L’impresona di Giggino e i manager vecchi amici. La disastrosa campagna elettorale di Impegno civico è stata foraggiata da circa 300 mila euro di donazioni private. Investimenti a fondo perduto. La disastrosa campagna elettorale di Luigi Di Maio e Impegno civico – 0,6% a livello nazionale e sconfitta nel collegio di Napoli – è stata foraggiata da circa […]

(DI LORENZO GIARELLI E TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano) – Investimenti a fondo perduto. La disastrosa campagna elettorale di Luigi Di Maio e Impegno civico – 0,6% a livello nazionale e sconfitta nel collegio di Napoli – è stata foraggiata da circa 300 mila euro di donazioni private. La lista dei generosi, o scriteriati finanziatori contiene 44 voci, con gettoni compresi tra i 500 e i 50 mila euro.
Nell’elenco non mancano le sorprese. La più grande è il nome di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano protagonista dell’inchiesta Consip (per lui la procura ha chiesto 4 anni e 10 mesi) che iniziò a far scricchiolare il potere renziano, nonché editore del quotidiano Riformista. Romeo ha finanziato la campagna di Di Maio con un assegno da 10 mila euro (donati a titolo personale e non tramite la sua azienda, la Romeo Gestioni Spa).
Nei suoi anni al centro del potere, vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, poi al Lavoro, infine agli Esteri, Di Maio ha inevitabilmente coltivato rapporti e amicizie, spendendosi con particolare energia nelle partite delle nomine e piazzando diversi uomini di fiducia nelle aziende di Stato. Per il suo ultimo ballo elettorale, a quanto pare, ha chiesto di restituire un po’ di generosità. Nell’elenco figura un’altra donazione da 10 mila euro che porta il nome di Vincenzo Federico Sanasi D’Arpe, manager di antica fedeltà renziana che però nel 2020 fu nominato amministratore delegato di Consap (partecipata del Mef) sotto la regia del Movimento 5 Stelle.
Ancora 10 mila euro arrivano dall’Almas Partecipazioni Industriali, l’impresa di Paolo Scudieri, che tra l’altro figura tra i soci del Comitato Leonardo, del quale Di Maio è a sua volta socio onorario.
Trentamila euro invece sono donati da Marco Rotelli, figura con vent’anni nel mondo delle Ong, che quest’anno ha ottenuto la prestigiosa nomina di Deputy Humanitarian Coordinator (vice coordinatore umanitario) nella missione Onu in Ucraina. Trentamila euro sono arrivati anche dall’Università telematica Niccolò Cusano, che Di Maio ha visitato da ministro lo scorso 21 luglio, intrattenendosi per un colloquio privato di mezz’ora con il presidente dell’ateneo Stefano Bandecchi (coordinatore nazionale del partito alfaniano Alternativa Popolare).
Tra le varie imprese (per lo più piccole e medie, nei settori trasporti ed energia) spicca la donazione più generosa di tutte: i 50 mila euro di Energas, fra le più importanti aziende italiane di Gpl. È la stessa Energas contro la quale Di Maio, ancora grillino, protestava nel 2015. All’epoca vicepresidente della Camera, già istituzionale ma comunque battagliero, scese in campo per dire “no” al mega impianto Energas da costruire a Manfredonia (Foggia). La battaglia contro il progetto è andata avanti negli anni ed è ancora in corso, nel frattempo per Di Maio qualcosa è cambiato.
È entrato in contatto con “la cosa”.
Assimilazione completata.
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Secondo me è più l’invasione degli ultracorpi, qualche baccello ha fagocitato Di Maio e l’ha clonato.
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Se ci sono questi personaggi che foraggiano le campagne elettorali con 10.000/50.000 € di politici del calibro di Di Maio che vale uno 0 virgola, c’è da chiedersi quanto hanno versato nelle tasche di tutti gli altri politici con quotazioni che superavano la soglia di sbarramento. Un aiutino (in campagna elettorale o alle fondazioni) non si nega a nessuno: soprattutto si aspetta poi il tornaconto degli eletti che sono stati foraggiati….
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Politici a caccia di soldi
e
soldi imprenditoriali a caccia di protezioni.
Che schifo.
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