“Ha il quid”, “Nuovo Mastella”. Pomigliano si sveglia senza 5S. Il parroco: “Un sogno rubato”. Acquisti. I sindaci centristi in tour alla farnesina. All’ora del caffè si aprono i cuori a Pomigliano d’Arco. “Narciso, arrivista, poco empatico. Volitivo nei primi anni, poi s’è perso. […]

(DI ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano) – All’ora del caffè si aprono i cuori a Pomigliano d’Arco. “Narciso, arrivista, poco empatico. Volitivo nei primi anni, poi s’è perso. Sinceramente? Non lo sopporto, non fa per me”, testuale Giuseppe Gragnianiello, già milite tra i 5Stelle e oggi naturalmente ex. Avvelenato, turbato, polemico. Invece, lei, Gabriella Bellini, direttrice della Provincia, il giornale sul web della piana vesuviana: “Pulito, pignolo, preparato. Bravo webmaster per le mie pagine. Faceva il webmaster, sì. Due domeniche fa l’ho trovato insieme a Giuseppe Conte a fare campagna elettorale per il candidato del M5S di Somma Vesuviana, città in cui erano alleati con un esponente del gruppo di Clemente Mastella. E già questo, ehm. Ma comunque, solo due domeniche fa a farsi le foto, a dirigere il traffico delle signore che cercavano il presidente. E l’altro giorno me lo trovo contro? Bisogna avere talento per essere così veloce e così rapace”. Don Felice, il parroco di Luigi, il suo confessore, il suo tutore, il suo beniamino. Dispiaciuto, addolorato, incredulo: “Mi è stato rubato un sogno”.
Pomigliano è tutto un fuoco, un perepè, una trombetta di disagio e una di gioia. Luca Capasso, sindaco di Ottaviano eletto con Forza Italia, più che galvanizzato: “Diciamoci la verità, con Di Maio e Renzi, noi sindaci svoltiamo. Siamo i frontmen, i cittadini vengono da noi, conoscono noi, chiedono di noi. E noi abbiamo la legittimità politica di sedere in Parlamento”. Con Di Maio e con Renzi: “E con chi se no?”. Giacomo Romano, ex centrodestra, sindaco di Brusciano: “Sto con Luigi, sono suo amico e penso che il suo progetto abbia gambe per andare lontano”.
Nell’ora del trasloco, del grande colpo di teatro dell’illustre concittadino, Pomigliano è quieta e persa nelle sue tremende urgenze: “Se non piove con i pomodori come facciamo? La raccolta delle albicocche è quasi terminata, ma l’insalata e tutti gli ortaggi? È una vera calamità, è una questione democratica”, dice Gregorio, contadino, venditore all’angolo del viale Alfa Romeo.
Case popolari dell’età di Mussolini una dietro l’altra, in fila in questa città operaia dove solo l’Alfasud faceva campare 30 mila famiglie.
“Negli anni Settanta abbiamo conosciuto una stagione di emancipazione ed evoluzione politica. E anche negli anni successivi la sinistra era così forte che al ballottaggio ci andava uno dei Ds e uno di Rifondazione. Poi la decadenza, e nella decadenza l’avvento degli ingrillati, i 5Stelle”, dice Tommaso Sodano, già senatore di Rifondazione, pomiglianese come Di Maio. Il quale tre giorni fa ha sbudellato i grillini. “Non si è capito niente, in un attimo hanno chiamato e obbligato a cambiare simbolo”, dice Felice Passariello, cronista dei dolori interna corporis. I cinque consiglieri comunali del M5S in un attimo sono divenuti ex, senza neanche dire una sillaba, chiedere un attimo. Tutti incamminati sulla via di Luigi. “Hanno chiamato a tappeto da Roma, perché Di Maio ha una segreteria efficiente e pragmatica, conosce le regole dell’arte democristiana della politica. Chiamare a raccolta tutti coloro che domani possono essere senza partito. Tutti quelli che hanno voti ai quali offrire la speranza di una candidatura. Iniziando dal centrodestra”, spiega Gabriella Bellini.
E infatti se li è coccolati i sindaci popolari, non solo dei Cinque Stelle. Tour alla Farnesina, pranzo col ministro e anche scambio dei numeri telefonici. “È stato da me e io da lui”, dice il sindaco di Brusciano. “Anch’io da lui a Roma”, dice quello di Ottaviano.
Il primo stava col centrodestra, “ma ora Luigi ha quel quid che mancava nella scena politica”. Il secondo era fino a ieri con Forza Italia. “Ma non si muove niente in quel partito. Tutto fermo a vent’anni fa, non c’è l’ascensore sociale, non c’è dinamismo, non si cercano nuovi volti”.
Ecco, dunque, Di Maio scatenatissimo, effervescente, super motivatore. I suoi amici di Pomigliano che curano a Roma l’agenda al ministero, la piattaforma perfetta e familistica per promuovere la scalata. “Noi qui l’abbiamo visto non tante volte, l’abbiamo amato non moltissimo, siamo stati entusiasti ma con misura. Ci ha fatto piacere ma non abbiamo sbracato”, dice Laura, studentessa di Filosofia. “È un Mastella, non lo vedi che è un Mastella?, si rabbuia Lorenzo al quale il M5S ha fatto venire la gastrite e rovinato un fidanzamento: “Sono dei farabutti tutti, hanno carpito la buona fede di tanti come me”. “Di Maio è quello che faceva i bagni nella piscina gonfiabile e poi, divenuto potente, si è così fatto fottere dal lusso che in Costa Smeralda si tuffò nell’acqua del resort strafigo e si prese tanto sole da divenire nero come un africano. Una figura da principiante del lusso, da acrobata delle mezze figure”. Francesco, insegnante alle medie, all’ombra del bar in piazza Primavera. “Questa piazza fu intestata a Giovanni Leone. Fu invitato Di Maio all’inaugurazione. E lui, da vicepresidente della Camera, spiegò che aveva letto tanto della figura politica di questo presidente. Ne parlò con ammirazione. Non era stato avvertito della contestazione della scelta di dare proprio a Leone il nome della piazza. Il giorno dopo fece pubblicare un comunicato in cui revocava le dichiarazioni della sera prima”, ricorda Sodano. “È un tipo che non ci mette niente a cambiare la storia”.
Scisso da se stesso, ha detto di lui il sociologo Marco Revelli. Pomigliano un po’ lo sapeva già.
Per favore, si mettano i puntini sulle Ü: Di Maio proviene da Pomigliano D’Arco-re! 😅
"Mi piace""Mi piace"