La restaurazione dell’Ancien Régime italiano passa attraverso i parlamentari che si votano aumenti fino a 1.200 euro al mese (per i capigruppo di Montecitorio, con il sì del M5S). Con la Casta […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – La restaurazione dell’Ancien Régime italiano passa attraverso i parlamentari che si votano aumenti fino a 1.200 euro al mese (per i capigruppo di Montecitorio, con il sì del M5S). Con la Casta degli amministratori locali che dal Friuli alla Sicilia “si riprende tutto quello che era suo” (Repubblica). La Casta contrattacca anche sui vitalizi degli ex senatori eletti prima del 2012. Negli ultimi anni si erano più volte opposti ai tagli, ma ora che il vento spira per riportare le lancette del Paese indietro di un trentennio almeno, l’hanno spuntata. Altro che ritorno del fascismo che fu una rivoluzione nefasta tesa a cancellare con la dittatura lo Stato liberale e tutto ciò che c’era prima. A Giorgia Meloni e alla sua corte di reazionari si addicono piuttosto parrucche e ciprie in auge con il ritorno dei sovrani spodestati dal regime napoleonico. E dunque ecco il Guardasigilli Nordio che insiste con parole voluttuose sulla “revisione” delle leggi antimafia, a cominciare dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Con il che si ritornerebbe alle blande misure che, prima della svolta impressa da Giovanni Falcone per contrastare i fiancheggiatori di Cosa Nostra, lasciavano campo libero alle scorribande dei colletti bianchi sul pubblico denaro. Restaurazione che sembra preparare l’assalto alla diligenza con l’arrivo dei fondi del Pnrr. È vero che il ministro Mantovano afferma che quelle norme non si toccano anche se il suo profilo pubblico nel perseguire il ripristino della legge naturale per arginare le battaglie sui diritti civili ricorda, d’altro canto, il piglio di un parroco della Vandea. Del resto da una forza politica fondata sull’ideologia Dio, Patria e Famiglia cosa ci si poteva aspettare di tanto diverso? Politiche sociali ottocentesche fondate sul paternalismo di Stato e i sussidi. Come l’elemosina della carta povertà: 382 euro, 32 al mese, meno di 1 euro al giorno. Mentre come nella Londra ottocentesca di Charles Dickens, i ricchi non vanno disturbati con verifiche sull’origine dei loro patrimoni. Di lotta all’evasione fiscale neppure a parlarne. Perfino i timidi tentativi di applicare una qualche norma sul conflitto d’interessi sembrano vanificati da Dani Santanchè che su Fisco, Twiga e plusvalenze di villoni comprati e rivenduti nell’arco di 48 ore si fa forte della legge del Marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete me, la Santanchè.