Entro marzo era previsto il taglio delle commissioni sugli acquisti sotto i 30 euro ma manca l’accordo con le banche

Beffa Pos per i commercianti: niente taglio delle commissioni nonostante le promesse del governo Meloni

(di Raffaele Ricciardi – repubblica.it) – MILANO – Pagamenti digitali, per il taglio delle commissioni promesso dal governo Meloni si va ai tempi supplementari. L’esecutivo avrebbe dovuto dare concretezza alla sua proposta ai commercianti: riduzione fino alla soglia di 30 euro entro i 400mila euro di fatturato. Lo aveva garantito dopo la retromarcia della Manovra, quando si era ipotizzato uno stop all’obbligo di Pos sotto i 60 euro e una revisione delle sanzioni (poi abrogato su pressione della Ue).

All’inizio del mese scorso era stato avviato il tavolo al Ministero dell’Economia per dare seguito a un piano che tagliasse i costi per i pagamenti digitali fino a 10 euro, riducendoli poi fino a 30. In linea teorica, in caso di mancato accordo, a fine marzo poteva scattare un contributo straordinario sulla metà degli utili degli operatori – derivanti dalle transizioni sotto i 30 euro – da riversare in un fondo per indennizzare i commercianti. Ipotesi muscolare che per ora resta solo sullo sfondo, complicata dalle tecnicalità di ricostruire i flussi di pagamenti e raccogliere informazioni sensibili dagli operatori.
Si va allora avanti con la linea della moral suasion per trovare la quadra. Filtra comunque ottimismo e, al netto dell’extra-time, si punta a riaggiornare il tavolo subito dopo Pasqua per chiudere il tutto – è l’aspettativa al Mef – per metà mese.

Certo, la soluzione non è semplice. Al tavolo ci sono diversi operatori di una filiera popolata anche di grandi soggetti internazionali. E se l’opera di convincimento del governo può avere un buon effetto per chi opera dentro i confini nazionali, è diverso quando si vanno a toccare i modelli di business di chi estende i suoi circuiti da una sponda all’altra dell’Oceano e che avrebbe distorsioni da una «eccezione» italiana. E c’è un tema concorrenziale: qualsiasi impianto di tariffazione non può esser calato dall’alto senza che sollevi temi di Antitrust, sia a livello nazionale che comunitario. Ed è per queste ragioni che, più che al tavolo che si è riunito una volta a metà mese, si dialoga a livello bilaterale, in modo da arrivare a intese possibili.

Nel ventaglio di soluzioni, anche per rispondere alle sollecitazioni di chi il Pos lo installa, si preme per un’accelerazione sulla trasparenza. Secondo dati recentemente raccolto da The-European House Ambrosetti, in Italia ci sono «prezzi competitivi» per acquisto e noleggio mensile del Pos (28 euro contro i 32,4 della Germania e 8,9 euro contro la doppia cifra degli altri Paesi). Le commissioni sulle singole transazioni sono indicate in media allo 0,7%, e molti operatori già azzerano i costi sui micro-impronti.

Ma c’è grande variabilità tra le offerte. E il proliferare delle voci di costo le rende non confrontabili. Ecco perché indicatori sintetici di più facile comprensione, come avviene per altri prodotti bancari e finanziari, faciliterebbero la vita degli esercenti e promuoverebbero un livellamento dei costi. Anche su questo aspetto si attendono passi avanti.