Ue: “Subito Kiev alleata”. La Nato rinforza i confini. A Strasburgo sì alla risoluzione per l’Ucraina euroatlantica. A Bruxelles potenziata la difesa a Est e il piano munizioni […]

(DI ALESSIA GROSSI – ilfattoquotidiano.it) – Non un negoziato, ma più armi e un cammino che porti l’Ucraina al più presto tra i membri dell’alleanza euroatlantica. Ieri queste due direttrici si sono palesate a Bruxelles, dove alla ministeriale della Difesa della Nato si sono aggiunti nuovi Paesi al “piano munizioni” e a Strasburgo, dove con una risoluzione non legislativa votata quasi all’unanimità (425 voti a favore, 38 contrari e 42 astensioni), l’Europarlamento ha chiesto di accelerare l’integrazione di Kiev e suggerito all’Alleanza di estendere un invito ufficiale all’Ucraina già al vertice di Vilnius dell’11 luglio, “nel quadro di una maggiore garanzia per la sicurezza del Paese, da attuare immediatamente dopo la guerra”.

Il testo è passato con l’appoggio di tutti gli eurodeputati italiani, fatta eccezione per le astensioni del Movimento 5 Stelle e dei voti contrari di Verdi, ex M5S e altri due eurodeputati. L’invito alla Nato ha diviso il Pd con 4 eurodeputati a favore, 7 astenuti e uno contrario (Massimiliano Smeriglio). L’emendamento, poi inserito nel testo ha comunque ricevuto il pieno appoggio dei dem.

A Bruxelles intanto il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, riceveva le rassicurazioni del segretario generale Nato, Jens Stoltenberg: “Abbiamo discusso di progetti che faciliterebbero la nostra cooperazione e porterebbero risultati pratici nel rafforzamento delle nostre capacità di difesa e sicurezza”, ha alluso al testo di Strasburgo Reznikov. Stoltenberg di rassicurazioni a Kiev ne ha date diverse: dalle esercitazioni di piloti da combattimento promesse da alcuni Paesi, “che consentiranno di prendere decisioni per la consegna di jet di quarta generazione, come gli F16”, al piano munizioni. Di questo si discute al vertice della Difesa a cui partecipano aziende di armamenti, tra cui l’italiana Leonardo, Stoltenberg ha spiegato che “si concorderanno nuovi obiettivi di capacità in termini di dimensioni di munizioni” e che saranno “significativamente più alti di quelli attuali”. Motivo? “Abbiamo visto – ha aggiunto – che il supporto schierato per l’Ucraina ha esaurito le scorte, sicuramente aumenteremo gli obiettivi di produzione per ricostituirle”. A questo serve l’adesione di Bulgaria, Danimarca, Germania e Lussemburgo all’iniziativa multilaterale di stoccaggio delle munizioni della Nato (Mawi), appunto. Gli alleati hanno deciso di rafforzare i quattro gruppi tattici multinazionali esistenti nella parte orientale dell’Alleanza e di aggiungerne altri quattro e stanno lavorando a preposizionare più armi ed equipaggiamenti per qualsiasi minaccia. Altri aiuti all’Ucraina in arrivo, “Leopard2 che Danimarca e Paesi Bassi hanno finanziato con l’acquisto di 14 carri armati forniti da Rheinmetall”, secondo quanto scrive il quotidiano tedesco Handelsblatt. Il messaggio dunque è chiaro: sostegno a oltranza. E ieri a Bruxelles lo ha ribadito non solo Stoltenberg, ma anche il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin: “Continueremo a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”, ha detto. A bloccare il piano della Nato, potrebbe essere la Spagna, che piccata per il mancato invito alle sue imprese di armamenti al summit di Bruxelles, si è “riservata di decidere se dare l’ok al progetto”, ha fatto sapere la ministra della Difesa, Margarita Robles che non prende parte al Forum con le aziende per protesta. Arma di “ricatto” del governo Sanchez è l’aumento del 2% del Pil per la Difesa. Sul campo ieri, dopo una pioggia di droni russi, un treno è stato fatto deragliare a Melitopol dagli ucraini per danneggiare la ferrovia usata dai russi per il trasporto di soldati e attrezzature.

Mentre la battaglia, per stessa ammissione del presidente ucraino Zelensky e del capo di Stato Maggiore Usa, Mark Milley, si fa dura, ieri il direttore dell’Aiea, Rafael Grossi, in visita a Zaporizhzhia ha fatto sapere che “sono state prese diverse misure per stabilizzare la situazione” della centrale. Tuttavia per il consigliere di Zelensky, Podolyak, questa ancora non sarebbe la controffensiva, ma “un test”.