CONFERENZA – A fine aprile la premier sperava di riunire i leader Ue a Roma. Ma le adesioni latitano, neanche Zelensky verrà

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – “Parlare di ricostruzione per l’Ucraina vuol dire scommettere sulla vittoria dell’Ucraina, vuol dire sapere che l’Ucraina può vincere questo conflitto. E io credo che questo sia un grande segnale ed è il motivo per il quale l’Italia lavora per la organizzazione di una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile, sulla quale intendiamo collaborare con grande dinamicità insieme”. Il 21 febbraio l’annuncio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era arrivato in pompa magna davanti al presidente ucraino Volodymyr Zelensky al palazzo presidenziale Mariinskij di Kiev. La premier voleva far diventare la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina l’emblema del sostegno italiano nei confronti di Kiev, ma anche prendere le redini della leadership diplomatica in Europa. Insomma, era il tentativo di anticipare i partner europei – la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Olaf Scholz su tutti – nei rapporti con Kiev. Peccato che, a un mese dalla conferenza del 26-27 aprile, i progetti di Meloni non sono quelli sperati. La Conferenza prevista per fine aprile a Roma, infatti, si è trasformata in una sorta di vertice bilaterale tra i due Paesi. In più, non ci sarà nemmeno Zelensky che manderà il suo primo ministro, Denys Shmyhal. Un segnale preciso: anche Kiev ha compreso la scarsa importanza dell’evento, spiega una fonte diplomatica.
Anche perché Meloni aveva chiesto ai suoi ministri Antonio Tajani (Esteri) e Adolfo Urso (Imprese) e al suo consigliere diplomatico Francesco Talò di invitare anche gli altri capi di Stato, gli omologhi europei e i responsabili delle imprese comunitarie. Così Urso, a inizio anno, aveva preparato il terreno nel suo viaggio a Kiev con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Poi, durante la sua visita a Berlino del 20 febbraio, si era mosso per invitare i responsabili della Confindustria tedesca ottenendo rassicurazioni. Ma poi gli inviti sono caduti nel vuoto. Le adesioni latitano. A Palazzo Chigi sperano che possa arrivare a Roma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ma, al momento, la sua partecipazione non è confermata: più probabile che da Bruxelles mandino il commissario all’Industria, Thierry Breton. Anche perché la risposta arrivata ai nostri diplomatici è stata la stessa: la vera Conferenza sulla ricostruzione sarà quella del 21-22 giugno a Londra. La Conferenza di Roma, dunque, si è trasformata in un bilaterale tra Italia e Ucraina. Impostazione confermata anche dal modulo pubblicato lunedì sera sul sito del ministero degli Esteri e rivolto alle imprese italiane che vogliano prendere parte alla ricostruzione di Kiev. Negli inviti si parla di una “Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale, dedicata alla discussione di interventi e progetti attraverso i quali l’Italia può offrire contributi concreti alla resilienza e alla ricostruzione dell’Ucraina”. I lavori saranno aperti da Tajani e dall’omologo ucraino Dmytro Kuleba e saranno conclusi da Meloni e dal primo ministro Shmyhal. Nel mezzo due sessioni e poi tavoli di discussione su “infrastrutture, energia, agroindustria, salute, digitale”. Un funzionario della Farnesina spiega che la Conferenza sarà simile a quella del 24 febbraio a Trieste sui Balcani. Evento che non ha avuto grande risalto.
Ieri l’opposizione si è spaccata sulle armi a Kiev. Il M5S ha presentato un ordine del giorno al decreto sull’accoglienza dei profughi ucraini per chiedere al governo di bloccare la fornitura di armi. Ordine del giorno bocciato anche perché il Pd ha votato contro insieme alla destra. Nel M5S dicono che la segretaria Elly Schlein “non era presente in aula” al momento del voto. Oggi i 5S faranno un question time al ministro della Difesa Crosetto per chiedere conto dell’addestramento dei militari ucraini in Italia rivelato dal Fatto.
È buona abitudine vendere la pelle dell’orso dopo averlo ammazzatoe non prima. Ricostrire mentre piovono le bombe porta male.
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La ricostruzione della devastata Ucraina Zelensky l’ha già venduta a BlackRock, JP Morgan, Goldman Sachs.
Se l’Italia vuole fare affari (che tristezza!) con la ricostruzione, dovrà accontentarsi delle briciole.
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Se gli va bene, gli daranno da recuperare l’uranio impoverito sparso in ognidove, sganasciandosi dalle risate.
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E la Schwa era assente, ma tu guarda. E chi l’avrebbe detto!
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Era a prendere ordini da nonno Biden
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Ma fatemi capire. C’è una guerra in corso che non sembra prossima a finire. E questi parlano di ricostruzione…..
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Non sarà piaciuto il codice per gli appalti di Salvini 🤔
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Non sanno gestire i soldi del pnrr e vogliono gestire la ricostruzione?
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