averne una scaduta. Aumentano le opportunità.
Ed infatti, Domenico Minniti è stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con D’Alema 1 e con D’Alema 2.
Luca Minniti è stato Sottosegretario alla Difesa con Amato 2
Marco Minniti è stato vice ministro dell’interno con Prodi 2.
Mentre D’Alema, Amato e Prodi cambiavano numero e cambiavano aria, Minniti cambiava nome e restava al Governo.
Solo con i dolorosi tagli dei governi Letta e Renzi si riuscì a ridurgli ben due prenomi, ma fu confermato al Governo.
Perché è molto più facile depennare due nomi da una lista…che spennare lo scaltro uomo politico, già implume di suo.
Ed infatti Minniti, detto Marco, è poi diventato addirittura Ministro dell’Interno, molto apprezzato soprattutto a destra.
La passione di Minniti è la Sicurezza, con annessi i servizi, le guardie e le celle…
La sua Musa sembrava fosse è l’Intelligence. Qualsiasi cosa volesse dire.
Anche riaccompagnare a casa loro, tutti quelli che una casa non l’hanno…
Il ministro era talmente pieno d’Intelligence che faceva perfino fatica a parlare.
Bastava guardarlo quando annunciava i “risolutivi” provvedimenti.
Sembrava in preda alle doglie e al travaglio di un parto. Il viso stralunato, le braccia contorte, il busto in preda a convulsioni…
E alla fine arrivava l’Intelligence, come un soccorrevole forcipe, ad estrarre le parole, una alla volta, intervallate da lunghi silenzi.
Ora apprendiamo, però, che la sua musa era Giorgia Meloni.
Ed è sempre più chiaro perché la Sinistra sia finita così…
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E.C. ex ministro dell’interno
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Dopo aver letto l’interessantissima intervista a Pablo Iglesias comparsa su La Stampa, dove l’esponente politico spagnolo diceva proprio che la destra – a differenza della sinistra – ha imparato ed assimilato il concetto gramsciano di “egemonia culturale”, arriva questo “articoletto” su Minniti. Fai 2 + 2 e capisci perché la Sinistra è ridotta ai minimi termini.
La sinistra italiana deve liberarsi DEFINITIVAMENTE dei Minniti, dei Renzi, etc.. che l’hanno portata allo sfascio. Prima impara questa lezione, meglio è!
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Ma allora il compromesso storico si può fare!
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Nel senso che “ci stiamo lavorando”.
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Che dire se je guardi er ¢ulo può essere che gli somiglia🤔
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