La premier è partita dalla stazione Termini con il ministro Sangiuliano per l’inaugurazione della nuova tratta di Trenitalia. Assente Santanchè. Al passaggio della delegazione cronisti allontanati: “Salite, è un ordine”

(Emanuele Lauria – repubblica.it) – POMPEI — Giornalisti “blindati” in un vagone e costretti a un’attesa lunga un’ora sotto il sole concente. La storia dei rapporti mai sereni fra la stampa e Palazzo Chigi si arricchisce di un nuovo capitolo. Scelte bizzarre (o quantomeno discutibili) e proteste. Di nuovo una missione movimentata al Sud, quattro mesi dopo quella di Cutro. Il primo atto si consuma nei minuti precedenti la partenza del primo treno diretto da Roma Termini a Pompei. A bordo, per il viaggio inaugurale, c’è anche Giorgia Meloni. Ma l’arrivo in stazione è interdetto ai cronisti, portati sul Frecciarossa e poi chiusi – con largo anticipo – dentro una carrozza, lontana da quella delle istituzioni. Tutti dentro, senza distinzioni. Due carabinieri e un addetto di Trenitalia impediscono di fare le riprese anche alla troupe Rai. Che fa le proprie rimostranze. La chiusura delle porte è accompagnata da un brusco invito a risalire sul treno: «È un ordine», ha intimato uno dei due militari dell’Arma. Fra le proteste, i giornalisti sono costretti a osservare il passaggio della delegazione della premier da dietro i finestrini. Impossibile qualsiasi contatto con Meloni e il suo staff durante il viaggio. L’ingresso alle prime carrozze del Frecciarossa è bloccato. Un dispositivo di sicurezza spropositato. Inversamente proporzionale alla possibilità di fare informazione. Il treno, in compenso, parte in orario.

Secondo atto, davanti al parco archeologico di Pompei. La presidente del Consiglio è in visita agli Scavi. Una cinquantina di cronisti, di testate nazionali ed estere, vengono lasciati per un’ora ad aspettare sotto la canicola. È mezzogiorno e gli effetti di Caronte si fanno sentire, malgrado il personale di Trenitalia offra acqua, ventagli e ombrelli. L’attesa sembra infinita, il nervosismo monta fra i giornalisti ammassati dietro un cordone. Partono le prime urla, c’è chi minaccia la diserzione, c’è chi si rivolge in modo ruvido al ministro Gennaro Sangiuliano (nella qualità di collega) che guarda in silenzio. Dirigenti e agenti della Questura fanno fatica a contenere la protesta crescente. Finché Meloni esce, viene accerchiata per le domande in una situazione di caos. Solo pochi minuti, poi la premier fugge via verso la sua auto, direzione aeroporto. Lasciandosi alle spalle nuove polemiche.
Anziché aspettare potevano benissimo andarsene in segno di clamorosa protesta. Si sarebbe trovata di fronte a nessuno a cui raccontare le sue gesta. Ovviamente, se c’è foste andati poi non avreste potuto scrivere un romanzo sui treni che arrivavano in orario al tempo dei vostri avi
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Ripristinata la lll° classe.
Il Capobanda. Ahh quando c’era Lui cari Voi.
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Arriverà pure il giorno di San Martino per questa banda di maiali e scrofe….
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Raga so’ 70 sett’antanni che sto aspettà sto momento: ‘a “mia vendetta” …ho aspettato anche troppo..mo ciò li voti de’ Italiani,e mo me vendico!
Pesce,pesce congelato …giacciato fa bene per questa estate torrida !
So orgogliosa pe’ er memorandumo,artrimente me stavo a dimenticà,co’ aTunisi ,armeno c’avemo guadagnà un po de dinderi!Mi ce vo’ er blocco navale!
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giornalisti blindati nel vagone. L’estrema destra proprio non ce la fa a non chiudere la gente nei treni….
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Un plauso a un commento sottile quanto poderoso! Ti dò ragione e la mia stima!
Son nazisti, ma per quanto ne facciano di ogni pur di dimostrarlo… pare che non se ne accorga nessuno!
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Spinoza?
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Forse perché anche a questo giro aveva figlia, marito ,sorella ,cognati e non voleva si sapesse in giro, i parenti non se ne perdono una di gita a scrocco.
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I treni arrivavano in ritardo e Latina si chiamava Littoria 🤔
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Questo articolo è il massimo della rimostranza. Vi sta bene giornalisti da 74esima posizione per libertà di stampa. spero che per voi sia solo l’inizio. Servi
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Concordo. Non a caso le due figure di cui si fidano meno in assoluto gli italioti sono quella dei politici e quella dei giornalisti. Da dire però che di servi l’Italia sia piena zeppa da sempre.
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È il fascio-nazismo, bellezza! Che pensavano, ‘sti geni di giornalisti? Che si facessero ancora i giochetti degli squadroni con l’olio di ricino e i manganelli? Che ca§§o credevano che fosse il fascismo ‘moderno’, se non questo strapotere apparecchiato perfettamente davanti alla faccia di tutti gli altri, pezzenti, che non possono aprir bocca ma solo stare a guardare Maria Antonietta Meloni da dietro un vetro mentre cammina? Ma ci sono o ci fanno?
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Da antica pendolare ( il fuori sede non usava…): magari almeno i treni arrivassero in orario!
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