“Una risposta mai vista per chi si intromette”, ha minacciato l’Occidente Vladimir Putin riguardo al conflitto ucraino. Il presidente russo si riferiva alle armi pesanti che l’Europa sta varando per Kiev, ma anche alle manovre militari […]

(DI ALESSIA GROSSI – Il Fatto Quotidiano) – “Una risposta mai vista per chi si intromette”, ha minacciato l’Occidente Vladimir Putin riguardo al conflitto ucraino. Il presidente russo si riferiva alle armi pesanti che l’Europa sta varando per Kiev, ma anche alle manovre militari: esercitazioni e addestramento Nato al confine Est: il Regno Unito che ha fornito altri 8mila soldati per l’operazione Joint Expeditionary Force. Mentre il Pentagono ha annunciato che la Guardia Nazionale della Florida sarà incaricata dell’addestramento in Germania di 50 ucraini con un obice (arma a lungo raggio), sistemi radar e i veicoli blindati.

Sì, perché l’Ucraina non fa parte della Nato e del mancato assenso all’adesione se ne lamenta Volodomir Zelensky: “Un errore che la Nato in questi anni non abbia accettato l’Ucraina, avrebbe rafforzato l’alleanza”, ha detto. Ma l’Alleanza può rafforzare le missioni di confine. Era il 21 dicembre 2021, quando Putin in una conferenza stampa di quattro ore sosteneva che una svolta di Kiev verso Occidente avrebbe significato una minaccia alla sicurezza di Mosca, che in tal caso avrebbe intrapreso un’azione militare. La Russia aveva ammassato circa 100mila soldati e materiale bellico al confine con l’Ucraina. I funzionari Usa avvertivano di un imminente attacco su vasta scala e Putin giurava che giammai avrebbe voluto farlo, a meno che la promessa della Nato di non estendersi a Est venisse infranta.

La Nato è un’alleanza difensiva e non offensiva, assicurava Washington. Per questo, al vertice di Varsavia del 2016, dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca, l’Alleanza a Est si rinforza: nel 2017 crea “quattro gruppi tattici multinazionali delle dimensioni di un battaglione”, in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia a rotazione guidati da Regno Unito, Canada, Germania e Usa, si legge sul sito. Si tratta di “forze robuste e pronte al combattimento” e “servono a chiarire che un attacco a un alleato sarebbe considerato un attacco all’intera Alleanza”. Al vertice straordinario della Nato a Bruxelles il 24 marzo 2022, un mese dopo l’invasione russa, i capi di Stato decidono di raddoppiare i gruppi tattici in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia in un cordone che va dal Mar Baltico al Mar Nero e, si spiega nel documento, “gli alleati continuano a fornire forze e capacità di terra, di mare e d’aria nella regione del Mar Nero”. I gruppi tattici dipendono dal quartier generale di Stettino, in Polonia. Sempre in Polonia, a Eblag, si addestrano i gruppi “a stretto contatto con quelli di Polonia e Lituania”. Per potenziare la strategia, viene garantito che “le forze di presenza avanzata saranno rafforzate dalla task force congiunta ad altissima prontezza (Vjtf)”, definitiva “la più ampia forza di risposta dell’Alleanza”. Da fine febbraio, gli Alleati hanno schierato altre truppe nella parte orientale, centrale e sudorientale della Nato. La Francia ha dispiegato forze in Romania nell’ambito della “Nato Response Force”: una forza multinazionale composta da un massimo di 40mila membri che la Nato può schierare con breve preavviso secondo necessità. Nel giro di cinque giorni, 21 aerei hanno trasportato 350 soldati e un gran numero di materiali, compresi blindati. Il Belgio ha rafforzato equipaggiamenti, fanteria motorizzata e parte della componente terrestre a Est. La Spagna ha annunciato l’8 marzo l’invio di altri 175 soldati in Lettonia. Il Canada di 460 aggiuntivi per l’operazione Reassurance. Gli Usa hanno inviato 500 militari, oltre a rifornimenti Kc-135 con 150 membri del personale. Si è rafforzata anche la presenza dei caccia F/A-18E Super Hornet della Us Navy per i “pattugliamenti aviotrasportati con aerei alleati attraverso missioni di vigilanza, addestramento e polizia aerea potenziata dalla Nato (eAP)”. Gli aerei da combattimento francesi effettuano missioni di pattugliamento lungo il fianco orientale. “Complessivamente, la Nato ha circa 130 jet in stato di massima allerta e ci sono più di 120 navi alleate in mare, dal Nord al Mediterraneo”. Svezia e Finlandia stanno per fare richiesta di adesione alla Nato. Al confine russo, i soldati finlandesi lì dal 2015 temono un’aggressione. Helsinki può contare su 280mila soldati e 900mila riservisti. Sta già addestrando le truppe per la guerra urbana.