Assist a Matteo. E menomale che c’era “un vuoto normativo” e bisognava mettere fine a questa “degenerazione politica”. Il Pd e Azione due giorni fa hanno salvato il conferenziere Matteo Renzi, bocciando insieme alla destra […]

(DI LORENZO GIARELLI – Il Fatto Quotidiano) – E menomale che c’era “un vuoto normativo” e bisognava mettere fine a questa “degenerazione politica”. Il Pd e Azione due giorni fa hanno salvato il conferenziere Matteo Renzi, bocciando insieme alla destra una mozione del M5S alla Camera che chiedeva al governo di vietare ai parlamentari di accettare denaro o “altre forme di sostegno” erogati “direttamente e/o indirettamente da governi, enti pubblici di Stati esteri o persone giuridiche con sede all’estero, non assoggettate a obblighi fiscali in Italia”. Insomma un principio che bandirebbe parte delle note consulenze di Renzi in giro per il mondo e in particolare nel nuovo Rinascimento saudita di Bin Salman. Ma il Pd e i calendiani hanno detto no, anche se i dem hanno poi votato un più generico testo di Verdi-Sinistra contro “potenziali conflitti di interessi” dovuti agli incarichi dei parlamentari.

Sta di fatto che in passato dem e centristi avevano garantito ben altro atteggiamento sul tema, commentando sdegnati le attività arabe e russe di Renzi e promettendo una svolta dopo il recente Qatargate.

Il più aggressivo pareva essere Carlo Calenda. A giugno, prima di allearsi con il senatore di Rignano, si vantava di averlo incalzato: “Gli ho detto: scegli se vuoi fare politica o business, perché non si può essere pagati dall’Italia e dall’Arabia Saudita”. Calenda era sicuro: “È inaccettabile che un rappresentante del popolo italiano prenda qualunque forma di soldi o consulenza da un governo straniero”. E infatti proponeva una legge con identica ratio rispetto alla richiesta di due giorni fa dei 5 Stelle: “Invece di continuare questa discussione all’infinito, sarebbe meglio varare una norma che vieti a un rappresentante in carica di percepire soldi direttamente o indirettamente da un governo straniero”.

Detto del socio “terzopolista”, merita un’indagine psicoanalitica anche il non voto del Pd. I dem non hanno giustificato in chiaro il proprio atteggiamento, ma non avrebbero gradito i riferimenti con nomi e cognomi alle persone coinvolte nel Qatargate da parte dei 5 Stelle. Nulla di eversivo, stando alla severità con cui il Pd aveva giudicato sia le consulenze di Renzi sia lo scandalo delle mazzette all’Europarlamento. Enrico Letta, allora segretario, nel 2021 ammetteva che la legge sulle consulenze all’estero andava rivista: “C’è un vuoto normativo sui temi relativi a incontri e impegni con regimi autoritari. Noi siamo vicini all’America di Biden, non all’Arabia Saudita”.

Beppe Provenzano, oggi tra i protagonisti del nuovo corso con Elly Schlein, inchiodava il cantore del Rinascimento: “Se vuole continuare a fare il businessman sarebbe bene che lasciasse la politica. Che un senatore della Repubblica faccia i suoi interessi privati penso sia un grande elemento di degenerazione politica”.

La stessa Schlein, pur senza riferimenti espliciti a Renzi, giurava di voler promuovere una stretta sugli incarichi dei politici “C’è da evitare il fenomeno delle porte scorrevoli, che vede chi ha avuto ruoli di rappresentanza nelle istituzioni farvi poi seguire con disinvoltura ruoli di rappresentanza di interessi privati”. E Stefano Bonaccini? Copione simile: “Per me nessuno può pensare alla politica e ai partiti come strumenti di pressione o come lobby. Ancora più grave e inaccettabile se si pensa di poterlo fare per sostenere gli interessi di Paesi stranieri. È necessario costruire un sistema di prevenzione”.

Buoni propositi squagliatisi di fronte a una mozione. Svaniti gli ex alleati, i 5S potevano forse aspettarsi una mano da Fratelli d’Italia, che due anni fa commentava “il caso gravissimo di Renzi pagato da un fondo islamico” (parole di Giorgia Meloni), ricordando che il partito “in totale solitudine da sempre denuncia il pericolo che si cela dietro la rete di influenza e rapporti coltivati da Qatar e Arabia”. Se ne riparlerà al prossimo scandalo internazionale.