La ministra del Turismo sulle concessioni balneari: ci vorrà tempo, almeno 8-12 mesi. No alle multinazionali: “Mi farebbe star male l’idea di non poter più mangiare i nostri spaghetti alle vongole”

(repubblica.it) – ROMA –  “Ci vorrà del tempo per fare le gare” per le concessioni balneari. La ministra del Turismo Daniela Santanchè frena sui tempi della riforma e dice che prima bisogna realizzare la mappatura dell’esistente. “Non dobbiamo aprire la strada alle multinazionali, non dobbiamo svendere il nostro patrimonio”, ha affermato Santanchè all’assemblea annuale di Confesercenti. “Prima di 8 mesi, 1 anno – ha specificato rispondendo ad una domanda – non saremo in grado di fare le gare”. Secondo la ministra, il danno più grave è “cambiare i patti in corso perchè le imprese hanno bisogno di stabilità”.

Ma la Santanchè, che peraltro non ha più la delega affidata al ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare Nello Musumeci  – ha lanciato anche una provocazione sulle spiagge: “Credo che prima bisogna assegnare le spiagge che non sono assolutamente servite”, quelle spiagge libere lasciate ai tossicodipendenti e invase dai rifiuti che “nessuno mette in ordine. Forse si potrebbe cominciare da lì. Dovrebbero poi essere ovviamente fruibili da tutti”.

La Santanchè si dice anche contraria a dare le concessioni alle grandi imprese multinazionali: “Consegnarle a delle multinazionali ci toglierebbe le nostre peculiarità, come un certo tipo di cibo, un certo tipo di accoglienza. Mi fa sentire male l’idea: pensate se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole o la nostra parmigiana di melenzane, cose che fanno parte della nostra identità”.

La ministra del Turismo torna anche ad attaccare il reddito di cittadinanza che “nella passata stagione estiva nel turismo, ha fatto mancare 250 mila posti di lavoro e ha fatto perdere 6,3 miliardi di fatturato. Non lasceremo indietro nessuno, ma non vogliamo dare ai nostri figli una paghetta di Stato, vogliamo dare lavoro”.