I nuovi piani anticipati dal New York Times saranno ratificati a luglio a Vilnius insieme all’aumento delle spese per la difesa

(Paolo Mastrolilli – repubblica.it) – NEW YORK — Difendere ogni centimetro di territorio Nato, non con i proclami ad effetto, ma schierando vicino ai confini con la Russia abbastanza truppe e risorse militari da scoraggiare avventure come l’invasione dell’Ucraina, o stroncarle sul nascere. È la nuova postura strategica che l’Alleanza Atlantica ha già iniziato a mettere in piedi, ma intende codificare al vertice di luglio a Vilnius, insieme a un aumento degli investimenti nella difesa oltre il 2% del Pil.
Sembra un ritorno al passato della Guerra Fredda, questo obiettivo anticipato dal New York Times, ma in realtà è l’ennesimo effetto boomerang dell’aggressione ordinata da Vladimir Putin, che probabilmente nella sua testa non è mai davvero uscito dagli schemi di quando lavorava per il Kgb in una Germania ancora divisa dal Muro di Berlino.
Dopo il crollo dell’Urss tutti avevamo sperato che la storia fosse finita, secondo l’analisi di Francis Fukuyama, e fosse arrivato il momento di incassare i “dividendi della pace”. Era logico, e quindi in particolare l’Europa aveva ridotto gli investimenti nella difesa, contando soprattutto sull’effetto deterrente dell’alleanza con gli Usa. Era anche sbagliato, però, come ha dimostrato l’invasione dell’Ucraina, che ha improvvisamente resuscitato la Nato da organizzazione in stato di «morte cerebrale», come aveva accusato il presidente francese Emmanuel Macron, a strumento indispensabile per la nostra sopravvivenza.
Sul piano operativo, secondo il New York Times, questa presa di coscienza si è già tradotta nel passaggio dalla “deterrence by retaliation” alla “deterrence by denial”. La prima era la deterrenza che si basava sulla capacità di rispondere ad un eventuale attacco, lasciando magari che nelle prime settimane di guerra la Russia occupasse territori Nato, ma organizzandosi allo scopo di riprenderli poi con forza. La seconda invece, vista la tragica esperienza di Kiev, punta ora a negare qualsiasi spazio per l’avanzata di Mosca, bloccandola prima ancora che possa conquistare un centimetro di terra.
A questo scopo sono già state prese misure concrete. Il nuovo comandante dell’Alleanza Christopher Cavoli è il primo a integrare i piani di Bruxelles con quelli delle forze armate Usa. Così tutti i Paesi dell’Est sanno che tipo di assistenza riceverebbero in caso di attacco, e tutti quelli dell’Ovest sanno cosa dovrebbero fornire, dove e come. Le esigenze sono centralizzate, e quindi la Nato dice direttamente ai suoi membri che tipo di risorse devono provvedere e dove. Se qualche membro resiste deve spiegare agli altri il motivo, e può essere obbligato ad obbedire in base alla dottrina del “consensus minus one”, ossia il consenso di tutti gli altri contro una obiezione.
Dopo l’invasione della Crimea nel 2014, l’Alleanza aveva deciso di spostare in maniera permanente quattro piccoli battaglioni nei paesi Baltici e in Polonia. Ora li raddoppierà ad otto, aggiungendo Romania, Bulgaria, Slovacchia e Ungheria. In totale i militari mobilitati sono 10.232, ma l’obiettivo è passare dai battaglioni alle brigate, stazionando quindi tra 4.000 e 5.000 soldati in ciascun Paese. A questo poi andrà aggiunto il contributo della Finlandia, e auspicabilmente della Svezia. Le difese aeree saranno potenziate, anche sulle navi, così come la logistica per garantire che mezzi e truppe arrivino rapidamente dove servono. Il Quartier generale diventerà un comando da combattimento, incluse le capacità cibernetiche, spaziali e marittime. Le esercitazioni, come quella con le armi nucleari “Steadfast Noon”, saranno visibili, proprio per avvertire Putin che non si scherza più.
Tutto ciò richiede risorse. Al vertice Nato di Cardiff nel 2014 i membri si impegnarono a portare le spese per la difesa al 2% del Pil: solo 8 su 31 l’hanno fatto. A Vilnius l’11 e 12 luglio si chiederà di considerare il 2% come minimo, puntando al 2,5 o 3%.
Sta riemergendo anche la divisione tra “Vecchia Europa” occidentale e “Nuova Europa” orientale, enfatizzata da Bush all’epoca dell’invasione dell’Iraq. La seconda capisce meglio la minaccia russa, e chiede di indicare un percorso per l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza. Washington per ora frena, ma nessuno sa fino a quando.
Vabbè, una versione che manco i falchi del Pentagono avrebbero il coraggio di scrivere. Mitico il Corrierone con l’elmetto
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Più “repubbliche” per arginare la verità.
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Articolo “ad minchiam” della solita repubblichina che non si smentisce mai..
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Se questo scrive queste c@zzate belliciste senza farsi pagare dagli americani deve essere un cogl…….
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La bufala del giornalista, è che tra la fine dell’URSS e il 2022 non sia successo nulla, dimentica le guerre Nato a : Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia.
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GENTILONI, L’ITALIA STA ATTUANDO CON IMPEGNO IL PNRR
Lo ha dichiarato ieri il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, al Parlamento europeo:
“L’Italia sta attuando in modo soddisfacente il Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza. Stiamo attivamente collaborando con le autorità italiana al fine di ottimizzare il piano a circostanze oggettive, nello specifico all’emergenza Ucraina. Lo abbiamo già fatto del resto con Finlandia, Germania e Lussemburgo”
Anvedi te Gentiloni ,piano a circostanze oggettive, nello specifico all’emergenza Ucraina????????????
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E poi il guerrafondaio è Putin
https://www.wsws.org/en/articles/2023/04/18/tzhv-a18.html
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Dai dai ci stiamo arrivando,
Chissà se tra le atomiche che abbiamo in itagglia e quelle che ci invieranno i russi riusciremo a far nuova l’itagglia?
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