Alla Camera i dem si astengono sulla mozione 5S che voleva vietare ai parlamentari di ricevere soldi da Stati stranieri

(DI LUCA DE CAROLIS – ilfattoquotidiano.it) – I giallorosa non ci provano neanche a ritrovarsi. Lontani, quasi avversari, su tanti temi e tante partite. Così nel martedì in cui in Senato Pd e Cinque Stelle si schierano di nuovo su posizioni opposte tra loro sulla guerra in Ucraina, alla Camera i fu alleati si dividono pure sul Qatargate, scandalo che ha già ferito i dem. Con il Pd che vota la propria mozione e quella di Alleanza Verdi e Sinistra, per poi astenersi su quella del M5S. E può suonare anche come un gesto di riguardo nei confronti di Matteo Renzi e delle sue consulenze – lecite – all’Arabia Saudita. Perché al punto 3 la mozione dei 5Stelle, che aveva come primo firmatario il capogruppo Francesco Silvestri, voleva impegnare il governo a vietare “a rappresentanti delle istituzioni governative, parlamentari e territoriali” di accettare “contributi, prestazioni e controprestazioni o altre forme di sostegno erogati direttamente e/o indirettamente da governi, enti pubblici di Stati esteri o persone giuridiche con sede in uno Stato estero, non assoggettate a obblighi fiscali in Italia”.

Un vincolo che doveva valere “nel corso del mandato e anche in un periodo successivo alla sua cessazione”, con il dichiarato obiettivo di “tutelare l’indipendenza da influenze straniere” di eletti e membri di governo. Sillabe che calzano alla perfezione con la vicenda di Renzi. Ma la Camera ha bocciato la proposta dei 5Stelle. E i dem hanno guardato da un’altra parte.

Per il disappunto di Giuseppe Conte, che in serata se la prende con quasi tutti: “Dopo i gravissimi casi di corruzione collegati al Qatargate, stupisce che, tranne Avs, tutti gli altri partiti abbiano votato contro o si siano astenuti sulla nostra mozione. Compreso chi si era detto pronto a votarla anche subito e chi si professa patriota in politica”. E se il riferimento ai patrioti è chiaramente a Fratelli d’Italia, quello che si era detto “pronto a votarla” è Carlo Calenda. “Sono pronto a votare una norma che vieti collaborazioni retribuite con Stati stranieri” aveva giurato su Twitter, rispondendo proprio a una dichiarazione del presidente del Movimento. Ma deve aver cambiato idea, il Calenda che lo aveva sostenuto anche a In Onda, lo scorso dicembre: “Le consulenze di Renzi? Io sono contrario, serve una legge”. Poche settimane dopo, i parlamentari di Azione e di Iv non hanno partecipato alla votazione sulla regola anti-consulenze dei grillini.

Dopodiché a colpire i 5Stelle è stata innanzitutto l’astensione del Pd. Anche se, votando per intero la mozione di Avs, i dem hanno detto sì pure al punto 3 del testo dei rossoverdi – bocciato dall’Aula – che trattava sempre di conflitto d’interessi. Nel dettaglio, la mozione di Avs prevedeva “il rafforzamento dei meccanismi di trasparenza e delle norme volte a garantire l’integrità del processo decisionale a tutti i livelli istituzionali, con particolare riguardo alla prevenzione di potenziali conflitti di interessi che possano anche essere causati da cariche o ruoli societari che i parlamentari possono ricoprire”. Ma la proposta dei grillini, che parlava esplicitamente di soldi, quella i dem non l’hanno votata. Forse risentiti dal fatto che il testo dei grillini citasse nomi e cognomi degli europarlamentari e degli ex eletti finora coinvolti, compresi l’ex dem Antonio Panzeri (poi passato in Articolo 1) e il tuttora deputato europeo del Pd Andrea Cozzolino, D’altronde l’elenco delle persone toccate dall’inchiesta si ritrova anche nella mozione di maggioranza, con primo firmatario il capogruppo di FdI a Montecitorio, Tommaso Foti, approvata ieri dalla Camera. Inevitabile che la questione prendesse una piega profondamente politica.

Mentre un’altra ottica hanno le dichiarazioni del vicecapogruppo di Avs, Marco Grimaldi: “Lo Stato può costituirsi parte civile nel processo Qatargate, ma stava già ignorando le innumerevoli violazioni che circondavano i Mondiali di calcio in Qatar. E continua a fare affari con quello Stato”. Un nodo di fondo. Come è ormai strutturale la distanza tra il Pd e i 5Stelle, che hanno depositato una proposta anti-consulenze anche in commissione Affari costituzionali, alla Camera. Primo firmatario, Conte. E chissà come si regoleranno i dem.