La Russia non sta crollando, non verrà strangolata dalle sanzioni e anzi soffre meno del previsto. Crescita +0,3% nel 2023 (più di Berlino) +2,1% nel 2024. Le previsioni sono solo previsioni, si sa, e quelle del Fondo monetario […]

(DI MARCO PALOMBI – Il Fatto Quotidiano) – Le previsioni sono solo previsioni, si sa, e quelle del Fondo monetario internazionale hanno uno storico non sempre positivo, ma al di là del singolo numero o della singola virgola, l’aggiornamento del World Economic Outlook uscite ieri raccontano qualcosa tanto sulla guerra in Ucraina che sul dibattito che la accompagna in Occidente: la Russia non sta crollando, non verrà strangolata dalle sanzioni e anzi soffre meno del previsto. Dice il Fmi che l’economia russa nel 2022 è scesa “solo” del 2,2% e che da quest’anno è probabile che torni a crescere: nel 2023 il Pil russo farà segnare un modesto +0,3%, che va però paragonato al +0,1% della Germania, al +0,6 dell’Italia e addirittura al -0,6% della Gran Bretagna; per il 2024 poi la stima è addirittura +2,1%. Per capirci, rispetto alle stime di ottobre il Fmi ha aggiunto 2,6 punti percentuali di crescita all’anno in corso e 0,6 al prossimo. Un apparato sanzionatorio mai visto per profondità e intensità sembra produrre danni limitati: gli introiti da oil&gas di certo diminuiranno, ma la Russia ha trovato – oltre alle probabili scappatoie alle sanzioni – anche nuovi mercati in cui vendere e da cui acquistare i prodotti necessari alla sua industria (i giganti Cina e India in testa, ma due terzi del pianeta non sta sanzionando Mosca). Al di là delle virgole, se lo scenario sarà questo dovrà essere messo in dubbio il modo in cui sanzioni a volte controverse – il sequestro delle riserve, l’esclusione dal sistema dei pagamenti – sono state vendute all’opinione pubblica: magari ci riusciranno le armi, chissà, ma non sarà l’economia a fermare la guerra di Putin.