La segretaria del Pd alla ricerca di una via per parlare direttamente al suo elettorato

Così Elly Schlein prova a non farsi incastrare: circonlocuzioni e arabeschi

(di Roberto Gressi – corriere.it) – Circonlocuzione. Giro di parole a cui si ricorre quando non si possa, non si sappia, oppure non si voglia o non si osi adoperare l’espressione propria. Sette vocali e otto consonanti per questo vocabolo, prezioso soprattutto in politica, che permette di sfruttare le innumerevoli sfumature che offre la lingua italiana. Tanto per dire che il sovranismo, a volte, può far comodo anche a chi lo avversa.

Elly Schlein, dell’uso della parola, è maestra consumata.
 Senza perdere la scioltezza di una giacca colore del vino, gli arabeschi delle camicie, e un po’ di fiatone da ansia, che alla lunga appare più accattivante che reale. Del resto, è Ennio Flaiano ad insegnare che in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco. E infatti, nella sua prima conferenza stampa, che si differenzia da un comizio perché ti fanno le domande, non è stata mai apodittica, mai è stata dogmatica, mai ha dato alle sue affermazioni un carattere di validità assoluta.

Ecco allora che per lei non ha senso rimettere in discussione il termovalorizzatore di Roma , che pure servì da ariete per cacciare Mario Draghi, anche se è a un’economia circolare e alla raccolta differenziata che dobbiamo guardare. Il sostegno all’Ucraina è incrollabile, e l’ha detto anche all’ambasciatore, ma un altro paio di maniche è l’aumento indiscriminato delle spese militari. La gestazione per altri, la maternità surrogata, la vede favorevole, ma è un fatto che nella sua proposta c’è il matrimonio egalitario, l’estensione delle adozioni, il riconoscimento di tutti i bambini, ma non una regolamentazione della Gpa. E sulle alleanze? Tanti temi ci uniscono, e su quelli bisogna battere, perché, inutile negarlo, ci sono pure le differenze, altrimenti «saremmo un unico partito».

E insomma, l’esordio nell’arena, dove di solito non si fanno prigionieri, l’ha molto differenziata da Giorgia Meloni, almeno da Giorgia degli anni all’opposizione, quando il suo parlare era l’evangelico «sì sì-no no, che tutto il resto viene dal demonio». E allora perché l’ha fatto? Perché dopo poco più di un mese ha rotto, almeno momentaneamente, l’argine che la vede avara di interviste e pronta al duello solo quando è lei a scegliere il terreno e l’arma? Leggere il suo battesimo del fuoco come uno scivolone potrebbe rivelarsi un’imperdonabile ingenuità.

Intanto l’impressione è che l’unico motivo che ha spinto Elly Schlein ad esporsi sia stata la trappola, quella sì rivelatasi un po’ ingenua, architettata da Giuseppe Conte. Il leader dei Cinque stelle, che ha liquidato Luigi Di Maio e più che sfangato le elezioni politiche, ha già il fiato sul collo di Virginia Raggi. E l’ha pensata così: un bell’ordine del giorno contro i termovalorizzatori, per spaccare il Pd e mettere alle strette la neosegretaria. Risultato: ieri in quattro e quattr’otto è stato votato, bocciato e archiviato. L’altro risultato che Elly Schlein ha incassato è stato che Stati Uniti e Europa sanno che non li abbandonerà nel sostegno all’Ucraina ma ha rassicurato i pacifisti. Non ha deluso i pasdaran dei diritti civili, ma i cattolici del Pd sanno che non li strangolerà. E sulle alleanze, che tanto sa che le elezioni politiche sono lontane, si è attenuta ai singoli temi, senza scontentare troppo nessuno. Insomma, con l’aiuto del burocratese, sa che c’è un pubblico, ed un elettorato, pronto a capire e a giustificare, ma anche ad applaudire, tutti i non detti e le ambiguità che possono servire a non farsi incastrare.

La domanda però rimane. Su larga scala, fuori dalla cerchia degli amici e dei parenti, funziona o non funziona? Perché sfondare non somiglia neanche un po’ a prendere i complimenti recitando la poesia in casa in piedi sulla sedia la sera di Natale. La risposta, al momento, non c’è ancora. Primi segnali: dopo il traino delle primarie si avverte qualche scricchiolio, per ora quasi insignificante, nei sondaggi. Cosette da zero virgola, che comunque ci sono. Le elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia sono state da capogiro, anche per i risultati di partito. Però al voto di Udine Schlein ha fatto un piccolo miracolo: non solo ha strappato il Comune al centrodestra, ma ha anche unito al ballottaggio i Cinque stelle e il Terzo polo, che pure stava già implodendo. Un po’ pochino per trarre conclusioni. E per sapere dove porterà l’intercalare «diciamo», usato da Elly Schlein a piene mani.