Nascosto nel dl Rave. Emendamento FI cancella Bonafede che escludeva i reati anti-Pa dai benefici penitenziari. Il Pd astenuto. Un passo verso il ritorno ai bei tempi dell’impunità per i politici e i colletti bianchi. Ieri la commissione Giustizia del Senato ha approvato […]

(DI GIANNI BARBACETTO – Il Fatto Quotidiano) – Un passo verso il ritorno ai bei tempi dell’impunità per i politici e i colletti bianchi. Ieri la commissione Giustizia del Senato ha approvato l’emendamento che cancella i reati contro la pubblica amministrazione dall’elenco di quelli “ostativi”, cioè per i quali non sono previsti i benefici penitenziari automatici. L’emendamento – infilato dentro il decreto legge sui rave party – era stato presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia ed è stato votato dai partiti che sostengono il governo, ma anche da Italia Viva, rappresentata in commissione da Ivan Scalfarotto. Hanno votato contro i senatori Cinquestelle, quelli del Pd si sono astenuti (presenteranno un emendamento per chiedere che resti l’equiparazione nel caso in cui i reati contro la Pa siano associativi).
La restaurazione è avviata. Si torna a prima della cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, voluta dall’allora ministro della Giustizia del governo Conte 1, Alfonso Bonafede, che aveva aggiunto anche i reati contro la pubblica amministrazione – come la corruzione, la concussione, il peculato – nell’elenco di quelli (di mafia e terrorismo, ma poi anche omicidio, violenza sessuale e via via altri reati) che impedivano di poter godere di benefici automatici e incondizionati: detenzione domiciliare, affidamento ai servizi sociali, libertà condizionata, semilibertà eccetera. Per poter uscire dal carcere era necessario prima dimostrare la volontà di collaborazione con la giustizia, o almeno l’impossibilità di farlo perché tutti i complici erano già stati perseguiti (come successe a Roberto Formigoni, che entrò in cella malgrado avesse compiuto i 70 anni, ma fu poi subito scarcerato).
Ora, invece, corrotti e corruttori, politici e colletti bianchi potranno usufruire dei benefici automatici e prima di entrare in carcere. Esulta il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: “Le dichiarazioni programmatiche del ministro Carlo Nordio si dimostrano da subito capaci di offrire risultati. Il voto della commissione Giustizia ha eliminato l’inaccettabile parificazione dei reati contro la pubblica amministrazione con quelli di mafia ai fini del diritto ai benefici penitenziari, voluta dalla foga giustizialista dei Cinquestelle”.
Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle e capo del governo che introdusse la “Spazzacorrotti”, replica subito su Facebook: “Oggi la maggioranza di Giorgia Meloni è andata all’attacco della nostra legge Spazzacorrotti. In un Paese in cui il 90 per cento delle truffe è collegato ad appalti, mazzette e responsabilità erariali e amministrative nella pubblica amministrazione, il centrodestra crea praterie di impunità e indossa i guanti bianchi con chi inquina le istituzioni, mentre attacca con ferocia i più deboli, le famiglie che non ce la fanno e il ceto medio. Questa è l’Italia alla rovescia della Meloni: via il Reddito di cittadinanza, sì all’introduzione della Corruzione ed evasione di cittadinanza”.
Zanettin, incassato il successo, ieri ha ritirato l’altro suo emendamento, che riguardava l’impossibilità per i pm di presentare ricorso contro le sentenze d’assoluzione di primo grado (che sarebbe servito a Silvio Berlusconi in caso di assoluzione nel processo Ruby ter di Milano). Ha però presentato un ordine del giorno, concordato con il governo, che di fatto annuncia che il tema è solo rimandato e sarà presto ripreso: “Il governo”, recita l’ordine del giorno, “si impegna a valutare l’inserimento di una nuova disciplina delle impugnazioni, anche con riferimento all’inappellabilità da parte del pm delle sentenze di proscioglimento, in un prossimo provvedimento organico della materia, in conformità con il programma di governo”.
È intervenuto anche Roberto Scarpinato, ex magistrato di Palermo eletto tra i senatori Cinquestelle, sostenendo che è stata imboccata una “strada sbagliata e pericolosa” di “depotenziamento della risposta penale nella fase storica in cui le ingentissime risorse economiche del Pnrr hanno mobilitato gli interessi di comitati di affari, delle mafie, di articolate reti corruttive che operano nell’ombra della massoneria deviata. Il governo è consapevole del concreto pericolo che ingenti somme di denaro vengano distratte dalle finalità pubbliche e disperse nel buco nero della corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico?”.
NORDIO RIPROPONE LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. Viviana Vivarelli.
Spero che tutti se ne siano accorti: la Meloni sta riproponendo tutte le riforme che Berlusconi voleva portare avanti per proteggere sé stesso dai propri processi:
-prescrizione accelerata, praticamente certa per chi dispone di buoni avvocati,
-blocco delle intercettazioni,
-processo costruito su misura di potente
-e separazione delle carriere, per mettere in salvo ricchi e politici inquisiti, ponendo l’azione dei Magistrati sotto le decisioni dei politici.
Lo scontro tra Magistratura e Berlusconi dura da 25 anni. Contro di lui sono stati aperti 36 processi, di cui 4 ancora in corso. Il conto finale segna 11 sentenze di assoluzione spesso per leggi fatte da B stesso per depenalizzare i propri reati, 10 procedimenti archiviati, 8 prescritti e per 2 è intervenuta l’amnistia.
Una sola sentenza è stata di condanna, nel processo Mediaset, che è diventata definitiva nel 2013, per frode fiscale.
Oggi, con Nordio, che è un uomo di B, siamo vicini alla discrezionalità dell’azione politica, a quel sistema, cioè, in cui è il politico, e non la legge, a decidere quali processi possono essere fatti e a chi. Il processo diventa un’arma di chi governa contro i nemici politici e dovrebbe essere congegnato così da essere uno strumento di difesa dei potenti dalle conseguenze penali dei propri reati e un’arma politica.
Siamo alla distruzione progressiva della riforma Bonafede che aveva tentato di ripristinare la giustizia in Italia e di frenare quel processo di corruzione che ci ha messi, tragicamente, all’ultimo posto in Europa.
Non per niente Nordio, ex di Forza Italia e ora Fratelli d’Italia, è stato presidente della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale durante il secondo governo Berlusconi.
Ci vuole, dice il nuovo Ministro della Giustizia, una riforma completa della giustizia e, in particolare, la separazione delle carriere (tra giudici e pubblici ministeri).
Oggi si può passare dall’essere giudice all’essere pm. Il giudice è l’organo chiamato a decidere delle controversie mentre il pubblico ministero è il magistrato chiamato a sostenere l’interesse pubblico nel processo.
Separazione delle carriere vuol dire che i giudici devono fare solo i giudici e i pubblici ministeri diventano “avvocati della polizia” (la definizione è di Berlusconi) ma ricordiamo che la polizia è sotto il potere politico, è sotto il Ministro degli Interni.
Oggi i PM fanno le indagini e sostengono l’accusa solo per quelli che ritengono colpevoli; poi il giudice deciderà se condannarli o no. Una sorta di doppio filtro: prima un PM indaga solo quelli che ritiene colpevoli e chiede l’assoluzione per quelli che ritiene innocenti; e poi un giudice che condanna solo quelli che anche lui ritiene colpevoli e assolve quelli che ritiene innocenti.
Ma se i Pm diventano gli avvocati dello Stato, cioè del potere politico, come avremo le garanzie che non sarà automaticamente ritenuto innocente l’imputato che è un politico o amico o parente di un politico? Si veda il caso di Previti. O degli imputati del processo Abu Omar. E se poi l’imputato è un avversario politico di chi governa, siamo sicuri che avrà un sentenza giusta?
E’ chiaro che, per come vuole Nordio, il Pm dovrà fare gli interessi dei suoi clienti (potere politico del momento) e non quelli della nazione. Con tanti saluti per l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Berlusconi aveva anche chiesto la discrezionalità dell’azione penale, cioè che il potere politico del momento decidesse cosa è reato e cosa no, quali processi si dovevano fare e quali no, a discrezione. Insomma una giustizia prêt-à-porter, confezionata su misura.
Oggi non è così: è la Costituzione a dire per quali reati l’azione penale è obbligatoria.
Se passasse questa riforma, ci sarebbero reati che non sarebbero processati e non passerebbero corruzione, frode fiscale, falsi in bilancio, peculati etc., cioè i reati dei politici corrotti.
E sarebbe giustizia questa??
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Viviana, ti leggo sempre. Spesso sono d’accordo con te. A volte però scrivi cose che non hanno riscontro.
Nordio sta avallando un percorso di “trasformazione” della Giustizia che non mi piace affatto. Ma da anni, pur essendo stato un magistrato, critica il sistema giudiziario, si pone in ottica garantista ( ed io diffido dei cosiddetti garantisti), e si presenta con idee coerenti col progetto centrodestrista in tema Giustizia. Ma Nordio non è un uomo di B. ( che probabilmente non lo conosceva neanche personalmente). Tant’è vero che B. voleva la Casellati alla Giustizia e si è scontrato con la Meloni. Poi non è mai stato in Forza Italia. La sua prima candidatura è stata questa del 2022. Con Fratelli d’Italia.
È importante essere precisi.
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MARCO TRAVAGLIO E LO STOP ALLE INTERCETTAZIONI
Ministro della Giustizia Nordio: “L’azione penale è diventata arbitraria e quasi capricciosa. Su carcerazione preventiva non decida più il gip”
“Se aboliscono o limitano le intercettazioni, i magistrati lavoreranno di meno. Se tolgono l’obbligatorietà dell’azione penale e il magistrato decide quale fascicolo trattare o addirittura se lo fa imporre dal governo, cioè prendersela coi ladri di polli che rubano poco e lasciar stare i ladri col colletto bianco che rubano i miliardi, il magistrato lavora di meno.
Se poi il governo Meloni vuole risparmiare ulteriormente abolendo direttamente le Procure della Repubblica e i tribunali, i magistrati andranno in ferie 365 giorni all’anno.
Il problema non sono i magistrati. A me dei magistrati non frega niente, mi importa di me, cittadino. Se io subisco un torto da un potente, oggi ho la certezza che il magistrato dovrà esaminare la mia denuncia contro quel potente. Se il magistrato prende gli ordini dal governo, molto difficilmente il governo gli consentirà di fare un’indagine contro il potente a mio favore.”.
Ma queste cose sono chiacchiere da bar. È incredibile che a dirle sia il ministro della Giustizia e per giunta ex magistrato. I danneggiati siamo noi. Ho sentito dire da Bocchino: ‘Facciamo le indagini come una volta’. Certo, torniamo a Sherlock Holmes che con la lente di ingrandimento cerca le impronte per terra. Ma vi rendete conto di quello che dite? Siamo nel 2022, spostano miliardi con un clic sul computer e noi cosa facciamo? Le indagini di Sherlock Holmes sulla polvere e sul terriccio? Ma è ovvio che devi fare le intercettazioni telematiche, telefoniche e ambientali. Le fanno in tutto il mondo. Noi invece vogliamo tornare al Medioevo. Ma siamo matti veramente?”.
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Cara Vivi,
ora ci rendiamo conto del perchè FI ha perso voti a beneficio di FdI… se le riforme fossero state presentate da FI(B) non sarebbero passate se presentate dalla Meloni …invece passano .
Infine passare da IV a FI c’è da perderci la faccia, invece così facendo appoggiando la Meloni i renziani e i calendiani, ottengono lo stesso risultato ,senza sporcarsi le mani ,ma le coscienze senz’altro
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