Ribaltone. Sulle offerte delle imprese private il gruppo di Insieme per il futuro ha votato con le destre. Il Pd ha dato il via libera ma il ministro assicura che vigilerà. Dopo l’urlo un po’ sguaiato del settembre 2018 con cui dal balcone di palazzo Chigi Luigi Di Maio annunciava l’approvazione del Reddito di cittadinanza […]

(DI SA. CAN. – Il Fatto Quotidiano) – Dopo l’urlo un po’ sguaiato del settembre 2018 con cui dal balcone di palazzo Chigi Luigi Di Maio annunciava l’approvazione del Reddito di cittadinanza, alla scena di due giorni fa, con il voto degli emendamenti al Decreto Aiuti, in cui il nuovo gruppo del ministro degli Esteri ha contribuito a dare una picconata alla misura simbolo dei 5 Stelle. Tanto che ora bisognerà vedere come ne uscirà il ministero del Lavoro chiamato a varare un decreto attuativo.

La novità introdotta è molto cara alle destre (e a Confindustria) e infatti è frutto di una doppia proposta a firma della leghista Rebecca Frassini e del berlusconiano Paolo Zangrillo. La riformulazione che ha unito i loro due testi spiega che d’ora in poi per chi usufruisce del reddito di cittadinanza “le offerte di lavoro possono essere proposte direttamente dai datori di lavoro privati”. E “l’eventuale mancata accettazione dell’offerta congrua (corsivo nostro) da parte dei beneficiari viene comunicata dal datore di lavoro privato al centro per l’impiego competente per territorio anche ai fini della decadenza del beneficio”.

L’applicazione concreta è demandata a un decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, “da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione”, in modo da definire le “modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta congrua”.

Il passaggio parlamentare è passato un po’ sotto silenzio. Alla proposta di emendamento, infatti, il sottosegretario Federico Freni, in rappresentanza del governo, ha espresso parere favorevole dopo essersi consultato con il ministro Andrea Orlando. Subito dopo è però intervenuto, a nome dei 5 Stelle, Luigi Gallo annunciando il voto contrario del suo gruppo anche perché il provvedimento depotenzierebbe il ruolo dei centri per l’impiego. A quel punto Freni si è impegnato ad accogliere un ordine del giorno finalizzato a sensibilizzare le regioni “affinché i centri per l’impiego siano messi nelle condizioni di poter esercitare pienamente le proprie funzioni”.

Ma ad accorgersi della portata politica della decisione sono stati i parlamentari di Fratelli d’Italia, Paolo Trancassini e Marco Osnato. I quali hanno preso la parola per affermare, il primo, che “il fronte delle forze politiche che esprimono una posizione critica nei confronti del reddito di cittadinanza si va sempre più ampliando e ciò costituisce un fatto politico rilevante”. Il secondo sottolineando il “fatto politico di notevole rilevanza, meritevole di una discussione ben più ampia, che rappresenta un punto di svolta su uno dei temi politici, quello del reddito della cittadinanza, di maggiore rilievo nell’attuale legislatura”.

Ed è senz’altro così. Il fatto politico lo spiega al Fatto lo stesso ministro Orlando: “Se abbiamo dovuto dare parere favorevole è perché con la convergenza tra centrodestra, centristi e gruppo Di Maio saremmo andati sotto”. Orlando ne fa insomma una questione di tattica parlamentare obbligata riservandosi di garantire nella stesura del decreto attuativo che i criteri di congruità “non consentano un utilizzo arbitrario e ricattatorio da parte delle imprese” della nuova norma.

Il problema infatti non riguarda solo l’aggiramento disinvolto che la norma fa dei Centri per l’impiego. Questi dovevano essere il perno della corresponsione ordinata del RdC e invece a dicembre 2020, si legge nel rapporto dell’Agenzia nazionale per il lavoro, ci sono 551 centri attivi e il numero di operatori, pari a 7.772 unità al 2019, “è in costante contrazione da oltre un decennio e l’età media è di circa 55 anni”.

Ma il problema più spinoso è l’esatta quantificazione di quel “congruo”: quale offerta possono fare i datori di lavoro privati che, se rifiutata, fa perdere il beneficio? Una delle tante offerte che si leggono quotidianamente tipo quella pubblicata sul web dalla 22enne campana Francesca Sebastiani: 280 euro al mese per lavorare 10 ore e mezza?

Orlando assicura che presterà grande attenzione: “Sono stato da solo in questo anno e mezzo a difendere il Rdc e ora quello che era il suo avvocato difensore (Di Maio, ndr) ne è diventato l’accusatore”. Magari è più complessa di così perché schierarsi contro quell’emendamento e provocare la sconfitta in aula del governo avrebbe reso più esplicito il senso dello scontro.

In ogni caso si vedrà cosa ci sarà scritto sul decreto attuativo anche se la sua redazione non potrà non tenere conto di quanto detto dai deputati di Fdi: il fronte contrario al reddito di cittadinanza si va sempre più ampliando e ha dimostrato di essere maggioranza. Prima era formato dal centrodestra, poi a questo si sono aggiunti i centrini alla Renzi e ora il nuovo centro del centro, il partito di Di Maio. Dal suo entourage si minimizza dicendo che non risulta nessuna presa di posizione contro il Reddito da parte del ministro.