Le Europee del 2024 sembrano un appuntamento cruciale per la politica. Eppure a microfoni spenti c’è chi mette in evidenza un aspetto

(di Stefano Iannaccone – true-news.it) – Le Europee del 2024 sembrano un appuntamento cruciale per la politica, secondo alcune tesi. Eppure nel centrodestra, anche a microfoni spenti, c’è chi mette in evidenza un aspetto: “Meloni vuole tirare dritto fino alla fine della legislatura”.
Una lunga attesa per le Europee che potrebbe portare al nulla di fatto. Come ironizza un esponente del centrodestra, “l’attesa per le Europee sono esse stesse le Europee“. Un modo per lasciare intendere che dopo quel voto non cambierà granché: la legislatura non subirà chissà quali scossoni, come invece si legge in giro. Addirittura c’è chi nel Pd profetizza: “Questi non reggono fino al prossimo anno“, riferendosi alle tensioni tra i partiti di maggioranza.
Maggioranza non in discussione anche dopo le Europee
Sarà. Eppure la tenuta della maggioranza non sembra in discussione dopo il passaggio elettorale: come già annunciato in qualche occasione da True-news, potrebbe esserci una manutenzione alla squadra di governo, un mini-rimpasto per sostituire i ministri più discussi, che secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non stanno rendendo al meglio. Ma la prospettiva resta quella del voto per le Politiche solo 2027, alla scadenza naturale della legislatura, per cui il prossimo anno sarà giusto un tagliando.
“Premettendo che è ancora prematuro parlare delle Europee”, dice un parlamentare della maggioranza, “per noi sarà l’occasione di dimostrare di essere avere ancora un alto consenso del Paese. Peraltro l’appuntamento cade dopo meno di due anni, non si può parlare nemmeno di elezioni di mid-term“. Troppo presto per tirare le somme. Il messaggio consegnato agli avversari è chiaro: non bisogna sovraccaricare di significato quel voto. Perché l’intenzione di Meloni è quella di restare a Palazzo Chigi, senza dimenticare che “il sistema proporzionale delle Europee non riesce a pesare davvero la forza delle coalizioni per il semplice fatto che non ci sono, specie a sinistra”.
Maggioranza divisa, opposizioni spaccate
E qui si innesta il discorso delle opposizioni. Nel Pd, così come nel Movimento 5 Stelle e nel Terzo Polo, è radicata una convinzione: “Fino alle Europee le minoranze parlamentari andranno in ordine sparso, al massimo convergendo su singoli temi”, sintetizza un deputato di peso del Partito democratico. Dunque, il voto del 2024 può diventare al massimo un “derby” per capire chi tra le opposizioni al governo Meloni ha un ruolo principale. Una sorta di primarie di ipotetica coalizione. Pure su questo punto c’è da fare una valutazione. “Tra il 2024 e il 2027 ci vogliono altri tre anni, difficile dire che il passaggio europeo sarà decisivo”, commenta un ex parlamentare di lungo corso, ancora molto vicino alle vicende del centrosinistra. “Nel frattempo Schlein e Conte non aumenteranno le tensioni, ma non sigleranno alcun vero patto“, è il ragionamento che viene consegnato.
Schermaglie, quindi. Ma niente di decisivo, come si sostiene da più parti. La segreteria, appena annunciata dalla leader dem, è un indicatore di una squadra di combattimento, zeppa di fedelissimi e molto avara con le minoranze, che punta a parlare principalmente a quell’elettorato di centrosinistra, se non di sinistra-sinistra, che alle Politiche si è rifugiato nel voto a Conte e al suo M5S. C’è un anno per continuare l’opera di recupero per consolidare i primi sondaggi che annunciano un Pd in ripresa, proprio ai danni dei pentastellati. In un porzione di spazio più piccola c’è poi l’alleanza tra Verdi e Sinistra italiana, che rischia di essere la prima vittima della linea Schlein: il prosciugamento del bacino elettorale, un 3 per cento che non è proprio da buttare via, preoccupa non poco i partiti di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che stanno spingendo sempre più sull’anima radicale.
Guerra e pace fino alle Europee
A cominciare dalle posizioni pacifiste, in parte sconfessate dalla segretaria del Pd che ha votato a favore dell’invio di armi all’Ucraina. La posizione ufficiale di Avs resta quella ufficiale di “dialogo con le forze di centrosinistra” ma non di “subalternità”. Una formula interlocutoria, insomma, che preannuncia una posizione via via più ruvida verso Largo del Nazareno. Di mezzo, peraltro, ci sarebbe il soggetto di Carlo Calenda, che deve prendere forma mentre il suo alleato, Matteo Renzi si dedica per un anno alla direzione del Riformista. Insomma, l’attesa per le Europee si annuncia interessante. Probabilmente più delle Europee stesse.
Se a conte riesce a riprendere a bordo di battista i cazzi amari saranno per il pd,se poi,da qui a fine legislatura diventa anche il leader,abbiamo vinto
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Conte e Di Battista sono due figure totalmente incompatibili dentro al movimento: il primo ha zero capacità di attrazione di nuovo elettorato, mentre il secondo ne ha fin troppa.
Col primo c’è il “partito di Conte”, col secondo risorgerebbe il M5* vero.
Fine .
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Voglio completare il ragionamento introducendo una osservazione che faceva la mia amica @Anail, e che mi trova d’accordo, ma con una precisazione che io ritengo fondamentale: in ogni caso, il M5* ha (quasi) tutto il sistema mediatico contro, Conte o non Conte. Ed è vero.
Facciamo un passo indietro per focalizzare meglio il mio pensiero: a marzo 2018 il movimento prese il 32%, nonostante le condizioni “ambientali” avverse. Quindi verrebbe da dire: visto? La stampa ha fallito!
Un emerito cz!
La deduzione da fare è: quanto avrebbe preso il movimento se il sistema mediatico fosse stato corretto? Eh?
Oggi è in atto lo stesso meccanismo: poiché si è preso atto che (benché drasticamente ridotto) uno zoccolo duro resiste, oltre ad una leadership debole, il sistema mediatico sarà implacabile col movimento per portarlo ad una condizione di subalternità rispetto al pd, affinché non possa dettare alcuna agenda, dato che i numeri, in politica, sono tutto.
Solo una linea chiara, autonoma, intransigente dove serve, e con finalità strategiche prive di ogni traccia di subalternità, può riportare in alto il movimento. Qualsiasi altra opzione è perdente.
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Questo è quello che ti vorrebbero fare credere, è ovvio che un binomio del genere farebbe paura a certi salotti buoni,la schlein farebbe la fine di letta
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@ giansenio
Nel 2018 il M5S ha inaugurato, suo malgrado, le stagioni della volatilità del voto di massa. Forse è meglio non enfatizzare troppo quell’evento che lo portò al 33% per il semplice motivo che era un voto emotivo destinato per sua natura a ridimensionarsi ad ogni cambio di vento. Stessa cosa si presume avvenga con FdI che ha avuto un exploit del 26% partendo dal 4. Quando avvengono queste bibliche trasmigrazioni di voti da partiti ad altri sono tentato di dire che questi fenomeni non sono una cosa seria. A meno che ciascuno, uscendo dall’alone fortunata della protesta, non si metta a fare cose serie non per trattenere quella gran massa di voti ma per ridurre al minimo le prevedibili e scontate defezioni successive. Proprio quando Conte stava realizzando punti programmatici validi e strutturali (legge anticorruzione, Rdc, Bonus 110% etc.) gli hanno stroncato le gambe per far posto, complice Mattarella, al banchiere per antonomasia allo scopo di restaurare l’anciem régime. D’altronde non si poteva continuare a tenere il punto a forza di vaffançulo che andava bene nella iniziale fase di rottura degli argini del conformismo. Ora si tratta non di ritornare a quei tempi irripetibili ma di lavorare su piattaforme solide di politica riformista in tutti i campi sensibili, partendo dal non disprezzabile zoccolo duro del 15%, per arrivare almeno al 20%. Tra un 33% iniziale ma volatile e un solido 20%, io preferisco quest’ultimo perché ti consente di costruire su buone fondamenta. Sul piano della proposta politica di qualità, specie sulla guerra, bisogna battere 3 a 0 la Sclhein immobilizzata dalla lotta interna (caxxi suoi!). Se invece noi giochiamo a carte scoperte, mentre il Pd se le tiene in mano bleffando… beh… il gioco andrà a nostro favore. L’importante che Conte tiri fuori del tutto le OO senza ambiguità.
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Conte e anche Grillo non vogliono Di battista dentro il m5s,mettetevi l’anima in pace
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@Yougin
Credo tu stia trascurando un dettaglio fondamentale: è Di Battista che proprio non ci sente a voler entrare in un movimento conciato in questo modo pietoso .
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In realtà,se non ci fossero state ostilità da parte di Grillo e di fico alle politiche si sarebbe candidato,infondo,parliamoci chiaro,dibba avrà pure un bel seguito ma se si fa un partito oltre il 5%,anche lui ha bisogno del movimento,se non vuole finire prima o poi per essere dimenticato
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Non ho idea di cosa intenda fare Di Battista, può darsi che si stia muovendo coi piedi di piombo per poi arrivare a un partito, penso sia quello l’approdo. Ed eventualmente, su quali percentuali possa arrivare, io andrei cauto: interpretare bene le esigenze dei cittadini (37% di astensione alle ultime politiche), può portarne una buona fetta a seguire chi li convince.
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La Schlein sta portando avanti egregiamente il proprio ruolo di avatar.
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Già mi viene l’ansia a ricordare tutte le consonanti consecutive per scrivere il suo nome non tipicamente nostrano, ma non ho nessuna intenzione di farmi partecipe di psicodrammi e artificiose previsioni tipici di quella cricca di pseudo giornalisti pd-dipendenti.
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Il problema è lo sfaldamento continuo e costante per diatribe interne che cercano di suturatsi come le cicatrici di Frankenstein allontanando sempre più prospettive di unità di idee , azioni politiche e alleanze omogenee se non con fronde. La Schlein sembra una colomba in fronte a lupi e barbagianni, sembra. Mentre la destra aguzza i denti verso la popolazione più ribelle a cui la sinistra dovrebbe ancora guardare e cercare di tutelare ma, dal momento che gli è rimasto soltanto il nome, l’involucro, l’apparenza , il velo di Maya, saranno sempre più alle dipendenze dei lobbisti dentro e fuori in combutta per papparsi la torta; i doveri di tutelare le minoranze un optional, quello di contrastare le misure estremiste del governo un cinguettio di upupe. Che profonda tristezza.
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E.C. Le è rimasto .
Poi basta, non è possibile identificarsi con una poli- struttura, come se fosse una società politisportiva per soli calciatori. Renzi è un inganno e da bravo stregone ha appreso a meraviglia l’arte occulta delle viscere profonde di Firenze e sa che nel pueblo avrà la sua inconscia risonanza elettorale. Da quando il mondo ha iniziato a ruotare sugli spiedi non c’è ragione che possa collimare o tendere a qualcosa come una pasciuta democrazia. Conoscendo il verso e l’inverso c’è solo da aver paura e il M5* fa bene a starsene fuori e potrebbe raccogliere molto di più se seminasse secondo le corde di ingiustizia che hanno appeso molti sulle forche per estrapolare un’élite esogena e oggi anche vampirosky. Si ciao cescu. … Non permettendo alle persone capaci di accedere ai vecchi nodi nevralgici prima o poi le sabbie mobili, create ad arte, ingoieranno tutto. E speriamo di sbagliarsi. Maledetto.
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Siccome a livello locale si vede benissimo come la politica si muove e cosa arriva da Roma e per cosa, ci manca solo di essere tacciati di complottismo e tutto per occultare un business da molto oltre i parametri. Ciò che non è consentito più al singolo, vergato a misura, è invece concesso a gruppi e a istituzioni che hanno assunto pieghe raccapriccianti, facendo non solo di molta erba un fascio ma imparando a marciarci sopra. Questo in soldoni . Ora basta. A casa non tornerò mai più.
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@Gae
Ok, la volatilità esiste. Credo che acchiapparla, quando viene in tuo favore (ci sarà un motivo se viene da te), sia utile e anche dilettevole.
E se esiste, bisogna farci i conti: il caxxaro padano, se andava un porto il suo tradimento (Papeete time, agosto 2019), cioè elezioni, veniva dato quasi al 40%. In pratica, dopo nemmeno un anno e mezzo (le politiche si svolsero a marzo 2018), dal 17% si era gonfiato come una zampogna, e non solo coi mojito. La caciottara idem: è stata alla opposizione di draghi, ha fatto esibizionismo tipo esorcista, è cresciuta promettendo la qualunque, e ora governa, fa cose (pessime). Il pd: può distruggere tutto ciò che sfiora, subire scissioni, bruciare segretari, tradire ogni ideale, eppure naviga sempre bel bello attorno al 20.
Degni di nota i poderosi supporti mediatici e le robuste clientele in aiuto di tutti i vecchi partiti, escluso il m5*, naturalmente.
In questo preciso momento storico, con una guerra che sta massacrando **anche** cittadini e imprese (energia, scambi commerciali ecc), con un occidente rinchiuso nella sua arroganza mentre il resto del globo si sta organizzando facendo marameo, io, in questo momento, cerco e accetto il consenso **trasversale**.
Siamo inchiodati alla area progressista e ai capricci del pd.
Cioè immobilismo suicida.
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Elli Schwa? No grazie, preferisco Elli Berlin:
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