Secondo il fondatore di FdI ci sarebbe una “manina” istituzionale che vuole far male al governo Meloni. Chissà se quando finalmente riferirà in Parlamento sull’affaire che la riguarda, Daniela Santanchè […]

(DI ILARIA PROIETTI – ilfattoquotidiano.it) – Chissà se quando finalmente riferirà in Parlamento sull’affaire che la riguarda, Daniela Santanchè ricorrerà all’arte del miglior Cicerone. Come ha fatto, spianandole la strada, Guido Crosetto per il quale la miglior difesa resta l’attacco, ché – a sentir lui – più che la collega ministra, balla il sacro valore della democrazia. “Qui c’è in atto un sistema per far male al governo attraverso dossieraggi da parte di pezzi di istituzioni”, ha detto intervistato dal Corriere della Sera il ministro della Difesa nonché fondatore di Fratelli d’Italia, evocando scenari inquietanti tali da richiedere l’artiglieria pesante. Con annesso messaggio in bottiglia, per non dire pizzini, a chi dai banchi di Camera e Senato, nei giornali e sulle tv, volesse approfittare dei guai della ministra Open to Meraviglia: “Di dossier ce n’è per tutti”. Pur ammettendo di non conoscere i particolari della vicenda Santanchè – gli affari, le società attenzionate dalla magistratura, i Tfr dei dipendenti, l’utilizzo della cassa Covid – Crosetto intanto è certo che si tratta di pagliuzze che rischiano di distogliere l’attenzione. Ché la trave sarebbe di ben altra portata: “Qualcuno confeziona un dossier con strumenti di analisi, di indagine e giuridici che un giornalista pur bravo non può avere e, senza verifiche, una trasmissione lo rilancia, i giornali amici lo cavalcano, tutto si pompa e diventano fatti politici. L’ho visto fare mille volte”. Fino all’affondo da retore consumato: “A chi fa sciacallaggio faccio un invito alla riflessione perché — non si illudano — da qualche parte, purtroppo, c’è un dossier (quasi sempre inventato) che aspetta chiunque in Italia abbia un po’ di potere, è accaduto a Renzi e molti altri, di ogni partito. Finché la politica non capirà che chi ha potere di entrare nella vita delle persone deve avere controlli, blocchi, regole ferree…”.

C’è pure che Crosetto ha patito assai lo scotto (giornalistico). E non tanto per via di chi, al momento della sua nomina a ministro della Difesa ha osato ventilare, a dispetto delle minacce di querele, di un possibile conflitto di interessi per il ruolo di presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza. Quanto piuttosto per l’epico merdone che gli era capitato di pestare, peraltro causa fuoco amico: correva l’anno 2011 e al telefono con Franco Bechis di Libero (che lo aveva registrato) non solo aveva spifferato che c’era del vero eccome nelle dimissioni che l’uomo di Arcore allora inquilino di Palazzo Chigi si ostinava a smentire. Ma ne aveva pure dette di tutti i colori sulla corte dei miracoli e di mignotte di “quella testa di cazzo di Berlusconi”. Altri tempi! Altro stile! Da quando Crosetto ha rifatto capolino sulle scene, tutt’al più s’è attirato qualche polemica sui social. Ma twitter resta la manna che l’ha riconsegnato all’agone politico. Ricordate i cinguettii all’epoca dello scoop sull’incontro all’autogrill tra Matteo Renzi e lo 007 del Sismi Marco Mancini?

“Qualcuno aveva ipotizzato che i Servizi potessero avere dossier sui parlamentari e poi si legge che invece li ha la televisione di Stato. Anzi, alcune persone che lavorano per la televisione di Stato. A me non sembra una cosa normale né accettabile. Report è strumento di chi?”. E ancora, sempre a febbraio 2022. “Ascoltate con attenzione questo pezzo di Report, dal min. 2,40 a 2,50. In teoria parla una ‘cittadina’ che ha filmato perché insospettita. Però: sa che un’auto è andata verso Roma ed un’altra verso Firenze (in autostrada) ma soprattutto ha sentito le parole che si sono detti”. E vaglielo a dire che forse (come ha poi accertato la Digos e la procura) all’autogrill non c’erano spioni e barbe finte se non quella che s’era fatto un pezzo d’autostrada per il sol piacere di donare babbi di cioccolato all’ex Rottamatore: che ci facevano Renzi e Mancini all’autogrill? Non c’è un Crosetto che glielo abbia chiesto, meglio evocare gomblotti. “Report o chi per lui, segue Renzi, Salvini o Mancini. Oppure altri li seguono (perché?). E il Copasir?” Insomma pure lì l’artiglieria. “Se la redazione di un programma Rai è in possesso e custodisce 78.000 dossier (frutto di denunce anonime, indagini private, veline varie), pronta a usarli discrezionalmente, si possono ritenere non responsabili il direttore di Rete, della programmazione e il Cda Rai?”. E con Santanchè, perché non tutto il cucuzzaro?