È incredibile come Di Maio sia stato modificato (geneticamente?), abbrutito e divelto dal potere. Dal palazzo. Dalla poltrona. L’uomo che sussurrava ai Gilet gialli, sconfiggeva la povertà sui balconi e immaginava Pinochet in Venezuela […]

(di Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano) – È incredibile come Di Maio sia stato modificato (geneticamente?), abbrutito e divelto dal potere. Dal palazzo. Dalla poltrona. L’uomo che sussurrava ai Gilet gialli, sconfiggeva la povertà sui balconi e immaginava Pinochet in Venezuela tra un congiuntivo stuprato e l’altro, è oggi un Mastella dei poveri. Son soddisfazioni. Il primo Di Maio voleva aprire la scatoletta di tonno, il Di Maio attuale è il tonno. Neanche Fabris in Compagni di scuola era invecchiato così male.

Di Maio non è mai stato un “bibitaro” sprovveduto. Al contrario, dei politici della sua generazione è sempre stato uno dei più dotati e scaltri. Per questo vederlo così innamorato di Draghi mette tenerezza. Neanche Bondi con Berlusconi era così accecato dall’amore (e dall’arrivismo, e dal servilismo). Questo azzerbinamento indecoroso lo ha peraltro mandato più volte fuori giri. A Di Maio è accaduto durante la corsa al Quirinale, nel corso della quale il Fabris di Avellino avrebbe dato financo un rene pur di vedere SuperMario al Colle. Ed è poi successo di nuovo con la scissione di qualche settimana fa, che ha dato origine al mitologico “Insieme per il futuro (di Luigi)”, congrega elettoralmente infinitesimale che potremmo definire una sorta di “Italia Viva degli scalzacani” (e condoglianze a chi, come Sileri e Azzolina, è riuscito a suicidarsi così bene, riducendosi a un Di Stefano o una Castelli qualsiasi). Questa scissione ha in realtà liberato le mani a Conte, che si è trovato da un lato destabilizzato e dall’altro liberato dalla zavorra dimaista, potendo quindi elaborare l’agognato strappo. Certo, Di Maio nel Palazzo continua a essere molto più forte e furbino di Conte. Infatti il Fabris campano sta operando per accalappiare altri peones (i Crippa e D’Incà sembrano in rampa di lancio), ma quella che doveva essere una scissione rafforzativa ha finito per indebolire ancora di più Draghi. Bravo Giggino Fabris! Da quando Conte ha strappato, Di Maio è proprio inconsolabile. Frigna di continuo. “Se salta il governo Draghi, saltano il tetto massimo al prezzo del gas europeo, il superbonus, il salario minimo, le riforme del fisco e della concorrenza, il cuneo fiscale non si toccherà e non riusciremo a raggiungere la milestone del Pnrr” (e moriremo tutti). Oppure: “Se noi smettiamo di rifornire la resistenza ucraina, Putin potrebbe arrivare fino ai confini Nato e Ue” (la Russia già confina con Nato e Ue, ma Giggino Fabris ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la geografia). Di Battista ha ora buon gioco a crivellare il vecchio amico: “Di Maio ha mentito così tante volte che in confronto Renzi è un personaggio da libro Cuore”. È un altro capolavoro di Giggino Fabris: essere diventato non dico peggiore di Renzi (è ontologicamente impossibile), ma in qualche modo paragonabile tanto alla Diversamente Lince di Rignano quanto al Cazzaro Verde. Che carriera sfolgorante! Ora, per sancire la trasformazione definitiva in Giggino Fabris, non resta che aspettare un Finocchiaro della politica, uno cioè che lo tratti come il povero Fabris originale (lui sì vittima incolpevole) veniva crudelmente trattato in Compagni di scuola. Tipo: “No, de profilo no! Nun lo posso vede’! Voltatelo, voltatelo! È teribbile! È teribbile!”. Oppure: “È tremendo, è da denuncia! Uno nun se pò presenta’ ridotto così… Deve manna’ ‘n certificato… ma d’ufficio d’igiene però!”. Per poi arrivare al definitivo: “Di Maio, tu c’hai avuto ‘n crollo… d’ottavo grado d’a scala Mercalli però! Guardete com’eri… Guardete come sei… Me pari tu’ zio!”. Che brutta fine, Luigi. Peccato.