La neutrale Serbia avrebbe inviato armi a Kiev. E le carte possono creare imbarazzi anche per Roma

Militari davanti al Pentagono, Arlington, Virginia

(di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci – repubblica.it) – Roma – C’è anche il nome dell’Italia nei documenti oggetto di uno dei più gravi leak della storia delle istituzioni statunitensi. Appare in un documento del Pentagono, svelato dalla Reuters e intestato “La risposta europea al conflitto Russia-Ucraina in corso”. È l’elenco delle posizioni di 38 governi (quelli che fanno parte dell’Unione Europea, la Gran Bretagna e i balcanici) alla richiesta di forniture di armi, munizioni e addestramento avanzata da Volodymyr Zelensky. È la carta che, se vera, dimostra come la Serbia si sia rifiutata di addestrare soldati ucraini ma contemporaneamente stia segretamente inviando armamenti a Kiev, nonostante sia un alleato storico della Russia (ha votato contro le sanzioni, unico Paese in Europa) e nonostante si sia dichiarata neutrale al momento dell’invasione su larga scala.

Il documento, che fa parte del pacchetto di un centinaio esfiltrati dal governo americano pubblicati su alcune chat e poi chiusi per ragioni di sicurezza nazioanale, è classificato come segreto e “Noforn”, dunque ne è vietata la distribuzione ai servizi di intelligence stranieri e ai comandi militari. È datato 2 marzo e porta il timbro dell’ufficio “Joint Chiefs of Staff” del Pentagono. Sull’affidabilità di queste carte non tutti sono pronti a scommettere: di sicuro ce ne sono di false nel pacchetto, come quella sulle perdite dell’esercito russo che sono molto sottostimate rispetto alla realtà, ma a una prima analisi la maggior parte appare autentica. Il ministro della difesa serbo Milos Vucevic ha negato l’invio: “La Serbia non ha mandato e non mandarà missili o munizioni a Kiev”, smentendo così una notizia che in realtà era circolata già qualche mese fa.

Nell’elenco compare anche l’Italia, che sostiene pubblicamente l’Ucraina e da un anno sta inviando obici (FH70), mezzi, mine, proiettili e il sistema per la difesa anti-aerea Samp-T, che sarà consegnato a maggio e su cui Zelensky conta moltissimo per proteggere le città e impedire ai russi di dispiegare la potente flotta di caccia. Cosa sia riportato nella carta alla voce “Italia” la Reuters non lo specifica, ma il governo italiano non sembra essere preoccupato, “anche perché – spiega a Repubblica una fonte di Palazzo Chigi – noi non abbiamo niente da nascondere: il sostegno alla resistenza del popolo ucraino è sotto gli occhi di tutti e quello che abbiamo spedito in Ucraina è esattamente ciò che è stato approvato dal parlamento”. E tuttavia, qualche motivo di apprensione esiste.

I nostri servizi di intelligence hanno scandagliato una parte consistente dei documenti oggetto del leak e non è saltato fuori niente che riguardi direttamente il nostro Paese. Il governo americano ha rassicurato Roma sul resto delle carte. Il punto però è che il Pentangono non sa quanti documenti sono stati rubati dalla talpa e non esclude altre pubblicazioni in Rete nei prossimi giorni. Potrebbe essere rivelato, ad esempio, l’elenco secretato di sistemi d’arma che Roma ha deciso di fornire: finora i giornali hanno scritto di diversi modelli di obici e mezzi, ma la lista completa non è mai stata divulgata ufficialmente. “Non c’è niente in quella lista che ci può mettere in imbarazzo”, ribadisce la fonte governativa. E tuttavia, i casi Serbia e Sud Corea insegnano che le consegne sottobanco non sono poi così rare. Altra cosa che potrebbe emergere è la valutazione della Casa Bianca sul comportamento degli alleati Nato, con commenti sulle scelte dei governi dell’Unione. Cosa che può creare frizioni diplomatiche e imbarazzi.