“Anche Roma addestra gli ucraini? È normale. Non credo abbia conseguenze”. Un incontro dovuto, che conferma un rapporto diretto tra i due Paesi, ma che non sembra possa ribaltare la situazione in campo e, nell’immediato, le sorti della […]

(DI SALVATORE CANNAVÒ – Il Fatto Quotidiano) – Un incontro dovuto, che conferma un rapporto diretto tra i due Paesi, ma che non sembra possa ribaltare la situazione in campo e, nell’immediato, le sorti della guerra. Il giudizio di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, profondo conoscitore e studioso del dossier geopolitico internazionale, è abbastanza secco e rinvia ai rapporti, che pure esistono, tra Usa, Russia e Ucraina, per prevedere una possibile conclusione diplomatica del conflitto.
A cosa è servito l’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin?
È servito soprattutto a marcare la vicinanza fra Russia e Cina che non è né una amicizia né un’alleanza ma una manipolazione reciproca per contare di più nei confronti degli Stati Uniti nel nuovo contesto geopolitico Usa. Alla Cina, ma anche alla Russia, serve anche per intestarsi la leadership del “fronte del Sud” del pianeta, composto soprattutto dai Brics allargati (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ndr.) in una visione geopolitica che è ormai preminente sia in Russia che in Cina per cui un equilibrio rilevante è quello dettato dai Paesi che non sono compresi nell’orbita occidentale.
Putin ne fa vanto parlando di un risultato importante per sé e il suo Paese.
Putin è riuscito a presentare all’opinione pubblica interna la guerra in Ucraina come una guerra dell’America contro la Russia in modo da farla sembrare la copia della Grande guerra patriottica combattuta nel 1945. La Russia, suo malgrado, ha però perso i contatti con l’Europa e con quella parte di Occidente che guardava a Mosca con la volontà di dialogare. Oggi si trova costretta ad appoggiarsi alla sola Cina sapendo che senza Pechino la partita sarebbe persa. Da parte cinese si produce un appoggio che è soprattutto economico, in parte è anche diplomatico e forse qualcos’altro che al momento non vediamo e di cui non sappiamo la portata.
E Pechino? Qual è il risultato nel breve termine?
Da parte cinese Xi Jinping sta mettendo in atto una strategia di rientro nel mondo reale dopo l’autoesclusione dovuta alla gestione del Covid e dopo le polemiche allestite contro il resto del mondo da parte di una diplomazia molto aggressiva, quella che fa riferimento alla componente dei “lupi guerrieri” che, dando un po’ lezioni a tutti gli altri Paesi, ha prodotto una frattura che ora si vuole ricomporre.
La Cina può essere il mediatore che manca?
Lo escluderei, perché la parola “mediatore” presuppone l’esistenza della sua radice, stare in “medio”. I cinesi non sono in mezzo ai contendenti. Se qualche interesse cinese c’è a fermare il massacro in Ucraina, che è un Paese importante per Pechino, sul piano militare e per la “Via della Seta” la medietà tra Russia e Usa è esclusa.
Gli Stati Uniti come si rapportano a questo dialogo tra Russia e Cina?
Vediamo che la prima reazione è quella di una risposta secca che però a mio giudizio esprime solo una parte dell’opinione dell’Amministrazione, quella del Dipartimento di Stato guidato da Antony Blinken, cioè la corrente neoconservatrice. Che è molto diversa dalle opinioni prevalenti al Pentagono o alla Cia, più realistiche e disponibili a far finire la guerra.
E la scelta della Corte penale internazionale di spiccare un mandato contro Putin che impatto avrà?
Si tratta dell’iniziativa di una Corte che non è riconosciuta da nessuna delle parti citate, quindi il suo valore simbolico è puramente dimostrativo.
Quali possono essere le prospettive a breve?
Adesso l’accento è posto sulla pace, sulla diplomazia. Non credo che questo incontro però possa muovere molto le acque, perché la partita si gioca ancora sul terreno. Quando e se gli ucraini sapranno scatenare un’offensiva recuperando una parte dei territori perduti può fare la differenza. Ma si tratta di un’attesa che potrebbe durare parecchi mesi e quindi lasciare inalterata la situazione. Sono però in corso, da tempo, contatti riservati tra Usa, Russia e Ucraina, ed è in questo triangolo che andrà individuata una iniziativa di pace.
Che ne pensa dell’addestramento in Italia di militari ucraini? Può costituire un fattore che esacerba la situazione?
È uno schema che si riproduce in tutti i Paesi che stanno armando l’Ucraina. Alcuni mandano uomini sul terreno sotto forma di volontari o sotto altre forme. Che gli ucraini siano addestrati in Italia mi sembra normale e non credo possa avere delle conseguenze.
Dunque, Caracciolo evita accuratamente il punto: Cina e Russia parlano di affari, accordi commerciali su cui imprimere lo sviluppo dei loro paesi e le influenze sul resto del mondo che gli interessa. Caracciolo ha bisogno pure lui del disegnino del prof. Rovelli, quel pallino di democrazia fasulla in mezzo al cerchio, chiuso nel suo piccolo mondo antico più di tanto non puo’ andare
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Come al solito ,Caracciolo fa finta di essere osservatore neutrale, ma non lo è affatto.Se i Brics esistono vi è un motivo che al direttore di Limes sfugge.
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Caracciolo è l’ ennesimo pennivendolo che porta l’ asino dove vuole il padrone…
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Leggermente “cerchiobottista”
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