
(Savino Balzano – lafionda.org) – Ho letto con profondo stupore le dichiarazioni di Domenico De Masi a Radio Cusano Campus e riportate da Il Fatto Quotidiano. Il prof. De Masi qualifica come demenziale il comportamento di molti italiani e il loro approccio nei confronti del lavoro. Premetto che tra noi non c’è molta simpatia: una volta in TV me ne disse di tutti i colori, ma vi assicuro che non è il rancore a muovere la mia penna oggi.
Ecco io credo che questa si un’opportunità davvero ghiotta e da non lasciar sfuggire per rimarcare come di demenziale (mi limito a riprendere la sua espressione) qui ci sia solo l’atteggiamento di chi, come De Masi, prova a descrivere il mondo del lavoro non avendo con esso alcun rapporto concreto e diretto. Insomma noi siamo pieni di professori che pensano di poter parlare di lavoro senza confrontarsi con chi sul lavoro si rompe la schiena, magari rilasciando commenti da un ufficio all’interno di un prestigioso ateneo.
Non si può parlare a così di lavoro, non è davvero accettabile perché anche dal lavoro deriva la dignità della persona umana e soprattutto la gente sul lavoro oggi in Italia soffre. De Masi, riporto dalla stampa, avrebbe detto che «da noi soprattutto i manager e i quadri [quindi non solo loro, n.d.r.] restano al lavoro per altre 2 o 3 ore non retribuite magari nella speranza di avere una promozione o un aumento di stipendio. E intanto così tolgono lavoro ai giovani». Insomma, stando alle parole di questo osservatore, gli italiani sul lavoro sarebbero un branco di leccaculo che pur di ottenere qualcosa in più in busta paga sono disposti a rinunciare alla propria dignità e, soprattutto, a levare il pane alle giovani generazioni.
Io rappresento molte lavoratrici e molti lavoratori e non ho alcuna intenzione di consentire che certe affermazioni vengano in scioltezza pronunciate senza reagire: mi piacerebbe peraltro che non venissero ascoltati con la riverenza con la quale ci si rivolge a un oracolo.
Era il 2017 quando uno studio de La Sapienza (lo stesso ateneo che ha riconosciuto l’emeritato a De Masi, a quanto mi risulta) certificava come l’82% degli impiegati di banca, ad esempio, soffrisse di ansia e che circa il 30% di essi facesse uso di psicofarmaci. Davvero numeri spaventosi che faticano a migliorare: basta leggere i comunicati sindacali (non solo nel settore del credito) per evincere come le pressioni commerciali che i lavoratori subiscono siano al limite del sopportabile e come da esse derivi malessere profondo nei dipendenti e, conseguentemente, nei clienti.
In molti articoli e anche nei miei libri ho sempre posto l’accento su comportamenti al limite dell’irrazionale e ho anche sottolineato come a uno sguardo rude e grossolano potessero apparire inspiegabili: ad esempio il fatto che molte persone siano disposte a lavorare gratuitamente diverse ore ogni giorno. Appare strano: chi vorrebbe mai lavorare gratis? E tuttavia basta scavare un pochino per comprendere che una spiegazione c’è eccome ed è assolutamente razionale: di certo non è quella assai poco fantasiosa e raffinata scovata da De Masi.
Per sfuggire alla sciatteria di un ragionamento elementare basterebbe confrontarsi con le persone, quantomeno per rispettare la dignità di chi soffre. E la ragione è semplice: i lavoratori italiani sono ricattabili. Lo sono per via della debolezza strutturale nel mercato, a causa dell’eccesso di offerta rappresentato dalla fortissima disoccupazione, ma anche per l’altissimo tasso di precarietà che contraddistingue il sistema Italia. Precarietà imperante notoriamente nello stock in ingresso al mondo del lavoro, ma non solo: è stato sdoganato il controllo a distanza, il demansionamento, il licenziamento illegittimo.
Insomma, ve lo immaginate un impiegato (esposto ai rischi di cui sopra, tra i quali quello di essere demansionato o licenziato senza speranza di reintegra) fare la voce grossa con l’imprenditore che gli chiede un paio d’ore di straordinario non retribuito?
Mi arrabbio moltissimo quando sento e leggo certe cose perché, ribadisco, la gente sul lavoro soffre e chi ha un forte potere mediatico e, a mio avviso inspiegabilmente, una certa influenza sul dibattito lavoristico italiano dovrebbe essere più accorto. Altrimenti c’è sempre la cara e amata opzione b: tenere la bocca chiusa perché il silenzio vale senz’altro più di una sciocchezza.
“Altrimenti c’è sempre la cara e amata opzione b: tenere la bocca chiusa perché il silenzio vale senz’altro più di una sciocchezza.”
Ecco, bravo… applicala a te stesso, rosicone.
"Mi piace"Piace a 2 people
indubbio che in Italia ci sia la malsana abitudine di vivere sul posto di lavoro: abbiamo orari tra i piu alti in Europa con in più percentuali assurde di “straordinari” (spesso gratuiti) e produzione bassa…che ci sia qualcosa che non va è chiaro…
vero che molti lavoratori sono ricattabili ma quelli che lo sono un po’ meno degli altri dovrebbero iniziare a dare il buon esempio e capire che c’è vita fuori dell’ufficio…altrimenti è inutile lamentarsi…ah, ma tanto in Italia non protesta quasi nessuno.
"Mi piace""Mi piace"
Polemica strumentale: con tutto il doveroso rispetto e la stima per Savino Balzano, credo che neanche lui si rompa la schiena sul lavoro, dall’interno di un “prestigioso ateneo”.
Sulla ricattabilità e la precarizzazione massiva dei lavoratori in Italia (e non solo), ci sarebbe da dire che, a parte una brevissima parentesi “felice” e del tutto eccezionale, durata meno di una generazione, in massima parte il mondo del lavoro è SEMPRE stato così: sfruttamento, ricatto, pressioni psicologiche, paghe infime e prestazioni extra non retribuite, concorrenza al massimo ribasso. O Savino crede davvero che nell’800 e in tutta la seconda metà inoltrata del ‘900 le cose in Italia fossero diverse?!
Savino Balzano si vanta di condividere i natali nella stessa Cerignola di Giuseppe Di Vittorio. Bene, vada a rileggersi la biografia di Di Vittorio, per capire cosa erano le lotte bracciantili ed operaie di allora, in Puglia ed in Italia, e cosa significasse “fare sindacato” e “mettersi contro i padroni”, quando la più semplice ed elementare delle rivendicazioni, comportava il rischio concreto di essere ammazzati dai campieri, o direttamente dai carabinieri chiamati a supporto dai latifondisti e dai padroni delle ferriere; mentre ogni protesta poteva comportare anni di carcerazione arbitraria. Eppure i lavoratori si mobilitavano eccome! Rischiavano le fucilerie, gli arresti indiscriminati, le rappresaglie e la detenzione illegale, o l’eventualità di morire di fame (tagliati fuori da ogni impiego), e però per fargli piegare la schiena dovevi prima rompergliela.
La differenza di oggi sta nella pusillanimità, l’ignavia, il fragrante egoismo, individualista nell’assoluta assenza di ogni forma di coesione e solidarietà sociale, di gente che ha il mutuo da pagare e le vacanze da prenotare, vivendo nel terrore di sembrare poveri. La differenza è che 50 anni fa i lavoratori erano pronti a rischiare tutto per ottenere qualcosa in più. Oggi non rischiano nulla, aggrappandosi tremanti e paurosi le concessioni acquisite (da altri) in costante erosione per supina rassegnazione e servile adesione. E prendendosela coi “negri” e con gli ultimi in generale.
Chi rinuncia a difendere i proprio diritti non può sperare che altri lo facciano per lui. Perché nella vita nessuno ti regala niente e niente è gratis.
Perciò, non userei l’espressione “leccaculo”, ma certo la categoria in tutte le sue molteplici varianti è qualcosa di molto diffuso tra i lavoratori italiani. Ricattabile è innanzitutto chi si fa ricattare.
"Mi piace""Mi piace"
Caro Savino Balzano sono oltremodo felice di non avere mai letto prima un tuo scritto.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Concordo.
L’errore più grande di un dipendente è permettere che i troppi prenditori gli mettano i piedi in testa.
Basta una volta ed è finita per sempre.
Per il bene dei vostri figli, non fatelo mai.
"Mi piace""Mi piace"
@Sendivogius
"Mi piace""Mi piace"
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/20/de-masi-in-italia-ce-un-approccio-demenziale-verso-il-lavoro-i-tedeschi-sono-piu-produttivi-di-noi-del-20-pur-lavorando-il-20-in-meno/7103022/
Prima di esprimere un’opinione, meglio leggere l’articolo completo su quello che ha detto De Masi.
Forse Balzano non l’ha letto tutto.
"Mi piace"Piace a 2 people
Ha il dente avvelenato a prescindere.
È lampante.
Ps De Masi🌟
"Mi piace"Piace a 1 persona
Come pensa questo balzano Balzano che De Masi sia arrivato al prestigioso ateneo? Un giorno, stufo di far nulla sul divano dal mattino alla sera, è uscito a fare una breve passeggiata. Entrato nella tabaccheria sotto casa ha deciso di comprare un gratta e vinci, ha grattato e ha vinto! Ha vinto un bel posto in un prestigioso ateneo che gli dà un lauto stipendio per far nulla dalla mattina alla sera, ma non sul divano di casa.
Per favore Balzano… pensaci due volte prima di scrivere queste scemenze: potremmo chiederci come ci sei arrivato tu a scrivere su un giornale, cartaceo o digitale che sia, e scoprire che è a suon di lingua.
"Mi piace"Piace a 2 people
Ras👏🏻👏🏻👏🏻😆
"Mi piace"Piace a 1 persona
Questo Balzano non lo conosco ma, da quello che scrive, sembra che sia un sindacalista in pratica uno degli artefici e complici dei bassi stipendi e della precarietà galoppante in Italia.
Inoltre nell’articolo non porta nessun argomento per confutare le affermazioni de De Masi e praticamente le conferma tutte giustificando il servilismo imperante nel mondo del lavoro giustificandolo con la paura di essere licenziati e dimostrando indirettamente l’inutilità delle organizzazioni sindacali che, in molti casi, hanno giustificato e appoggiato ristrutturazioni selvagge (vedi ex FIAT)
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ragazzi, inutile girarci intorno.Qualche decennio fa le università erano ” rosse” per lo più. Ora sono cielline e piddine. Oppure private.
Ogni tanto c’è pure qualcuno bravo, ma è solo un caso.
"Mi piace""Mi piace"