La fine apparente del berlusconismo e ancor più il declino reale di Fini hanno comportato l’avvilente scomparsa mediatica di Italo Bocchino. Di colpo, il gagà della destra italiana passò da un’onnipresenza politica […]

(di Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano) – La fine apparente del berlusconismo e ancor più il declino reale di Fini hanno comportato l’avvilente scomparsa mediatica di Italo Bocchino. Di colpo, il gagà della destra italiana passò da un’onnipresenza politica (nonché gossippara e talora giudiziaria) all’assenza. Tutti ce ne dolemmo. Poi, finalmente, il ritorno. Oddio, ritorno: in realtà, con quello di ieri, il Bocchino odierno c’entra poco. Non a caso, quando qualcuno (pochi) gli fa notare come la pensasse nel 2010 su Berlusconi e Meloni, ovvero negli anni in cui era più finiano di Fini, lui cade dal pero (pardon: dal fascio littorio) e cambia subito discorso.
L’ascesa di Donna Giorgia ha rispalancato le porte dei talk show di punta a questo disinvolto e querulo 56enne venditore di fumo propagandistico. Se c’è da difendere l’indifendibile, ovvero Meloni e il suo governaccio di peracottari quando va bene e fascistelli quando va male, Bocchino scatta sull’attenti e parte col mirror climbing. La sua qualifica ufficiale è quella di direttore del Secolo d’Italia, spietato organuccio ufficiale di Fratelli d’Italia, attraverso il quale Bocchino manganella qualsivoglia oppositore sognando (si presume) il Ventennio che fu.
Parlantina mediamente fluida e propensione logorroica assai, Bocchino preferisce frequentare i talk show non certo di destra per tre motivi: perché è un uomo intelligente; perché è un uomo vanitoso (e dunque va dove si fanno più ascolti); e perché ama recitare la parte del martire, l’unico di destra in un salotto (secondo lui) di sinistra o peggio ancora grillino. È allora che Bocchino, tra una supercazzola di sette ore e una perifrastica chilometrica prematurata con scappellamento a destra, parte con il solito “Sì, ma mi faccia parlare, qua sono in minoranza, non siete democratici!”.
Tutto quello che ha fatto in passato è ovviamente passato in cavalleria. Il finismo, le relazioni con Mara Carfagna e Sabina Began, le archiviazioni (partecipazione in associazione a delinquere e concorso in turbativa d’asta nel caso Global Service del 2009), i 2 miliardi e 400 milioni di lire ricevuti per il quotidiano napoletano Roma nel 2001 dalla Finbroker (fatto non penalmente rilevante) e l’inchiesta Consip (prosciolto dalle tre accuse più gravi, è stato rinviato a giudizio per traffico di influenze illecite). Tutto dimenticato: il Bocchino iper-meloniano è come nuovo. Qualcuno lo critica per i capelli forse tinti. Chi lo fa sbaglia, non tanto perché continuare a pensare nel 2023 che solo le donne possano (o addirittura debbano) tingersi è da citrulli, ma – più che altro – perché i capelli di Bocchino non sono tinti: sono nerissimi come presa di posizione ideologico-tricologica. Se Bocchino avesse anche solo un capello bianco, si sentirebbe molle come Gentiloni e andrebbe come minimo in analisi. Lui si sente il Farinacci del nuovo millennio, mica può esibire debolezze. Ogni giorno si dimena come un ossesso per tamponare tutte le falle di questo esecutivo di scappati di casa.
Italo Balb… (ah no, scusate: Bocchino) agisce sempre nello stesso modo. Arriva in studio. Fa i complimenti a tutti i presenti (sperando di fargli abbassare la guardia). Butta là qualche battuta per sembrare simpatico. E poi crivella senza pietà. O almeno ci prova. Venerdì, ad Accordi & Disaccordi, ha detto: “Che voto darei da 1 a 10 a Meloni? 11! E al suo governo 10,9”. Capite bene che uno che dà 10,9 a Roccella, Mollicone, Donzelli e Valditara è capace di tutto. Non avendo freni né ritegno, nulla lo può fermare. Se non l’onestà intellettuale, che però ha meno voti di Renzi. E dunque, ora e per sempre: eia eia alalà!
Un cognome che parla per lui.
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Vero…e sembra proprio il ‘maschile’ del tuo.Non avete ‘altro’ in comune?
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Sta’ cercando di guadagnare una candidatura alle europee con i fratellini italioti pure lui tiene famiglia
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Insipido come una minestra fatta coi sassi, e banale come solo certa destra. E allora la sinistra?, è l’unica musica che esce dalla sua trombetta.
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Dott. Scansi,se ha scritto st’articolo x farci ‘intuire’,senza confermarcelo direttamente(non è proprio vergognoso ammetterlo,dai!,tutt’altro)che lei è solo ‘geloso’ che na mp come Bocchino è ‘arrivato’ alla Mara ed alla Began…’Dio come son caduto in basso’ era il titolo di quel film con l’altra ex pdf,ormai ‘passata’,è proprio il caso di ‘dirselo’.
Su Fini Gianfranco:declino?Quando mai di uno che è riuscito a portare i FASCI,in pieno ancora antifascismo,al governo di sta Nazione,e che nessun’altro di quel partito ne sarebbe stato capace in quegli anni,si può mai parlare di ‘declino’?Era troppo Avanti x le restanti mezze p…….. del suo partito e dei restanti politici del cdx,e di tutto l’elettorato di cdx che non intuì che il suo era solo il tentativo di non ‘mettere ancora a servizio di malagente’, la dirittura MORALE dell’ex MSI.E ‘moralmente’ per LUI basta ed avanza quel che il magistrato Woodcock espresse x iscritto al giudice,motivando il ritirò della querela a Fini dopo le espressioni contro di lui in un dibattito a ‘porta a porta’,x il suo ‘comportamento’ istituzionale,UNICO NEL PANORAMA POLITICO,della rinuncia dell’Immunità Parlamentare,x farsi processare.E’ stato un piacere,comunque.
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Era il cognome a tutto spiano altro che “relazione” a-mara.
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”Lo trovo un tipo superficiale” (Valeria Golino su Italo B.)
”Io e Italo siamo molto compatibili” (Claudio Fav@ su Italo B.)
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E quest’estate?
«Ma no, quest’estate mi sono infuriata solo per le mie figlie. Non parlerei di dolore. Quello c’è stato quando ho scoperto che mi tradiva con Mara Carfagna. Quante bugie mi diceva. Ma il problema non è lei. Il problema è lui. Perché lei, poverina, è quello che è. Infatti dal 15 marzo è scomparsa. Non sa che dire: le scriveva tutto Italo. Non sa parlare in italiano. Usare soggetto verbo e predicato».
Cosa gli piaceva della Carfagna?
«Intanto è piaciuta a tanti… Ha una bella presenza. Ci sono persone con cui trascorri una sera, fai quello che devi fare… Italo la usava come un giocattolo. Me lo diceva lui: guarda cosa le faccio dire. Mi ha mandato decine di lettere in cui mi dichiarava che per lui, lei non contava nulla. Ci siamo scontrati tutti i giorni, per tre anni. Ho resistito. Ma poi quando alle Regionali lui le ha portato tutti quei voti, e lei ha dichiarato di essere un soggetto politico, beh, l’ho trovato mostruoso, proprio come donna. Mi sono incazzata, pur non essendo mai stata femminista. Tra l’altro Italo ha continuato a tradirmi non solo con la Carfagna ma anche con altre che non mi dicono per carità cristiana. Anche se io ho intuito».
Il vostro matrimonio, nel ’95, fece scalpore. Lui 27enne di destra, pupillo di Tatarella. Lei 28enne socialista, già appassionata di cinema. Che rapporto è stato?
«Fu un colpo di fulmine. Siamo andati a vivere insieme dopo due settimane. Ma se lei mi chiede se con me è stato rispettoso… Ho subìto ripetuti tradimenti, ai quali ho sempre cercato di reagire pensando alla famiglia. È stata una sofferenza lunghissima. Poi mi sono arresa all’evidenza».
https://www.corriere.it/politica/11_settembre_16/italo-mi-tradiva-senza-rispetto-la-carfagna-tre-anni-di-dolore-angela-frenda_10f83cd0-e045-11e0-aaa7-146d82aec0f3.shtml
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