Fa un discorso emotivo, Volodymyr Zelensky, davanti al Parlamento italiano, senza mettere troppo l’accento sulle richieste dell’Ucraina. Dodici minuti pronunciati in video-collegamento, volto scuro, espressione ferma […]

(DI WANDA MARRA – Il Fatto Quotidiano) – Fa un discorso emotivo, Volodymyr Zelensky, davanti al Parlamento italiano, senza mettere troppo l’accento sulle richieste dell’Ucraina. Dodici minuti pronunciati in video-collegamento, volto scuro, espressione ferma: un format ormai sperimentato, che si conclude con un’ovazione. Che copre le assenze, pur sostanziose: 350 disertano l’aula. Invece quello di Mario Draghi è un intervento asciutto, ma molto schierato, con tanto di sorpresa-omaggio finale: “L’Italia dice sì all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue”. Con questa nettezza, il nostro Paese non si era ancora espresso. E pur se si tratta di una dichiarazione di intenti, più che di un obiettivo raggiungibile a breve (il percorso è lungo, richiede almeno 10-15 anni), è un modo per provare a intestarsi un’iniziativa diplomatica, dopo settimane di difficoltà ed esitazioni. Pur di fronte alla contrarietà di Francia, Germania e Olanda in primis.
Zelensky veniva da un discorso davanti al Parlamento israeliano molto criticato. E da settimane in cui continua a chiedere sostegno all’Europa e agli Stati Uniti, anche con una no fly zone che continua ad essergli negata. A Roma sceglie un’altra cifra. Non menziona le armi, non fa riferimento alla Resistenza italiana, come molti si aspettavano alla vigilia. Al posto suo lo fa Draghi, che ribadisce la necessità di aiutare il governo di Kiev anche con le armi. D’altra parte, il Consiglio degli Affari esteri a Bruxelles lunedì ha stanziato altri 500 milioni di euro per aiuti militari all’Ucraina. Mentre Biden (che domani arriva in Europa) lunedì ha visto in videoconferenza Macron, Scholtz, Johnson e lo stesso premier italiano, anche per chiedere di inviare più armi.
Zelensky, dunque, fa un intervento sentimentale, forse anche per non provocare un Parlamento dove crescono distinguo e divisioni. Dunque, nomina i 117 bambini uccisi e poi “le centinaia di migliaia di vite distrutte, di case abbandonate, i morti nelle fosse comuni e nei parchi”. Così come i russi hanno ricordato gli aiuti all’Italia durante il lockdown, lo fa Zelensky: “Gli ucraini sono stati vicini a voi durante la pandemia, noi abbiamo inviato medici”. Ora “abbiamo bisogno di altre sanzioni, altre pressioni”. Qui arriva il momento di chiamare le nostre città con il loro nome: “La guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata”. La scelta non è casuale: il capoluogo ligure aveva continui scambi con Odessa, anche trattandosi di due città portuali. “Kiev ha bisogno di vivere nella pace, una pace continua, eterna, come deve averla Roma”. Poi chiarisce: “L’Ucraina è il cancello per l’esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare”. Sta all’Italia non accogliere i russi: “Dobbiamo bloccarli, congelare gli immobili, conti, yacht, sostenere l’embargo contro le navi russe”. Le parole che Zelensky non pronuncia, le pronuncia Draghi: “A chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza, di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con aiuti, anche militari, alla resistenza”. Ancora: “ll governo e il Parlamento sono in prima fila nel sostegno all’Ucraina. Sin da subito, abbiamo offerto aiuti finanziari e umanitari e abbiamo risposto, insieme ai partner europei, alle richieste del governo ucraino di assistenza per difendersi dall’invasione russa. Siamo pronti a fare ancora di più”, dice Draghi, mentre ricorda le confische agli oligarchi russi. La strada del negoziato con la Russia a Palazzo Chigi sembra impervia, ma la scelta di sostenere Zelensky, in quanto leader eletto, è irremovibile. “L’arroganza del governo russo si è scontrata con la dignità del popolo ucraino”, dice Draghi, parlando di resistenza “eroica”. “L’Italia – il governo, il Parlamento e tutti i cittadini – sono con voi, presidente Zelensky”, conclude. Oggi sarà in Aula prima del Consiglio europeo. Ripartirà da qui, parlando anche di economia e di energia. Rimarcherà la linea, anche se sa che – andando avanti – le contrarietà di chi non vuole mandare armi emergeranno sempre di più.
Il banchiere con il cuore d’oro. Oh no ! Scusate, era il portafoglio.
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“Siam pronti alla guerra, Draghi chiamò.”
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l’incedere marziale del vile affarista nonché mozzo del britannia, almeno, é stato concordato con il resto “nominati” in parlamento che dovrebbeero rappresentare il popolo sovrano?
quel popolo sovrano che, stando ai sondaggi pare essere, in maggioranza, contro la guerra.
contro ogni guerra!!!
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Tutti i cittadini italiani? Intanto nessuno ha interpellato i cittadini, se poi il parlamento rappresenta il popolo, cosiddetto sovrano, un terzo di quel popolo nei suoi 350 rappresentati ha disertato aula…….quindi parlare a nome di tutti non è corretto. ….ma correttezza come la sovranità che appartiene al popolo sono eroicamente cadute vittime del senso per la democrazia del banchiere. …
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intanto Putin vuole i pagamenti del gas solo in rubli sonanti che lui vende in cambio di dollari e euro, così facendo stabilizza il rublo e draghetto può tranquillamente attaccarsi al piffero e fischiare.
Cacchio Putin ne sa una più del diavolo
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si si
si arruola
Russia 1
ora il gas, se lo volte, lo pagate in rubli (ovviamente cosa che interessa i paesi che li sanzionano)
Russia 2
raffiche di vento che hanno raggiunto i 35 metri al secondo (126 km/h) in zona Novorossijsk,
un poco più a destra della Crimea ma prima di Soci, costringono il CPC, Caspian Pipeline Consortium che porta
il greggio dal Kazakistan tramite un oleodotto con una lunghezza di oltre 1,5 mila km
con capacita di 67 milioni di tonnellate di petrolio all’anno verso i porti europei,
a fermare uno delle tre VPU, il numero tre, e poi in sequenza anche l’uno ed il due
a causa di un guasti (anticipo, presunti) al fine di non far finire il greggio nel Mar Nero
che ha già i suoi problemi cone le mine vaganti degli ucraini sfuggite dagli ormeggi
(la Turchia ha emesso una allerta in merito e la Romania ha mandato fuori i dragamine)
i lavori di riparazione, che comportano operazioni ad alta intensità di manodopera e ad alta tecnologia,
richiederebbero almeno tre settimane per una sola VPU ma hanno denunciato la mancanza di disponibilità
sia di tubi che di altre attrezzature necessarie per via delle sanzioni
si accettano scommesse su quanto saliranno i prezzi dei vari carburanti
intanto il gas è salito a oltre 1300 $ per 1000 m3 o 118,75 € per MWh al cambio odierno
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