La capacità di ragionamento si è creduto potesse essere una risorsa preziosa e comune al genere umano, un denominatore condiviso che avrebbe permesso di raggiungere mediazioni a vantaggio del bene comune […]

(DI IPAZIA – Il Fatto Quotidiano) – La capacità di ragionamento si è creduto potesse essere una risorsa preziosa e comune al genere umano, un denominatore condiviso che avrebbe permesso di raggiungere mediazioni a vantaggio del bene comune. Questa è stata forse una delle tante utopie che hanno permesso ad alcune generazioni nella Storia di credere in una politica con la P maiuscola che non si riducesse alla gestione del potere, ma avesse la forza di realizzare quelle trasformazioni della società in grado di garantire il benessere crescente della cittadinanza. Naturalmente si esclude da questa impostazione illuminista quella più complicata marxista che richiederebbe una trattazione a parte. Meglio limitarsi, al fine di seguire il dibattito contemporaneo in politica internazionale, a un approccio puramente razionalista. Nel leggere la stampa si ha in effetti la percezione che nelle esternazioni delle élite al potere la logica sia stata abbandonata. Il presidente francese dopo avere effettuato una visita a Pechino in compagnia della presidente della Commissione europea, riscopre in un altisonante discorso pronunciato nel regno dei Paesi frugali e accanitamente neo-liberisti il modello europeo basato su libertà e solidarietà sociale, mercato e intervento pubblico fino a rispolverare l’autonomia strategica dell’Unione europea. Con riferimento alle relazioni con la Cina, si spinge a balbettare parole blasfeme come “l’Europa non può essere vassalla”, “l’Europa deve perseguire i propri interessi in piena sovranità”. Le posizioni di Parigi provocano, come spesso accade, molte reazioni differenti che danno vita a un dibattito tra Paesi alleati, tra politici e analisti, destinato come in numerose occasioni nel passato a sfumare nel nulla. È possibile parlare di autonomia strategica, di interessi geopolitici, economici, energetici e culturali europei proprio nel momento in cui essi sono rinnegati dalle classi dominanti in Europa, che hanno smarrito i principi costituzionali e si sono allineati a una strategia statunitense, anglosassone e consona a una Europa divenuta polacca, basata sulla guerra alla Russia per interposta Ucraina? Potrebbero i politici e gli analisti che fingono di condividere il mito di una difesa europea, possibile soltanto in un quadro di autonomia strategica, spiegare ai cittadini, come sarebbe dovere in una democrazia, dove sono gli interessi europei che perseguiamo armando Kiev e spingendola a una guerra che decimerà un’intera generazione di ucraini?
La risposta non potrà che rifugiarsi dietro l’usuale propaganda, un catechismo a cui ormai non credono più neanche i pappagalli che lo ripetono. Si starebbe combattendo per garantire democrazia e libertà contro l’asse del male rappresentato dalla Russia ma non estendibile alla Cina (Macron docet), all’India, alla Turchia, all’Egitto, all’Algeria, all’Arabia Saudita e chi ne ha più ne metta. Con poco senso del pudore si avanzeranno paragoni storici ridicoli. La Russia sarà paradossalmente paragonata alla Germania di Hitler mentre anche uno studente del liceo sa che Mosca non ha la “potenza” per sostenere una guerra di aggressione all’Europa e contro la Nato. Si falserà il diritto internazionale giustificando l’allargamento della Nato in quanto i singoli Paesi sarebbero liberi di aderire all’alleanza atlantica. Di fatto la realtà è ben diversa. Ogni Stato è tenuto a tenere in dovuto conto i desideri dei propri alleati e le conseguenze sui vicini grandi e piccoli delle azioni condotte sulla scena internazionale. Un principio fondamentale della carta della sicurezza Osce è costituito dall’indivisibilità della sicurezza in Europa: nessun Paese può accrescere la propria sicurezza ai danni di un altro. La mancanza di logica emerge in modo eclatante se ci si sofferma sulla cosiddetta dottrina economica enunciata da Macron. Il presidente francese elenca noti sacri principi man mano cancellati dal neo-liberismo, da Maastricht, dal Patto di Stabilità, da più di trent’anni di austerità. L’Unione monetaria europea come molti economisti ben sanno, trasferisce ricchezza dai debitori ai creditori, ostacola le convergenze e ha in parte divorato lo Stato sociale. Si finge di sottolineare l’esigenza di una politica industriale, la necessità di riconciliare mercato e intervento pubblico, solidarietà e libertà, ignorando che per anni i cardini del modello europeo sono stati contraddetti dalle politiche adottate dalle classi dirigenti al potere, di cui Macron è un esponente significativo. Malgrado i cauti balbettamenti di qualche Commissario, non si intravedono passi in avanti nella riforma dei parametri creati negli anni Novanta a Maastricht, in Olanda. Obiettivi minimi come l’Unione bancaria oppure lo scorporo degli investimenti produttivi dalla contabilizzazione del deficit non sono ancora realizzati. Perché il principio di non contraddizione sembra essere stato messo da parte dalle classi dirigenti europee nell’indifferenza dell’opinione pubblica? E si badi bene, ci si sofferma sulla presa di posizione di uno dei politici europei più illuminati che ha osato porsi il problema di come interessi europei, autonomia strategica e vassallaggio siano conciliabili. L’uovo di Colombo. Già, che scoperta! Qualche cittadino giustamente sorriderà. Ma questo è quanto offre oggi il dibattito politico in Europa. L’amara sensazione di uno spettacolo fine a se stesso non può non addolorare un lettore attento. Anche i meno informati, tuttavia, intuiscono la distanza esistente tra i principi enunciati e le strategie politiche concretamente perseguite. La sfiducia nelle Istituzioni cresce ed è un dato inquietante. Gli interessi particolari dei potentati economici che si contrastano vicendevolmente prevalgono e i loro rappresentanti tirano le corde delle marionette che non ci divertono con la performance teatrale cui quotidianamente assistiamo. Il sonno della ragione non ha mai preparato nulla di buono.
Gli interessi francesi sono tutti in Africa, l’africa è in mano alla Cina, uno più uno uguale, dui.
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