(Stefano Rossi) – Oggi apprendiamo che molti personaggi di sinistra, che preferiscono definirsi progressisti, hanno firmato un accorato appello al Pd ma anche al Movimento del Prof. Conte, per definire il futuro che li attende all’opposizione e non solo.

Giustamente chiedono un cambiamento radicale nelle scelte e nelle strategie, non certo politiche ma sociali ed economiche; difatti scrivono: “Non è cambiando segretario che il Pd può rigenerarsi e recuperare la perduta rappresentanza dei bisogni e degli interessi popolari. Ma trovando il coraggio di ripensare profondamente sé stesso, e di andare finalmente oltre sé stesso”.

Si preoccupano di dire che il campo “progressista” non è un monopolio del Movimento.

E questo è il fondo del barile.

Se è vero che tra i firmatari ci sono parlamentari del Pd, preoccuparsi che a sinistra o nel campo progressista, che dir si vuole, ci sia solo il Movimento 5 Stelle, la dice lunga sullo stato dell’arte nel Pd.

Ma è un buon inizio. Pochino ma buono.

Ma c’è un particolare.

Il Prof. Giuseppe Conte aveva scritto una lettera al presidente Draghi indicando 9 punti per superare l’impasse in cui era sprofondato il governo. Attende ancora risposte.

A differenza di quella firmata oggi, quella del presidente Conte, mette nero su bianco i temi sociali ed  economici imprescindibili: Reddito di cittadinanza, Salario minimo, decreto dignità, taglio del cuneo fiscale, transizione ecologica e tutela dell’ambiente (ora disciplinati nella Costituzione), Superbonus 110%, definizione agevolata dei debiti con il fisco, questi i punti salienti.

A sinistra si sono levati solo scudi, critiche, dubbi solo perché si tratta per la prima volta di un programma che interessa ai cittadini più deboli, cioè, quei cittadini che una volta votavano a sinistra e venivano difesi dalla sinistra.

Ora non più

E quando si riconosceva del buono, per esempio, sul Reddito di cittadinanza, subito arrivavano puntuali le bordate dai giornali di sinistra e nelle trasmissioni televisive ostili al Movimento e, come dire, vicine al Pd.

Non basta che alcuni esponenti del Pd, che per altro non hanno ricoperto ruoli importanti, implorino alleanze e programmi degni di nota.

Questa volta serve uno sforzo in più.

Dovrà essere tutta la nuova segreteria del Pd a farsi carico di questi timori e stilare un programma che possa accontentare non i partiti ma finalmente i cittadini italiani lasciano perdere i cani sciolti che sulla carta stampata e in Rai fanno da contraltare ad ogni occasione.