(Stefano Rossi) – Da quando è in politica il Prof. Giuseppe Conte sui giornaloni si ripete un commento talmente abusato che è diventato Prêt-à-porter : “abito sartoriale”.

Siamo passati dall’invidioso commento di Massimo Giannini “mercante levantino” a “giuseppi” per giungere all’immancabile precisazione sugli abiti sartoriali di Conte.

Come fosse un difetto o un problema.

La bella presenza, la sua educazione, il modo di fare del Prof. Conte sono lontanissimi da quelli dei suoi avversari politici. E questo deve innervosire i pennivendoli al servizio di questi ultimi.

A proposito di abito, non ho ancora letto un commento sull’insopportabile spezzato di Enrico Letta: pantaloni di cotone sgualcito verde e giacca di lana blu. Un cazzotto dritto negli occhi fa meno male.

Ma non è che a Enrico Letta manchino i pantaloni da abbinare alla giacca. Anzi. La giacca fa parte di un abito ma lui, per convincere il popolo di sinistra, ha forse pensato di presentarsi un po’ più demodé.

Come il Pd. E i risultati si sono visti.

Di Salvini è inutile parlare di abiti. Era meglio Bossi in canotta e sigaro: guascone fino in fondo.

Salvini non ci pensa proprio a vestirsi bene anche perché dopo si mette sui prati con una capra per una diretta su Tik-Tok.

Su Berlusconi alzo le mani. Mi arrendo subito. A parte questi ultimi anni, nel complesso gli abiti sartoriali li ha sempre sfoggiati ma, casualmente, nessuno ha mai insistito sul particolare.

No, su Conte c’è una guerra latente, silenziosa ma costante. Intanto è del Movimento, quindi, ogni pretesto è buono per criticarlo.

Poi è educato, preparato e, per giunta,  sa pure vestire bene.

E poi il fazzoletto da taschino!

E questo è veramente troppo per una certa cricca fatta di politici-imprenditori-pennivendoli che schiumano come lumache ogni volta che il Professore si mette la pochette.

Tornano a casa e litigano pure con le mogli. Sicuro.