Digiuni e fame per il diritto di protestare. Faccio fatica a ricordare qualcosa di più commovente della preoccupazione del Pd per le sorti di Alfredo Cospito, anzi no, forse solo il tweet di Zingaretti dedicato a Barbara […]

(DI SELVAGGIA LUCARELLI – Il Fatto Quotidiano) – Faccio fatica a ricordare qualcosa di più commovente della preoccupazione del Pd per le sorti di Alfredo Cospito, anzi no, forse solo il tweet di Zingaretti dedicato a Barbara D’Urso aveva raggiunto gli stessi picchi di compassione per una causa. Delegazioni in carcere, tweet, annunci, fronti opposti all’interno dello stesso partito, scontri col governo – tutto lecito, per carità, comprese le perplessità sul 41 bis – peccato che chiunque allarghi lo sguardo e provi a comprendere come si sia arrivati fin qui abbia ben presente un punto fermo: della lunga catena di fatti pregressi, del clima che conduce fin qui, della benzina che da anni alimenta il fuoco, il Pd sa ben poco o se lo sa è troppo spesso dalla parte sbagliata della storia. Da anni, a Torino e ovunque si allarghino ad esempio proteste per la scuola, per il lavoro e per l’ambiente, chi subisce le sistematiche repressioni del dissenso sale puntualmente in cima a una torretta cercando il Pd col binocolo astronomico.

Alfredo Cospito è uno degli elementi di spicco del mondo anarchico torinese, nonché il primo anarchico a finire al 41 bis. Le accese proteste di piazza di questi giorni partono da lontano, da molto prima del digiuno, e il suo 41 bis (comunque la si pensi in proposito) è solo l’ultimo dei provvedimenti ad infiammare gli animi tra i movimenti di protesta soprattutto torinesi.

La verità è che quel 41 bis deciso dalla procura di Torino è vissuto come l’ennesima pena sproporzionata da parte di chi ritiene che nella stessa città esista da tempo (con qualunque governo) una sorta di stato di polizia. E non parlo solo degli anarchici, ma di studenti, di centri sociali, di no tav, di liberi cittadini, di rappresentanti sindacali (talvolta bollati per comodità come anarchici) che finiscono manganellati, processati, incarcerati e con fogli di via dalla città con una durezza il più delle volte del tutto sproporzionata. Il clima repressivo e anti-democratico che si respira da anni in alcune piazze sta diventando una polveriera, sta alimentando rabbia e frustrazione, e tutto questo accade nel disinteresse generale. Il Pd si sta stracciando le vesti per il caso Cospito che è controverso perché non vi è alcun dubbio sulla sua pericolosità sociale ma al limite sul regime carcerario adeguato a contenerla, e ignora da anni le accuse insussistenti, le denunce, il carcere preventivo per chi protesta sotto l’etichetta di anarchico, comunista o sovversivo spesso finendo assolto perché aveva semplicemente esercitato il suo diritto al dissesno. Non ho visto Orlando e Serracchiani preoccuparsi di ciò che è accaduto presso il centro sociale Askatasuna pochi giorni fa, quando Digos, volanti e camionette, con un dispiegamento di forze che non si è visto neppure per l’arresto di Messina Denaro, hanno paralizzato un quartiere per mettere i sigilli su un frigorifero e due casse audio. Sì, avete capito bene. Askatasuna lo scorso ottobre ha organizzato un concerto non autorizzato lungo il controviale di fronte al centro, con artisti quali Willy Peyote e Africa Unite. Michele Raffaele di Askatasuna mi spiega l’accaduto: “Prima del concerto la polizia era andata nei magazzini di amici che di solito ci prestano i service ad avvisare che se ci avessero fornito l’impianto audio avrebbero rischiato il sequestro. Alla fine il concerto lo abbiamo fatto dal balcone del centro sociale”. Le conseguenze però non sono tardate ad arrivare. “Hanno multato una trentina di noi per 200.000 euro circa e c’è un procedimento penale in corso”. Insomma, sembrava finita qui e invece pochi giorni fa il centro viene colpito da un ulteriore provvedimento: “Giovedì mattina quelli della Digos si sono presentati qui alle sei. Sono arrivati con furgoni e dozzine di mezzi che hanno bloccato il corso. Tra l’altro abbiamo spazi co-gestiti con gli asili della zona e stavano vietando pure alle maestre di entrare. Noi siamo abituati a queste azioni, ma chi ha assistito avrà pensato che venissero a scovare dei terroristi”. Un’azione quasi militare, ma per ottenere cosa? “Hanno sequestrato l’impianto di amplificazione e poi hanno messo i sigilli ai frigoriferi del nostro baretto. Hanno trovato salame e würstel scaduti e ci hanno denunciato per cattiva conservazione del cibo e frode alimentare. Non facevamo cene dal 18 novembre per il freddo e non siamo un ristorante”. Ma il clima di intimidazione non si ferma a un lucchetto sul frigorifero. “Mesi fa abbiamo avviato una campagna che si chiama ‘associazione a resistere’ consegnando delle finte tessere per autofinanziarci, nel sequestro ci hanno portato via anche l’agenda con la lista dei nomi dei ‘finanziatori’”. Michele spiega che questa perquisizione fa parte di un disegno preciso che vorrebbe cancellarli completamente. “Pare abbiano denunciato anche gli artisti che hanno suonato e cantato al concerto. Alcuni di noi stanno già affrontando un processo per associazione a delinquere per le proteste in Val di Susa, tra l’altro avevano provato a mandarci a processo per associazione sovversiva, ma l’accusa è caduta. Ci sono state intercettazioni telefoniche e ambientali nelle automobili, nelle case, per far capire il clima dico solo che nel processo ci ritroviamo come parte civile i ministeri della Difesa, dell’Interno e la Presidenza del consiglio dei ministri. La storia delle concerto mira soprattutto a rendere più solide le accuse per quel processo e in fondo quelle multe e le denunce ad ottobre indicavano già la strada per il decreto anti-rave”.

Non mi risulta che qualcuno del Pd abbia commentato le foto patetiche della Digos davanti al bottino sequestrato, ovvero le casse dell’impianto audio. O meglio, c’è la dichiarazione di Nadia Conticelli, capogruppo in consiglio comunale del Pd a Torino, che ha commentato: “La perquisizione dimostra che le regole devono valere per tutti”. Insomma, con Cospito lo stato è troppo duro, ma sui würstel scaduti il Pd non transige. Del resto, non ci risulta neppure che delegazioni del Pd si siano mai scomodate ad esempio per la sorte dei quattro giovani studenti arrestati dopo le proteste torinesi per la morte dello studente Lorenzo durante l’alternanza scuola-lavoro. Tra loro Sara, 19 anni, colpevole di aver usato il magafono. Tutti incensurati, hanno fatto sette mesi di misure cautelari, in attesa di processo. E per ragazzi così giovani, carcere o domiciliari e braccialetto elettronico non equivalgono a un 41 bis, ma quasi. Durante manifestazioni simili, molti ragazzi anche minorenni in varie città di Italia erano stati manganellati al punto di finire in ospedale. Non abbiamo visto il Pd occuparsi della gravità dell’accaduto con la stessa solerzia con cui si è occupato del caso Cospito. Ecco, sarebbe ora invece che ritenesse una priorità i conflitti sociali, dopo anni in cui si è occupato solo i diritti civili, perché il caso Cospito è il catalizzatore di una frustrazione lontana e radicata soffocata spesso con misure inique, che il Pd dovrebbe intercettare prima che lo faccia qualcun altro.

Perché non vanno ignorati i digiuni, ma neppure la fame di chi lotta per il diritto di manifestare.

Con questo articolo Selvaggia Lucarelli riprende a scrivere per “Il Fatto”