La premier attacca il M5S: “Reddito ai russi per ritirarsi?”. Poi ammicca a Calenda. Fazzolari: “Via il sostegno agli under 40”. Mentre da Bruxelles arriva il parere favorevole – con diverse critiche su Pos, evasione e pensioni – sulla sua prima legge di Bilancio, Giorgia Meloni […]

(DI GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – Mentre da Bruxelles arriva il parere favorevole – con diverse critiche su Pos, evasione e pensioni – sulla sua prima legge di Bilancio, Giorgia Meloni sembra rinvigorirsi. Prende la parola in aula al Senato per le repliche alle comunicazioni fatte il giorno prima alla vigilia del Consiglio europeo e ha un solo obiettivo: attaccare il M5S e aprire all’opposizione “responsabile”, cioè Italia Viva e Azione di Carlo Calenda che infatti, da Kiev, si dice pienamente allineato al governo sulla scelta di continuare a mandare armi all’Ucraina. Uno scambio di amorosi sensi che trova anche concretezza nei primi atti concreti: Meloni in aula chiede ai centristi di discutere insieme sul disaccoppiamento del prezzo del gas e dell’elettricità, nei corridoi del Senato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari dice al Fatto che il governo sta seriamente prendendo in considerazione la proposta renziana di togliere il reddito di cittadinanza ai giovani sotto i 40 anni.

Nel suo discorso, Meloni torna a indossare la casacca della leader di partito e replica ai discorsi dei senatori Mario Monti e Pier Ferdinando Casini che l’accusano di aver “abbandonato il sovranismo”: “Non ho mai cambiato idea, ho sempre ribadito il ruolo centrale dell’Italia in Europa – spiega – ma non ho mai fatto interviste fuori confine per danneggiare il mio Paese”. Poi attacca l’Ue sui migranti e aggiunge che serve una “triangolazione” con Francia e Germania che in questi anni “è mancata”. Ma è sulla guerra in Ucraina che Meloni affronta a muso duro le opposizioni. In primis sull’invio di armi a Kiev per tutto il 2023, come ha deciso martedì il Parlamento, fa capire di aver deciso tutto Palazzo Chigi mettendo a tacere le critiche di Lega e Forza Italia: “Abbiamo sempre avuto una posizione chiara, votando sempre”. Ma è su questo che attacca il M5S che, con il senatore Piero Lorefice, aveva accusato il governo di non fare niente per la pace e chiesto di interrompere nuovi aiuti. “L’invio delle armi è stato deciso da precedente governo, con il M5S alla guida – ha replicato Meloni – Tutti vogliamo la pace non basta sventolare la bandierina colorata, per me si ottiene se le due forze in campo sono in equilibrio”. La premier poi aggiunge provocatoria: “L’Ucraina deve arrendersi perché questo ci consente di ottenere la pace? Per chiedere ai russi di ritrarsi si può proporre loro un reddito di cittadinanza?”. Dichiarazione molto applaudita dai banchi della destra che provoca l’ira del M5S: la capogruppo al Senato Barbara Floridia dice che serve “un premier e non un comico”, mentre Giuseppe Conte accusa la premier di avere “il volto della Troika”.

In questo modo la premier individua il M5S come il suo nemico all’opposizione e allo stesso tempo ammicca ai centristi Renzi e Calenda. Nel suo discorso Meloni cita espressamente il leader di Azione che ha visto il 30 novembre a Palazzo Chigi: “È stato l’unico dell’opposizione a farlo, siamo apertissimi alle sue proposte sull’energia”. Alla fine l’asse si manifesta anche nel voto con la destra che si astiene sulle risoluzioni di centristi e Pd facendole passare. Ma è appena fuori dall’aula che Fazzolari, fedelissimo di Meloni, fa capire la strategia del governo sulla manovra: “Siamo tentati da accogliere diverse proposte del Terzo Polo – dice al Fatto – tra questa ce n’è una molto interessante per levare il reddito di cittadinanza agli under 40. I punti di contatto con loro ci sono”. L’ipotesi sul tavolo è ridurre il reddito da 8 a 7 mesi (come chiede Lupi) per gli occupabili under 40 senza figli. Fazzolari poi spiega che sulla manovra “non ci sono critiche sostanziali” da parte di Bruxelles e sulle critiche sul Pos attacca le banche: “Mi stupisco che sia diventato l’argomento principale: che interessi stiamo toccando?”. Poi conferma la “linea Giorgetti”: “Se un taxi non fa pagare col Pos è giusto sceglierne un altro”.

L’impostazione del governo sulla legge di Bilancio è quella di concedere qualcosa a Italia Viva/Azione, mitigare le richieste di Forza Italia e cassare quelle della Lega. Tant’è che, dopo le aperture a Calenda, Ronzulli, Gasparri e mezzo gruppo di Forza Italia non si alzano in piedi per applaudire la premier. Ieri alla Camera c’è stata una riunione di maggioranza (nel frattempo le opposizioni protestavano in commissione per l’assenza del governo) che però non ha sciolto i nodi: FI insiste sulle pensioni a 600 euro per gli over 75, la Lega chiede la rivalutazione delle pensioni e non c’è accordo sulle “mancette” da dare ai territori.