Ora no, proprio no. “Una piattaforma di opposizione comune con il Pd adesso non è pensabile” ripete già da giorni ai suoi Giuseppe Conte. E non può certo aver cambiato idea dopo l’intervento del segretario dem Enrico Letta di domenica, a Che tempo che fa: “Mi sento di fare un […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Ora no, proprio no. “Una piattaforma di opposizione comune con il Pd adesso non è pensabile” ripete già da giorni ai suoi Giuseppe Conte. E non può certo aver cambiato idea dopo l’intervento del segretario dem Enrico Letta di domenica, a Che tempo che fa: “Mi sento di fare un appello, dobbiamo fare insieme il più possibile l’opposizione”. Un invito rivolto a tutti i partiti non di governo: ai centristi Carlo Calenda e Matteo Renzi, ma soprattutto ai Cinque Stelle, di cui Letta teme l’avanzata in termini di consensi, sempre conquistando spazio a sinistra. Così il segretario Pd tende la mano agli ex alleati anche con l’obiettivo di non lasciarli in beata solitudine. Non solo: diversi maggiorenti locali dem vorrebbero un riavvicinamento anche in vista delle prossime Regionali, partendo da quelle nel Lazio a inizio 2023. Ma il Movimento ha altri piani, ossia aspettare il congresso del Pd e un nuovo leader per i democratici, al posto di quel Letta con cui la frattura pare insanabile. Nell’attesa, punta a riprendere altri punti nei sondaggi ai dem. Per questo Conte è rimasto gelido di fronte all’appello dell’ex alleato. “Non servono caminetti o incontri, l’opposizione si fa con i fatti” è il ragionamento dell’avvocato.
Non può stupire, visto anche quanto ha ribadito ieri in chiaro a El Pais: “Il M5S è un partito progressista, ma il Pd oggi cerca la sua strada ed è fuori luogo parlare di alleanze”. Un altro modo per dire che prima del congresso non c’è spazio per patti. D’altronde a sbarrare la porta parlando all’Adnkronos provvede il vicepresidente Riccardo Ricciardi: “L’appello all’unità andava fatto prima delle elezioni, non dopo. Mi sembra davvero paradossale che da Letta arrivi solo dopo il voto: e poi non vedo spazi per una politica comune”. Parole analoghe a quelle di un’altra vicepresidente, Alessandra Todde: “Vogliono fare un’opposizione unica dopo settimane in cui ci hanno attaccato ogni giorno preferendo parlare di agenda Draghi e di voto utile”. Sullo sfondo, ancora la partita del Lazio. Con un big che riassume: “Tanti attivisti ci hanno già fatto sapere che non se ne parla di tornare con i dem”. Non adesso, almeno.
Tempo fa scrissi -credo qui – che Letta era una persona scialba e senza attributi politici. Lo ha dimostrato ampiamente e, anche se sarà sostituito, resta il fatto che il PD è un partito senza anima da cui Conte farà bene a starne alla larga, a meno che non recuperi e attui quei valori e quegli orizzonti di Sinistra che oggi non sono più rimandabili.
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Il PD dovrà essere inghiottito e digerito dal M5S, solo così ce ne libereremo.
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Luca se fossi in te aggiungerei anche evacuato dopodiché tirare lo sciacquone.
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Non volevo essere così esplicito XD
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De Carolis è un infiltrato di repubblica che lavora per FQ, racconta i fatti del M5S con lo sguardo rivolto al PD
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De Carolis è in infiltrato di Repubblica, ottimo. Io ho più volte detto è uno “sotto mentite spoglie” Whaooo.
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Mi era parso!
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Il PD DEVE SPARIRE, è la BALENA BIANCA neanche tanto travestita.
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Ah, e quindi Fazio ha ricominciato con Letta? Il servo di partito non si smentisce!
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Dopo il LettaMaio hanno ancora voglia di prendere in giro il Movimento?
Conte fa bene a mandarli in c…!
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Per ottenere l’assorbimento del Pd, il M5* deve però diventare – progressivamente, come suggerisce l’aggettivo “progressista” adottato da Conte – un partito di sinistra. Capisco che il termine sinistra è stato fin troppo inflazionato e, in pratica, può voler dire tutto e niente, basti pensare che se ne sono appropriati Letta & C., il che appare evidente un’assurdità, una contraddizione in termini. Ma non ne faccio una questione di terminologia, a me basterebbe che lo fosse nei fatti anche se continuerà ad autodefinirsi progressista (un termine anche questo che nella sua storia ha conosciuto vari significati).
In linea di massima la sinistra in questi ultimi 30anni si è occupata praticamente solo di diritti civili (divorzio, aborto, gay etc.) oscurando completamente i diritti economico/sociali. E’ su quest’ultimi che i 5* devono ancor più caratterizzarsi e battere le posizioni interne del Pd schierate, a mio parere irredimibilmente, su posizioni neoliberiste. Inoltre, deve maturare una teoria critica della società (dove tutto è diventato merce) che comprenda tutti gli aspetti della vita sociale. Sarebbe interessante avviare una riflessione sulle nefaste trasformazioni recenti del neoliberismo e del loro influsso, tra l’altro, anche sul versante della democrazia, alias accentramento delle decisioni come ha dimostrato di voler fare Draghi. Se questi andrà al Colle, con Donna Giorgia al governo… potremo cominciare a dire addio alla democrazia.
Onde evitare l’accusa di supercazzolismo, dico subito che sarebbe bello che nel programma del M5* ci fosse il ripristino dell’art.18, l’annullamento di tutti i contratti precari e – perché no? – anche il ripristino della scala mobile, l’annullamento o quasi delle tasse universitarie e molto altro ancora.
Una domanda: che ne è stata della proposta di nascita di banche commerciali distinte dalle banche di affari finanziario-speculative??
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