Via libera. A pensioni e cuneo il 15% dei fondi. Confermate le misure sull’energia. Protestano  le utilities: “Sarà default”. In conferenza stampa, dopo il Consiglio dei ministri, Mario Draghi parla di decreto “di proporzioni straordinarie”. Accompagnato dai ministri […]

(DI CARLO DI FOGGIA – Il Fatto Quotidiano) – In conferenza stampa, dopo il Consiglio dei ministri, Mario Draghi parla di decreto “di proporzioni straordinarie”. Accompagnato dai ministri Daniele Franco (Economia) e Roberto Cingolani (Transizione ecologica), approfitta del via libera al nuovo dl Aiuti per un bilancio finale, in cui si elogia spesso per il lavoro fatto, anch’esso “straordinario”: aiuti per 35 miliardi contro il caro bollette (“3-4 finanziarie”), ma soprattutto i numeri dell’economia oltre le attese, con la crescita acquisita pari al 3,4% per il 2022 (“smentita anche la Confindustria”, gongola). Poi però ammette che in autunno la crisi energetica e i prezzi alle stelle del gas “danno previsioni preoccupanti”, ma non annuncia provvedimenti per prevenirla, mentre Cingolani snocciola numeri a raffica sulle forniture alternative alla Russia ed esclude “razionamenti” di gas in inverno.

I 17 miliardi stanziati ieri potrebbero dunque essere l’ultimo provvedimento economico del governo. Le cifre saranno “straordinarie”, ma quelle sugli aiuti lo sembrano un po’ meno, soprattutto ai sindacati. Cgil e Uil parlano di “elemosina”. Il premier gli aveva promesso che non sarebbe stato prorogato il bonus da 200 euro, in favore di un intervento sul “cuneo fiscale” e sulle pensioni. Dopo le proteste, il Cdm rivede al rialzo le cifre dello 0,2% portando all’1,2% il taglio fino a dicembre dei contributi previdenziali per i lavoratori fino a 35.000 euro di reddito (che si somma allo 0,8% della vecchia manovra). Viene poi alzata, da ottobre, al 2% la rivalutazione delle pensioni e anticipato il conguaglio. La prima misura vale 1,2 miliardi, la seconda 1,5: 2,7 miliardi sui 17 del decreto. In pratica, a lavoratori e pensionati arriverà una cifra pari alla metà del bonus 200 euro. È la tesi dei sindacati ma anche di pezzi della fu maggioranza Draghi: ieri lo hanno ammesso sia la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra che il ministro del Lavoro Orlando. “Non tutti i sindacati però sono scontenti”, replica Draghi, riferendosi alla Cisl.

Sul fronte energia, il governo invece proroga le misure messe in campo finora, un pacchetto che vale 7,7 miliardi: vengono rinnovati il bonus sociale, che sterilizza gli aumenti per le famiglie in difficoltà (con Isee fino a 12mila euro), l’abbattimento degli oneri generali in bolletta, l’Iva al 5% sul gas, il credito d’imposta per le imprese che acquistano gas ed energia (vale 3 miliardi) e lo sconto sulle accise (fino a settembre). Nelle bozze, al momento, resta confermata la misura che impedisce alle aziende che vendono elettricità di modificare unilateralmente i contratti fino al 20 ottobre. Nell’idea del governo serve ad arginare l’ondata di lettere che le compagnie stanno spedendo ai clienti dopo gli aumenti stratosferici dei prezzi del gas (che fissano quello di tutta l’energia venduta in Ue).

Per Utilitalia, la Confindustria delle multiutility, “rischia di avere effetti traumatici, con il rischio di default per le aziende fornitrici e gravi danni per gli utenti finali”. Il problema non è da poco e l’arco temporale del governo non sembra casuale. Il 10 settembre, infatti, le utilities devono dichiarare da dove si approvvigionano di gas in base ai volumi storici erogati, se non possono dichiarano default di fornitura facendo scattare quella di emergenza, quasi sempre affidata al colosso pubblico Snam, su cui quindi rischia di scaricarsi il peso della crisi autunnale che aspetta il mercato del metano. Nei giorni scorsi, l’Authority per l’energia (Arera) ha lanciato l’allarme parlando di bollette destinate a raddoppiare in autunno e di “rischio di tenuta del sistema elettrico” a causa dei prezzi folli e delle difficoltà a trovare gas per gli operatori. La misura infilata nel decreto scarica il problema a valle, ma non è detto funzioni e infatti resta condizionata al via libera dell’Arera e potrebbe essere “riperimetrata in base alle dimensioni dell’impresa fornitrice”.

Sempre sul fronte energetico arriva anche una stretta ai controlli che dovrebbe costringere le imprese del settore a pagare la tassa sugli extra-profitti generati dlal’aumento dei prezzi e voluta a marzo dal governo. Al momento si è rivelata un flop, con un buco di 7 miliardi. Draghi ha parlato di “atteggiamento inaccettabile” e minacciato altri interventi.