Funziona così. Quando il leader non è ancora un leader brama l’attenzione dei giornali a ogni costo: parlate male di me purché ne parliate (Oscar Wilde). Poi, se il leader diventa un premier si doterà di apposita struttura comunicativa […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Funziona così. Quando il leader non è ancora un leader brama l’attenzione dei giornali a ogni costo: parlate male di me purché ne parliate (Oscar Wilde). Poi, se il leader diventa un premier si doterà di apposita struttura comunicativa atta a collocare interventi e interviste in base a rigidi criteri selettivi. In buona sostanza, il sacro verbo sarà somministrato, jus primae noctis, alla testata più diffusa. A condizione che sia il direttore in persona a porgere le domande e, se necessario (quasi sempre), a ricevere via email le risposte scritte (sempre meglio che sottoporsi a un logorante tira e molla su quella frase, parola o virgola). Alle inevitabili rimostranze della seconda testata più diffusa si potrà ovviare fissando un fuggevole appuntamento (per esempio, all’uscita da un convegno) da pubblicare come “conversazione” (con parco uso di virgolette). Anche le apparizioni televisive saranno calibrate con somma cura: un paio di domande, ovviamente concordate, da registrare con il tricolore alle spalle e da mandare in onda nel Tg1 delle venti.
Solo quando il premier sentirà di potere assurgere al ruolo di statista (sondaggi favorevoli, autostima extralarge) farà a meno, in tutto o in parte, dell’intermediazione di stampa e tv. Infatti, perché sottoporsi alle domande di un’informazione in crisi di copie, dove spunta sempre qualche rompicoglioni e che neppure ti batte le mani come al tempo dei Migliori? Non è meglio mettersi in proprio e parlare direttamente al popolo? Per carità, tutto già visto fin dai tempi del presidente Franklin Delano Roosevelt, con i famosi discorsi radiofonici del caminetto con cui si rivolgeva agli americani. Quanto alle vicende del nostro cortiletto, già Massimo D’Alema, nel suo momento di fulgore governativo, aveva auspicato l’estinzione delle “jene dattilografe”. Pur non avendo egli a disposizione le dirette social imbonitrici adottate da Matteo Renzi, circa un ventennio più tardi, con modesti risultati. Eppure ci fu un tempo nel quale i portavoce di Palazzo Chigi aspettavano ansiosi davanti all’edicola di piazza Colonna le prime copie fresche d’inchiostro. Era la stampa, bellezza (ogni riferimento ai “quaderni di Giorgia”, appunti che serviranno al premier Meloni per spiegare direttamente agli italiani le scelte del suo governo, non è affatto casuale).
Padella, l’hai adulata (e forse desiderata) per anni (almeno questi ultimi) e ora che non ti degna di un cenno, metti il broncio?
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Forse ci sono cascati un po’ tutti sotto la bandiera del motto comune :” Almeno questa fascistona è coerente “. E mo’ tenetevela.
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