
(Massimiliano Nerozzi, Simona Lorenzetti – il Corriere della Sera) – Della gestione sportiva bianconera «foriera di perdite», Andrea Agnelli ne parlò con John Elkann, ad di Exor, azionista di maggioranza della Juve (non indagato): «Il tema qua – dice il presidente nella telefonata del 6 settembre 2021 – e torniamo alla genesi, all’anamnesi della situazione: noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato che siano stati presi. E si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo».
Al che Elkann replica: «() Sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, (…) si sono allargati. Ci sono tutta un serie di operazioni che loro hanno fatto». Agnelli riprende il concetto espresso dal cugino: «(…) Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto».
A margine della conversazione – annotano i militari del nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza – Elkann riferisce di aver avuto un colloquio con Massimiliano Allegri. Che, ad avviso del numero uno di Exor, deve far attenzione «a non dire che le politiche che sono state fatte in questi anni erano dissennate, si è speso un sacco di soldi per dei giocatori che non sanno (…)».
Per poi proseguire: «E poi quelle che erano le prerogative di mercato, erano prerogative dei mercati in quel momento. Adesso bisogna gestire le cose al meglio (…) tanto alla fine di quello che hanno fatto gli altri prima, chi se ne frega». Chiude Agnelli: «Sì, sì sono d’accordo, sono perfettamente d’accordo».
Somigliano alla summa dell’inchiesta sui conti della Juve le 544 pagine della richiesta di misure cautelari fatta dai pm (e respinta dal gip), tra intercettazioni, documenti, mail. E paiono tratteggiare uno scenario nel quale, certe cose, è meglio non farle alla luce del sole. Compresa la definizione di alcune trattative, come emerge da un’altra chiamata intercettata, tra Agnelli e Luca Percassi, ad dell’Atalanta (non indagato): «Su un numero di elementi che abbiamo, io in questo momento devo stare fermo – dice il presidente – perché abbiamo Consob, Guardia di Finanza e qualsiasi cosa che ci stan guardando (…) su gli ultimi due anni. Allora io vorrei chiudere questa roba qua e poi tornare a mettere a posto, consapevole di quello che abbiamo, le varie situazioni».
Con l’inchiesta penale ancora segreta, spiegano i finanzieri, Agnelli si dovrebbe riferire ai colleghi del nucleo speciale di Polizia valutaria, che opera con l’autorità di vigilanza.
In un’occasione, gli investigatori sono aiutati dalla fortuna, perché al termine di una telefonata, la chiamata rimane attiva, consegnando una «conversazione a cornetta aperta».
Prima vengono captati rumori, poi le voci dei capi dell’area finanza, Stefano Bertola e Stefano Cerrato, con il responsabile dell’ufficio legale, Cesare Gabasio. Tutti e tre parlano dell’assenza di documentazione riguardante le cessioni oggetto della richiesta avanzata dalla Consob e, a proposito, Gabasio introduce il discorso su Pjanic: «Han fatto uno scambio e te la dico tutta? È meglio che non ci fosse quel carteggio». Bertola concorda: «No, quel carteggio lì meglio di no». Prosegue Gabasio: «Anche con l’altro, Genoa ovviamente, no? Son quelli che loro stanno cercando, no?».
Dopodiché, Cerrato parla di CR7: «E ancora grazie che Ronaldo non ha fatto dei pizzini pericolosi». Esclamazione di Bertola: «Moggi, Moggi! Però hai fatto magia».
Chiude Gabasio: «Però all’epoca Giraudo non faceva ste cose qui».
L’incubo, siamo al 14 settembre 2021, è il ritorno del personale ispettivo della Consob nella sede della Juve. Al che, Cerrato spiega: «Se questi se ne andassero sarei un po’ più sereno anche sul processo di aumento di capitale no? Perché poi vanno a ravanare nelle mail di tutti eh. Cioè, se, se, se beccassero». Poco dopo, ribadisce: «Volevo un po’, domani andare in un modo un po’ suadente e mafioso, provare a sentire un pochettino come butta (…) perché comunque nell’operazione aumento di capitale, essere nelle more di una loro qualche forma di, di verifica e cosi via, non è bello eh».
I CLUB IN «PARTNERSHIP»
Dalle intercettazioni, secondo gli investigatori, emergono «partnership» con società terze, con conseguente «opacità dei rapporti debito/credito», oltre al rischio di «porre in pericolo la lealtà della competizione sportiva». Nell’atto si citano Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli e Udinese, oltre a squadre delle serie inferiori e straniere.
Illuminante una telefonata tra l’allora capo dell’area tecnica Fabio Paratici e il dg del Pisa, Giovanni Corrado (non indagato), parlando di Lucca, giovane punta: «L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara (…) l’operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita (…) Quando io ho i parametri dopo sistemo tutto (…)».
Ci sono pure cose inconfessabili, come l’affare Romero, tra Atalanta e Tottenham, dove si era trasferito Paratici, al quale Percassi dice: «Quella lettera lì non potrò mai tirarla fuori, perché dovessimo andare in giudizio, viene fuori che ho fatto il bilancio falso».
Sarebbe ora di abolire il calcio professionistico, al livello mondiale, non se ne può davvero più.
Non esiste in nessun ambito civile e professionale un settore in cui i truffati (in questo caso i tifosi) continuino bellamente a farsi truffare, ed anzi a difendere ed a esaltare come polli i propri truffatori (le squadre di calcio). Da ridere.
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Articolo che pubblica un Copia&Incolla delle intercettazioni e….basta.
La verità è un’altra e molto più fosca.
La Juventus è la squadra con il maggior seguito di tifosi. È quotata in borsa e, per coprire le gigantesche perdite di una dissennata gestione finanziaria ha fatto spesso ricorso ad aumenti di capitale. Hanno chiesto soldi agli azionisti, innanzitutto alla famiglia Agnelli che ha travasato fondi tramite la finanziaria di controllo Exor, anch’essa quotata ma in Olanda, e poi al mercato dei piccoli azionisti e tifosi, il famoso parco buoi ma strisciato.
Non è paradossale affermare che, grazie alle regole di trasparenza imposte dalla Consob, la Juventus sia la società messa meno peggio.
L’indebitamento di Inter, Milan e Roma è altrettanto se non ancora più devastante.
Ma sono società nelle mani di entità straniere e verso di loro l’organo di controllo calcistico sui bilanci, il circo equestre Covisoc, non muove un dito. Perché?
Si ha paura di compromettere le relazioni con USA (Milan e Roma) e Cina?
I maggiori azionisti dell’Inter sono i Suning, che in Cina sono impigliati nello spettacolare fallimento pilotato della conglomerata Evergrande, il maggior operatore immobiliare del paese che ha circa 300 miliardi, in euro, di debito che non riesce a ripagare.
Ad aggiungere altra benzina sul fuoco che divampa sono i debiti con il fisco, per la rateizzazione concesse in epoca lockdown e Covid e su cui lo Stato oggi pretende la restituzione.
All’origine di tutti i mali ci sono le incapacità di amministrazione da parte di presidenti voraci di consenso e trivellatori di bilancio con costi per acquisti e ingaggi fuori dalla loro portata.
Com’è stato possibile finora perpetuare l’abominio contabile che ha portato il sistema pallonaro ad accumulare oltre 4 Miliardi di debiti?
Tramite il ricorso alle famose Plusvalenze, fittizie.
In termini ragioneristici di redazione di bilancio sarebbero una bestemmia, perché generano dei ricavi per aumentata valutazione degli assetti calciatori, sul Conto Economico che descrive il reddito annuale.
Ma non generano entrate creando, al contrario, dei debiti sullo Stato Patrimoniale.
La Covisoc guarda, inspiegabilmente, solo il Conto Economico e dà il lasciapassare alle iscrizioni ai campionati.
In un’intercettazione telefonica che riguardava un altro imputato, il Presidente del Coni Malago’ definiva delinquenti i Presidenti di serie A ed alcuni di B, affibbiando del pregiudicato all’ex(?) presidente del Genoa Preziosi, con il capobanda che oggi siede in parlamento, cioè Lotito della Lazio che riuscì a schierare pure la Salernitana contemporaneamente in A grazie a continue proroghe e magheggi, in spregio a tutti i regolamenti dell’associazione Lega A e soprattutto della FIGC.
Il calcio in Italia è innanzitutto un formidabile strumento di consenso politico, chiedere lumi in tal senso al piduista mafioso che vinceva le Champions League con il suo Milan.
Qualsiasi regola, morale, etica professionale, vengono posposte al tifo e, per proprietà transitiva, alle volpi che pasteggiano nei propri pollai.
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