La Serbia è un alleato di Putin ed è noto. Meno conosciuti, a causa della guerra in Ucraina, sono i suoi rapporti stretti con l’Italia. I media dominanti sono imbarazzati perché oggi il presidente della Serbia […]

(DI ALESSANDRO ORSINI – ilfattoquotidiano.it) – La Serbia è un alleato di Putin ed è noto. Meno conosciuti, a causa della guerra in Ucraina, sono i suoi rapporti stretti con l’Italia. I media dominanti sono imbarazzati perché oggi il presidente della Serbia, Vucic, è ritenuto un “putiniano” e questo richiede loro di riscrivere il passato in funzione del presente.
Chiariamo: il “putiniano” Aleksandar Vucic, che peraltro non ha applicato le sanzioni contro la Russia nemmeno per punire l’invasione della Crimea del 2014, era in rapporti amorosi con il governo Draghi e, più in particolare, con Luigi Di Maio, oggi promosso a inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico. C’è una seconda ragione per cui questa celeste corrispondenza d’amorosi sensi crea imbarazzo. Essa rivela il fallimento della classe dirigente europea che ha operato nella totale inconsapevolezza dei pericoli che si profilavano in Ucraina fino a pochi istanti prima del 24 febbraio 2022. Se basiamo le nostre valutazioni sui documenti storici, la totale inconsistenza della classe dirigente che guida l’Unione europea in questa fase balza agli occhi. La sua presidente, Ursula von der Leyen, durante un incontro con Vucic, il 30 settembre 2021 a Belgrado, dichiarava di essere determinata a includere la Serbia nell’Unione europea, nonostante i rapporti stretti tra Belgrado e Mosca.
Anche Di Maio pronunciava parole analoghe e, il 1° aprile 2021, ospitava il suo omologo serbo a Roma, Nikola Selakovic, svelando una serie di dati economici entusiasmanti per chiarire l’importanza della Serbia per l’Italia: “Belgrado – disse Di Maio – è un partner strategico dell’Italia. Le nostre relazioni bilaterali sono eccellenti. Il futuro della Serbia è in Europa”. Poco dopo, il 22 giugno 2021, Di Maio si recava in Serbia per incontrare Vucic in persona, al quale ribadiva tutta la sua amicizia con parole che è doveroso ricordare: “Belgrado sa di poter contare sul costante appoggio di un Paese amico come l’Italia”. Di Maio esprimeva anche la gratitudine dell’Italia per i 2 milioni di mascherine protettive che Roma aveva ricevuto da Belgrado, il 27 aprile 2020, insieme con 100.000 tute protettive e 1 milione di guanti sanitari. Mentre Von der Leyen e Di Maio facevano a gara ad abbracciare Vucic, il presidente serbo incontrava Putin due volte in pochi mesi.
Il 25 novembre 2021, i due si incontravano a Sochi, dove Vucic otteneva da Putin un contratto per la fornitura di gas a un prezzo di favore. Ma la notizia più importante riguardava l’esito di un secondo incontro, sempre a Sochi, il 25 dicembre 2021, cioè a Ucraina quasi invasa, per dare un’idea del sonno, non soltanto della ragione, in cui ha vissuto Ursula von der Leyen nel momento più tragico della storia d’Europa dalla Seconda guerra mondiale a oggi. In quell’occasione, Putin e Vucic si impegnarono a rendere più stretta la loro cooperazione militare. La Russia aveva iniziato a vendere armamenti importanti alla Serbia, spaventando i bosniaci di Sarajevo, i quali affermavano che la Serbia si stava armando per colpirli. Nel frattempo Draghi e Di Maio esultavano: a marzo 2022, la Camera di commercio serba in Italia annunciava il record storico raggiunto nel 2021 dall’interscambio commerciale tra i due Paesi che superava i 4,1 miliardi di euro (+23,5% sul 2020). In particolare, secondo i dati dell’Istituto di statistica di Belgrado, l’export italiano in Serbia era aumentato del 20%, raggiungendo i 2,3 miliardi di euro, e l’import del 29% a 1,8 miliardi. Lo stock di investimenti diretti italiani in Serbia, oltre 34 miliardi di euro dal 2007, diventava il maggiore come valore e il secondo dopo la Germania per numero di progetti. Il governo Draghi aveva stabilito che l’integrazione della Serbia nell’Unione europea fosse nell’interesse nazionale dell’Italia. Scoppiata la guerra in Ucraina, come entrerà la Serbia in quel consesso? La storia da una parte e Von der Leyen dall’altra.
Ciò che non deve accadere in Serbia è che Vucic si scontri con la Nato, perché l’Italia vedrebbe ripetersi in Serbia ciò che è già accaduto in Libia e in Ucraina, vale a dire che la politica internazionale prenda una direzione contraria ai suoi interessi sotto gli occhi di una classe dirigente assorbita dal giochino “invaso-invasore”. Credo sia lecita la seguente domanda: se la classe politico-mediatica italiana non ha capito niente di ciò che accadeva in Donbass, possiamo essere sicuri che capisca qualcosa di ciò che accade in Kosovo?
E Orsini li ha fatti neri per l’ennesima volta evidenziando l’oceano di contraddizioni dell’occidente
"Mi piace""Mi piace"
Grazie prof Orsini, avanti
"Mi piace""Mi piace"