“Enrico Letta non vuole l’alleanza nel Lazio. Ma così sarà un bagno di sangue. L’inceneritore? La verità è che fin dai tempi del Governo Draghi è stato usato come un pretesto per dividere dem e 5 stelle”

(Luca Telese – tpi.it) – Loredana De Petris, ex capogruppo di Liberi Uguali. Dopo la fine di quella coalizione si è unita a Stefano Fassina e agli altri dirigenti – tutti alla sinistra del Pd – che hanno costruito il “Coordinamento 2050” con l’obiettivo di favorire l’alleanza di tutte le forze di opposizione. Alle politiche il coordinamento ha dato indicazione di voto per il movimento di Conte, e nel Lazio pensa che sia vitale mantenere unite tutte le forze della giunta Zingaretti, quello che un tempo era “il campo largo”.
(Sospirone). Ehhhh… La vedo male.
In che senso senatrice De Petris?
La situazione nel Lazio è ormai su di un binario morto. Siamo giunti ad un paesaggio molto complicato.
Ovvero: non si riuscirà a fare l’accordo tra le forze che oggi governano la Regione?
Mi pare molto difficile.
Lei ha partecipato a tutti gli incontri della possibile coalizione. Di chi è la colpa della rottura?
La responsabilità non è mai da una sola parte. Però avevamo avuto un segnale di apertura, da parte del M5S, e invece…
Cosa è accaduto?
Dopo il nostro incontro di coalizione il Pd ha convocato un attivo con quello che tutt’ora dichiara essere il suo candidato, l’assessore D’Amato.
E cosa comporta?
Questa candidatura è stata proposta da Calenda, fatta propria dal Pd in modo unilaterale, ma non condivisa da nessun altro.
È un gesto che preclude i margini di accordo, a suo avviso?
Ma scusatemi! Se tu ricevi una sola richiesta, che fra l’altro viene da tutti i tuoi possibili alleati, ed è quella di non procedere in maniera solitaria, ma poi invece vai dritto per la tua strada con un tuo candidato…
Cosa?
Tutti capiamo che tu, Pd, in realtà abbia già deciso. Io sono convinta che sia così e ho una mia ipotesi su perché arriviamo così a questo passaggio così delicato.
Cioè?
È un errore fatto oggi, ma questa storia parte da molto più lontano. Dalla caduta del governo Draghi. E forse c’è un retroscena che spiega tutto, collegato al famoso inceneritore del Lazio.
Il vostro lavoro rischia di finire con un buco nell’acqua?
È un paradosso. Abbiamo discusso per giorni di temi e di programmi, trovato molte convergenze tra le diverse componenti coinvolte: la Sinistra, i Verdi, Demos…
E i rapporti più complessi, quelli tra Pd e M5S?
La Taverna, che guida la delegazione del Movimento, lunedì ci ha detto: stiamo chiedendo un incontro per chiarirci, ma il Pd non ci risponde più.
Schermaglie?
Non credo. il Pd non ha convocato quell’attivo con D’Amato, la mobilitazione degli iscritti attorno ad un nome è di fatto l’apertura della campagna elettorale.
Perché voi chiedete “l’azzeramento” del candidato?
Per almeno due motivi. Il primo è di metodo: non ci si può sedere intorno ad un tavolo comune con altri se si è già deciso. È intuitivo.
Lei ha anche un dubbio su D’Amato. Quale?
Ho un buon giudizio su Alessio. È serio, ha lavorato bene nella pandemia.
Tuttavia?
A parte alcuni dubbi che ho sulle gestione complessiva della Sanità nel Lazio, mi chiedo: capisco l’ambizione personale, ma come pensa di vincere se si rompe? Dovrebbe capirlo lui stesso che viene usato solo per rompe“Abbiamo chiesto l’azzeramento della candidatura di D’Amato: non ci si può sedere intorno ad un tavolo se si è già deciso”re.
Le ripeto la domanda: malgrado questi problemi non pensa che possa rimontare?
La legge elettorale è spietata: turno unico, come alle politiche. Anche per le politiche si agitava il voto utile. Ma se ci dividiamo non c’è spazio per i miracoli. Infine un ultimo tema.
Quale?
Non comprendo neanche come D’Amato possa pensare di correre da governatore con una condanna della Corte dei conti per la sua esperienza in giunta.
La ritiene pregiudiziale?
Lasciamo perdere per ora la sentenza: conosco la vita dell’amministratore e so che è dura. Ma D’Amato deve pagare 270mila euro di risarcimento alla regione!
E quindi?
Sarebbe necessario che iniziasse la campagna elettorale pagando questi soldi. Oppure si troverebbe in un conflitto di interessi, dovrebbe astenersi da qualsiasi decisione un pasticcio.
Conosce il vero motivo per cui una coalizione che era unita con Zingaretti è arrivata a questo?
Ho una mia idea.
Quale?
Sono convita che sia stato lo stesso Letta a non volere un accordo.
Per quale motivo?
È stato sconfitto alle politiche, è dimissionario, ma si trova a gestire un possibile accordo politico con un alleato che aveva espulso e sottovalutato. E che ora lo sopravanza.
Si riferisce ai sondaggi.
Mi ha colpito quello de La7 che dà il M5S due punti sopra il Pd. Ma sono un dirigente politica, lo avverto nell’aria.
Perché si ruppe l’accordo delle politiche?
Io di quella querelle sono testimone diretta. Se ricordate, fu dovuta sempre allo stesso inceneritore di cui si parla oggi.
E lei non lo voleva?
No. Infatti mi astenni anche io. Letta ruppe l’alleanza e così abbiamo la destra destra al governo una legge di bilancio assurda.
Esempio?
Quanti ne vuole: piccoli e grandi condoni, e poi i poveri, se sono poveri, è colpa loro. Scelte reazionarie.
Cosa si ruppe allora?
Il costume secondo cui il Pd era abituato ad essere il partito cardine di tutto, con intorno dei cespuglietti. Il sole e suoi satelliti…
E ora?
Se il M5s arriva al 17,4% e il Pd resta intorno al 15, perdi lo status, ma non la tua abitudine a decidere da solo.
Perché?
Di questo cambio di paradigma Letta non riesce a capacitarsene. Anche sulle elezioni regionali conserva l’impostazione di prima. Ma oggi siamo in una situazione molto diversa.
Cosa servirebbe?
Un dialogo alla pari. E invece si fanno ingabbiare da Calenda e Renzi. Solo in Lombardia resistono al terzo polo perché la candidatura Moratti è indigeribile per chiunque.
Ma si può stare tutti insieme?
Inevitabile. I numeri sono chiari sia alle politiche che alle regionali del Lazio.
Cosa doveva fare Letta?
Dimettersi e andarsene, prima del congresso. Io non ho mai visto uno che dice: ho perso ma resto a gestire.
Cosa dovrebbe fare il M5S?
Conte ha sempre detto che con chi non lo ha voluto è difficile accordarsi. E qui si torna al termovalorizzatore.
Cioè?
Era una trappola al momento della crisi, lo è anche oggi.
Cioè?
Il Pd allora ha perseguito la rottura sul termovalorizzatore sapendo che era un pretesto.
Cioè?
Era evidente che non si facesse. Non lo hanno voluto mettere in un decreto ad hoc lo hanno infilato nel decreto Aiuti, scelta assolutamente sbagliata dal punto di vista tecnico e politico.
Perché dal punto di vista tecnico?
Io ho fatto l’assessore a Roma. Hai di fronte due scelte: o l’innovazione o l’inceneritore. Ma anche Zingaretti dice di volere la prima.
E come si risolve il problema rifiuti a Roma?
Si stanno smantellando le linee di Colleferro. Si potenzia l’inceneritore di San Vittore e il sindaco di Roma fa un impianto da 600 mila tonnellate?
Troppe?
È come dire: non vogliamo più la differenziata a Roma. È come rinunciare a qualsiasi progetto green, con un costo di gestione altissimo, insostenibile.
Addirittura?
Per l’Europa quello è il passato. Non solo non avranno contributi, ma saranno anche tassati. Quindi l’inceneritore nel decreto era già per rompere. Anche la scissione di Di Maio è stata coltivata per rompere. È chiaro che si è fatta una scelta disastrosa.
E oggi le regionali?
Possono avere effetti deleteri per tutti. Una seconda sconfitta sarebbe un colpo carico di ripercussioni.
Loredana, la voce della verità. 🌟
Peccato che l’articolo sia scritto/corretto malissimo… a tratti è incomprensibile, con addirittura trasposizioni di interi periodi.
Vabbé, il concetto è comunque passato. 👍🏻
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ORSO GRIGIO
IL FREEZER
Negli ultimi anni lo sport maggiormente praticato da partiti politici e media è stato lo spalamento di merda contro il Movimento 5S.
Ha fatto eccezione Il Fatto Quotidiano, a conferma della regola.
Il rischio destabilizzante rappresentato dai 5S nei confronti del sistema di potere costituito e consolidato da decenni di ingiustizie e privilegi ha scatenato negli intoccabili la reazione più scomposta, e chi se ne frega se questo ha compromesso la stabilità dell’intero paese.
I loro bisogni erano più importanti di quelli delle persone comuni.
Come sempre, del resto.
Tolti di mezzo questi ‘scappati di casa’ restava però da cancellare, per completare l’opera di bonifica, qualsiasi traccia del loro passaggio, e così si sono avventati come iene fameliche contro il reddito di cittadinanza, scatenando l’ennesima guerra fra poveri, in ossequio al sempre attuale ‘divide et impera’, tentando ancora di convincerci che se stiamo male è colpa di chi sta peggio.
Quindi, secondo il nuovo ordine meloniano in vigore, che evidentemente non prevede una sopravvivenza dignitosa per tutti, e forse nemmeno una sopravvivenza e basta, che vadano tutti a lavorare e non rompano troppo i coglioni, altro che bivaccare sul divano.
Il fatto che non siano in condizioni di farlo e soprattutto che non ci sia il lavoro non li sfiora nemmeno, e poi cosa cazzo volete che gliene freghi? Molti di loro il lavoro non sanno nemmeno cosa sia. Se provassero a vivere alzandosi tutti i giorni alle cinque e rompendosi il culo sotto un padrone il resto della giornata per nemmeno ottocento euro al mese, ma anche a mandare avanti una famiglia e a far studiare i figli con poco più di quella miseria, cambierebbero idea.
Ma è un’opzione senza possibilità di verifica.
E’ da gente che conosce i sacrifici che bisognerebbe farsi governare, non da chi straparla di cose che non sa e delle quali non gliene frega comunque un microcazzo di niente.
L’applauso che confartigianato ha tributato alla meloni appena ella ha sentenziato la decisione di sopprimerlo resterà una delle pagine più fetide e vergognose della storia di questo paese.
Stessa cosa per il superbonus. Sarebbe comunque terminato alla fine dell’anno, e creare questo caos era del tutto inutile. Ma dovevano metterci la firma, dimostrare che ce l’hanno più lungo loro. Una prova di potenza della quale sentono il bisogno anche le donne, a quanto pare, soprattutto quelle così mediocri da comportarsi come gli uomini.
Ma hanno vinto loro, i paladini dell’evasione fiscale, dei condoni, degli abusi e dell’impunità, e non c’era da aspettarsi niente di meglio.
E le cose peggioreranno ancora.
Adesso si stanno solo scaldando, ci prendono le misure, aspettano che l’Istituto Luce si schieri compatto dalla loro parte e ne esalti pienamente le gesta, poi affonderanno i colpi fino in fondo.
E non ci sarà nessuno ad impedirlo.
Non ci sarà il pd, perso nel vortice della sua crisi d’identità totale e devastante, ipocritamente convinto che sarà sufficiente cambiare il segretario, mentre invece non cambierà proprio niente. Chiunque sarà, non noteremo la differenza. Sono tutti uguali, vuoti, intercambiabili, renziani dentro.
Tutti con la sola ambizione di vincere, e non importa come.
Bonaccini sta alla sinistra come io alle infradito.
E la Schlein non ha possibilità. E non in quanto donna, ma perché, se anche venisse nominata per una congiunzione favorevole di lune, sarebbe fagocitata anche lei, disinnescata, lobotomizzata politicamente, resa inoffensiva, e quindi integrata nel pd come tutti quelli che dicevano di volerlo cambiare.
Certo che ho visto ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’, voi no?
Che poi, a dirla proprio tutta, anche lei sono tanti anni che sta lì ma non ho visto accadere nessun miracolo nemmeno dalle sue parti, al di là di qualche chiacchiera.
In quel partito, ‘partito’ proprio in senso letterale, non è il segretario da cambiare, e nemmeno gli attuali responsabili, ma la mentalità.
E questo non potrà succedere mai.
E’ un partito morto.
Ricorda quella commedia di qualche anno fa, con Fabio De Luigi, “Metti la nonna in freezer”, dove, alla morte della nonna, la nipote, per poter continuare a riscuoterne la pensione, la mette nel congelatore.
Ora, immaginate il pd al posto della nonna, l’apparato dirigente al posto della nipote, le cariche e il potere al posto della pensione e op-là: è uguale.
La differenza è che il film è una commedia e quella del pd è una tragedia.
E non lo impedirà nemmeno l’altra cosiddetta ‘sinistra’, piena di troppi personaggi in cerca di un autore.
O quella imbucata in Parlamento a traino del pd, che prima candida uno e poi se ne vergogna.
Come li scegliete, i candidati? Su quale ruota del lotto?
Perché se li scegliete a caso, senza sapere niente di loro, è un disastro vero e sembra che vi servano solo bandierine per la vostra campagna elettorale, ma se invece credete in quella persona e poi alla prima difficoltà la abbandonate a se stessa è pure peggio.
E nemmeno calenda e renzi, figuriamoci, che stanno già proponendosi pateticamente al posto della lega, come guitti in cerca di un ingaggio in qualche compagnia teatrale, e non importa quale.
Non la farà nessuno, l’opposizione.
Non i partiti, ma nemmeno i media, già tutti in posizione prona e con due metri di lingua pronti a colpire. Nel senso di leccare, naturalmente.
Ma in fondo non c’è niente di nuovo, Cocciante direbbe che era già tutto previsto.
Quello che la meloni porta avanti è il programma di draghi, e va bene a tutti. All’America, all’Europa, all’attore NATO zelensky, a servegnini e a tutto l’Istituto Luce, alla confindustria, alle banche, al vaticano, e pure alla Biritullera e alla Polisportiva di Sargiano.
Agli stronzi come noi, meno, ma è solo un dettaglio.
Ogni tanto qualcuno alzerà un po’ la voce, solleverà distinguo ed eccezioni, ma è tutto un gioco delle parti.
Ci prendono solo per il culo.
E il reddito di cittadinanza, tranne il M5S, l’avrebbero tolto anche gli altri.
Già, rimane giusto il Movimento, unica opposizione possibile.
Ma lo vedo fermo, incerto, ambiguo, spento.
Forse mi sbaglio, sarebbe già la seconda volta che succede.
In ogni caso si dia una mossa, presidente Conte, perché gli accenni e le ipotesi non ci bastano.
Quello che serve è chiarezza, dire da quale parte si sta, con quali idee, coinvolgere chi ci vuole stare, e agire di conseguenza.
E se non basta la protesta parlamentare servirà la piazza. Ma non quella degli inutili girotondi, o della protesta glamour delle sardine, e nemmeno dei pic nic celebrativi del primo maggio.
Serve quella vera, di lacrime e passione, di sacrificio e di rabbia.
Servirebbe, almeno, perché in piazza fa freddo, non ci sono tavolini dove farsi spritz giulivi né apericena. In piazza c’è da confrontarsi con gli altri, condividere con loro la protesta e i bisogni, ma noi siamo troppo persi a specchiarci da soli nei nostri cazzo di telefonini alla ricerca di qualcuno o qualcosa migliori di noi, e in piazza non ci andrà nessuno.
E questo, che siamo inoffensivi e del tutto innocui, chi detiene il potere lo sa bene.
Noi siamo il popolo che qualsiasi regime vorrebbe: ignoranti quando va bene, surgelati pure noi, oppure egoisti e furbetti che hanno per obiettivo primario di fregare il prossimo, non certo di aiutarlo.
Alla fine ci va bene così, le piazze con noi non corrono rischi
E chi non ce la farà, beh, saranno cazzi suoi.
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Mitico Orso grigio, ma con un piccolo difetto: si deprime e, come già accaduto, “vede” il m5s, con Conte, fermo, non reattivo.
Sbagli anche stavolta, caro Luciano… le piazze stanno arrivando e non saranno quelle dei girotondi, ma dei racconti della gente vera, dei famosi “divanisti” che porteranno le loro verità, descriveranno le loro “visioni dal divano”, leggermente diverse da quelle che gli attribuisce strumentalmente M., un’iniziale, una garanzia (anzi, l’altro M aveva almeno iniziali afflati sociali).
Purtroppo, in una cosa in particolare, Orso ha ragione: l’istituto luce sarà sdraiato a tappetino, con tutte le lingue allineate a mo’di frangia… chissà, quindi, se, come e quanto si verrà a sapere delle piazze che verranno.
Ps Sopperiremo noi.
🌟🌟🌟🌟🌟
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Io cambierei in titolo in ” “Il Pd non può più essere un partito del centrosinistra”
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All’inizio Luca Telese precisa che : “… il coordinamento 2050 …pensa che sia vitale mantenere unite tutte le forze della giunta Zingaretti, quello che un tempo era il campo largo”. Poi, la signora De Petris afferma che ” bisogna parlare con tutti, trattare, sedersi intorno a un tavolo per decidere etc.ra” Insistono nel non capire che c’ è contraddizione e che i votanti M5S di certa sinistra ” contaminata” dal PD anche se dissociata dopo, non ne vogliono nemmeno sentire parlare. NON CI FIDIAMO PIÙ.
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Parli a nome di TUTTI?
Confondi Pd e sinistra?
Questo atteggiamento porta solo all’isolamento e, derivando dalla pura ricerca di consenso, non è quello che serve al Paese.
C’è un mondo di vera sinistra che non si riconosce più nel PD e cerca una collocazione politica: è facile e scontato individuarla nel M5S e respingere qualsiasi contributo sarebbe pura arroganza.
Conte è il primo che ambisce ad attrarre nella nostra orbita tutte le istanze che perseguono, in una comune visione, temi e misure condivisibili, siano esse politiche, culturali, civili.
Dobbiamo costruire ponti, non muri, allargare la platea.
I muri proteggono dalle “contaminazioni” (ma non mi sembrano contaminati i vari De Petris, Fassina etc), ma isolano, rendendoci ininfluenti…
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Gentile Anail, certamente non uso il ” plurale majestatis” quando scrivo “noi”. Indico una cerchia di persone che conosco. Ciò precisato, la sig.ra De Petris salva il campo largo della Giunta Zingaretti. Al contrario, considero quella Giunta ( dunque anche le sue componenti) il peggio degli ultimi 5 anni. L’opposizione cieca a V. Raggi, a qualsiasi sua iniziativa alla faccia e sulle spalle dei Romani, la collocazione insopportabile del m5s Lazio – con la sig.ra Lombardi in testa – che si è schierato, entrando in Giunta – con le politiche negative di Zingaretti, mi obbligano a certe considerazioni. Infine, mi permetta di insistere: tra quanto scrive, riassumendo, Telese – la salvaguardia/ autoassoluzione della Giunta Zingaretti – e la ricerca del consenso ampio richiesto dalla sig.ra De Petris vi è una contraddizione. A mio parere insuperabile.
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Ma infatti, caro Paolo, non mi riferisco affatto alla Giunta Zingaretti, nominata da Telese nell’incipit e a cui la De Petris risponde subito che “la vede male”.
“Loredana De Petris, ex capogruppo di Liberi Uguali. Dopo la fine di quella coalizione si è unita a Stefano Fassina e agli altri dirigenti – TUTTI alla SINISTRA DEL PD – che hanno costruito il “Coordinamento 2050” con l’obiettivo di favorire l’alleanza di tutte le forze di opposizione.”
Mi riferisco a QUESTE forze di opposizione e credo, tutto sommato, anche lei…forse perciò rilevi una contraddizione.
Anche nel mio commento non so quante volte ho esplicitamente o implicitamente escluso il Pd.
QUESTO PD credo che lo escluda anche lei, da ciò che dichiara ad ogni piè sospinto…
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Lasciamo fuori i partiti un attimo, uno in particolare.
Se chiedessimo ad ogni maschera, quelle di area sedicente “progressista” (ne ho viste alcune gonfiare il petto e dichiararne convintamente l’appartenenza, quelle maschere che appestano tutti gli schermi ogni giorno), qual è il motivo della presa di potere di questa destra, sarebbero capaci di spiegarlo per ore ed ore, con argomenti che girano molto al largo dalla loro categoria. E se queste maschere vendono ancora una quota discreta di giornali, significa che una certa quantità di allocchi crede ancora alle loro menzogne.
Però di una attenuante c’è: si tratta di fuoriclasse superlativi e assoluti per quanto riguarda la manipolazione delle masse.
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