Insomma eccoci. “Todos populistas”, come dice Calenda Carlo, del Sesto Polo, battuto anche dal Berlusconi ceramicato di Tik Tok, ma sempre avvolto, lui che è sèrio, dal cappottino di saliva dei media. Si è letto di tutto, e ancora si leggerà, ma […]

(Alessandro Robecchi – ilfattoquotidiano.it) – Insomma eccoci. “Todos populistas”, come dice Calenda Carlo, del Sesto Polo, battuto anche dal Berlusconi ceramicato di Tik Tok, ma sempre avvolto, lui che è sèrio, dal cappottino di saliva dei media. Si è letto di tutto, e ancora si leggerà, ma insomma, di colpo l’agenda Draghi è diventata di piombo, ed è caduta sui piedi di chi la sventolava come un feticcio, ferendolo a morte. Chi l’ha sempre combattuta dall’opposizione (Meloni) ha vinto in carrozza, si sapeva; chi se ne è dissociato chiedendo correzioni e revisioni (Conte) ha fatto una discreta rimonta (dal 7-8 per cento di luglio al 15). Gli altri nisba, compresi i due noti caratteristi che candidavano “Supermario” a Palazzo Chigi senza dirglielo e contro la sua volontà.
Ci sarà tempo di parlare di politica, anzi speriamo che si ricominci a farlo. Ci si chiede però – in questa rubrichina su narratori & narrazioni – se non sia ragionevole anche occuparsi un po’ del sistema della comunicazione, che per quasi due anni ci ha presentato Mario Draghi come un tabù intoccabile, qualcosa tipo Maradona+Gesù Cristo+Einstein, che chi si permetteva di contrastare, o anche solo di arginare o criticare, veniva colto da anatema e malocchio. Come osi? Come ti permetti? Sei stato a Princeton, tu? Sei stato ad Harvard? E ancora conservo con gioia un meraviglioso ritaglio d’agenzia (Adnkronos, luglio 2022), con il senzatetto Emanuele che ai cronisti diceva “Mario Draghi ha fatto molto per noi clochard”, giuro. Mirabile sintesi di quel che era diventato a un certo punto il Paese: un altarino dedicato al culto draghista, all’osanna perpetuo per l’Intoccabile e Incriticabile. E credo che anche a Draghi questo culto draghista abbia dato a un certo punto un po’ fastidio, cioè, speriamo.
In ogni caso, poi, all’apparir del vero, tutti quelli che non sono stati a Princeton, né ad Harvard, né seduti ai desk di giornali e televisioni dove si decidono titoli e ospiti, hanno detto la loro, votando. E si è scoperto che quella narrazione era altamente farlocca, molto sovradimensionata, addirittura caricaturale. Da qualunque parte la si guardi, la capacità dei grandi media di descrivere il Paese, di sentirne il polso, di auscultarne battiti e pulsioni, ha fallito miseramente, in modo – visto oggi – che sfiora il ridicolo. Da una parte, un tecnico mandato dalla Provvidenza, incriticabile per definizione e dogma, dall’altra astruse forme di vita senza arte né parte, populisti quando va bene, “scappati di casa”, insulto di moda presso quelli che si credono “competenti”. E si è visto, porelli.
Insomma, delle due una: o si dà ragione a Calenda, e sono tutti populisti tranne lui e grandissima parte dell’informazione; oppure bisogna fare una riflessione sui media tutti, e dire che i sapienti osservatori della realtà hanno osservato un po’ a cazzo, con le loro lenti deformanti, che la realtà era diversa e non l’hanno vista: per cecità, o convenienza, o ordini dall’alto. Con coerenza, tra l’altro, perché l’osanna al potere tecnico ed elitario veniva da un altro potere tecnico ed elitario, che si sente moralmente migliore, culturalmente più attrezzato e in definitiva buono, mentre tutti gli altri sono brutti, sporchi e cattivi. E populisti. Ora, poverini, gli toccherà riposizionarsi, ma non mi farei grandi illusioni: non c’è niente come gli adoratori di élite – che si sentono essi stessi élite – per creare nuove élite a cui ubbidire. Aspettiamo “Meloni ha fatto molto per noi clochard”, o varianti consimili. Questione di tempo.
Piccola riflessione a margine…. perché la stampa italiana non è mai salita sul carro dei 5 stelle, neanche quando questi hanno preso il 33% ?
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Risposta semplice: perché la stampa italiana appartiene a chi ha solo da perdere se le ricette del M5S venissero messe in pratica. Guarda come hanno fatto in fretta a smantellare la riforma Bonafede: prima ci ha pensato il cazzaro verde facendo sì che partisse con un anno di ritardo, poi la vomitabia con la sua schiforma.
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Mah, direi che brutti, sporchi e cattivi x voi del FQ sono tutti i giornaloni e i partiti, tranne i 5*e Conte, che li ha portati al meraviglioso risultato del 15% (dal 33) con una campagna che presenta il Sud come la terra del poracciume (ne siamo davvero contenti noi meridionali), dimenticando che Conte è il principale (se non l’unico) responsabile della vittoria della peggiore destra, che ci rende tutti neri (di nome e di fatto).)
Il cappottino di saliva Travaglio ( che ha toppato nelle sue previsioni tante volte ma, tediosamente ostinato, accusa solo i colleghi) e i suoi dipendenti lo confezionano ogni giorno attorno al loro eroe, oggi trasformato in campione del progressismo.
E i tifosi del blog applaudono.
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Tu stai grave veramente. Malato di scemenza
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Veramente chi li fatti precipitare è stato Di Maio, zerbino del cazzaro verde prima e dello sparviero-sciacallo draghi. Già dimenticata l’ecatombe delle Europee?
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“Povero diavolo che pena mi fa(i)”
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Per Francesco. La tua domanda è retoric. Lo sappiamo benissimo perché la grande stampa non ha mai detto niente di buono sui 5 stelle nemmeno quando avevano il 33%. Perché è in mano a pochi ricchi proprietari che stanno tutti dalla parte opposta al Movimento, mentre nella spartizione dei canali televisivi i 5 stelle sono stati estromessi di brutto anche se erano il primo partito del Parlamento mentre non valeva nemmeno il manuale Cencelli e il Pd ha regalato la televisione a Berlusconi o ai suoi sodali come Cairo.
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@viviana… retorica sì, ma facciamo sempre bene a ricordare la risposta… non si sa mai che qualcuno non capisse!
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