Il sottosegretario leghista al Lavoro: “Faremo il possibile per incrociare offerta e domanda di impiego, ma non ci si può adagiare sui sussidi”. Su Opzione Donna: “Valutiamo il ritorno ai vecchi criteri almeno per sei mesi”

(di Valentina Conte – repubblica.it) – ROMA – Un decreto lavoro entro gennaio per “dare più flessibilità e meno burocrazia alle aziende, più sicurezza ai lavoratori”. Mentre sulle pensioni Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, vorrebbe “ripristinare le vecchie condizioni di Opzione Donna: c’è la volontà politica, stiamo simulando gli scenari”. E sul Reddito di cittadinanza: “Potenziamo formazione e incentivi, lo Stato ha il dovere di prospettare soluzioni agli occupabili”.

Sottosegretario, il primo agosto mezzo milione di famiglie perderanno il sostegno?
“Il sistema del Reddito ha fallito: è evidente a tutti. Noi lo togliamo solo a chi può lavorare e si adagia nella sua condizione attuale. La vera sfida non è dare un sussidio, ma il lavoro. E le offerte non mancano, visto che le aziende cercano 500 mila lavoratori secondo Anpal-Unioncamere. Il nostro dovere è cercare di fare il possibile per incrociare queste esigenze con i profili dei percettori. Dopodiché vale la regola della Naspi: finita la disoccupazione, bisogna cercarsi un posto”.

Dopo i voucher, tornano i contrattini?
“Le causali imposte dal decreto Dignità sono troppo restrittive e non esaustive delle esigenze dei singoli settori produttivi. La proposta mia e della Lega è di prevedere per legge l’acausalità dei contratti a termine per 24 mesi e poi lasciare alla contrattazione collettiva e aziendale l’estensione fino a 36 mesi. Ne stiamo discutendo. Come pure pensiamo che il decreto Trasparenza sia troppo rigido e burocratico: bisogna snellire le comunicazioni da fare al lavoratore”.

E il salario minimo?
“Non è nel menù di questo decreto. E non abbiamo intenzione di introdurlo per legge. Ma di lasciare spazio anche qui alla contrattazione tra le parti”.

Nel 2023 già 7 morti sul lavoro in quattro giorni. Oltre mille l’anno scorso. Come interverrete?
“Il 12 gennaio abbiamo un primo tavolo di confronto con le parti sociali. Il tema è molto caro alla ministra Calderone. Si tratta di un’emergenza sociale: impensabile avere mille morti all’anno. Fa male. Vogliamo capire quali settori hanno bisogno di norme più stringenti. E quali più innovative. L’Inail deve incidere di più”.

Cambierete i vertici di Inps e Inail? E la governance con il cda?
“Sono in scadenza, stiamo valutando. Il cda serve per avere collegialità di visione”.

Quale riforma delle pensioni immagina per il 2024?
“Il 19 gennaio cominceremo a parlarne con i sindacati. Bisogna mettere tutte le vie d’uscita a sistema, intervenire in modo strutturale. Dare certezze ai giovani che hanno buchi di contribuzione in carriera, anche defiscalizzando le aziende che li coprono. Aiutare le donne e madri. E introdurre Quota 41 secca”.

Per ora c’è un ibrido, Quota 103: sembra fatta per non essere scelta con i vari paletti.
“Ogni paletto riduce platea e spesa: inevitabile, con i saldi a disposizione della manovra. Ma ricordo che la platea della nostra Quota 103 è tre volte quella di Quota 102 del governo Draghi. Il tetto all’assegno fino a 67 anni riguarda stipendi medio-alti che sarebbero rimasti al lavoro in ogni caso, quasi ininfluente”.

I paletti a Opzione Donna non le sembrano invece punitivi?
“Ricevo tante mail, so che c’è un disagio. Stiamo cercando di trovare coperture per ripristinare i vecchi requisiti di uscita a 58-59 anni senza limiti di figli o altro, almeno per sei mesi. In ogni caso le donne saranno beneficiate dalla riforma complessiva delle pensioni che vogliamo mettere in campo”.

Avete tagliato la rivalutazione all’inflazione delle pensioni coperte dai contributi per alzare gli assegni assistenziali?
“I tagli da 3,5 miliardi sembrano tanti, ma la rivalutazione in tutto ne vale 23. Anche Draghi aveva tagliato, ma con impatto inferiore perché l’inflazione era più bassa. Le pensioni sociali sono una salvaguardia importante. Giusto portare a 600 euro le minime per gli over 75 perché subiscono più di tutti l’aumento dei prezzi”.