Tempo di guerra, di cori e non voci sole. Con un decreto firmato ieri, “in base alla legge marziale” in vigore nel Paese, il presidenze Volodymir Zelensky ha accorpato tutti i canali tv ucraini […]

(DI MICHELA A.G. IACCARINO – Il Fatto Quotidiano) – Tempo di guerra, di cori e non voci sole. Con un decreto firmato ieri, “in base alla legge marziale” in vigore nel Paese, il presidenze Volodymir Zelensky ha accorpato tutti i canali tv ucraini per creare “un’unica piattaforma informativa” per “una comunicazione strategica”: giorno e notte andrà in onda un contenuto singolo, “che consiste principalmente in programmi informativi e analitici”. Le reti verranno unificate, ma non chiuse, ha assicurato a Bruxelles Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente. “Per tutelare la sicurezza” il Consiglio nazionale della difesa del “servitore del popolo” ha deciso anche di sospendere dalle attività 11 partiti accusati di legami con Mosca. Raggruppamenti, per lo più, con pochi elettori e potere, ad eccezione della “Piattaforma d’opposizione – per la vita” che occupa 44 seggi alla Rada, il Parlamento ucraino. A capo c’è l’oligarca Viktor Medvedchuk: già accusato di tradimento dalle autorità di Kiev prima che il conflitto cominciasse, è scappato dagli arresti domiciliari tre giorni prima che i carri armati di Mosca varcassero la frontiera il 24 febbraio scorso. Medvedchuck, contrario all’avvicinamento del Paese ex sovietico all’Unione europea e all’allineamento con le Capitali occidentali, è più che vicino agli uomini del Cremlino e, in particolare, al suo capo: il padrino della figlia, si mormora, sarebbe proprio Putin. Tra le persone non grate, in base all’ultimo decreto di Zelensky, ci sono anche i membri del partito Nashi, “I nostri”, guidati da Yevhen Murayev, il politico che, ha riferito in precedenza l’intelligence britannica, i servizi segreti russi avevano individuato come possibile sostituto del presidente ucraino. Silenziare parte dell’opposizione di Kiev è “Un altro errore che dividerà il Paese”, ha commentato Vyacheslav Volodin, presidente della Duma di Stato russa.

Un nuovocollegamento per spostare gli equilibri delle alleanze, un altro mega-schermo da cui affacciarsi, verso un nuovo Parlamento: ieri, a quello israeliano, la Knesset, Zelensky ha ricordato le parole di Golda Meir, quarta premier di Tel Aviv, nata a Kiev e fuggita dai suoi pogrom: “Noi vogliamo vivere, ma i nostri vicini ci vogliono morti”. E poi, perentorio: “Questa è la guerra tra il bene e il male”. Suggerendo paralleli tra Hitler e l’ Olocausto e l’azione di Putin, il popolo ebraico e quello ucraino, il leader gialloblu ha chiesto due cose: armi per il suo esercito e forti sanzioni contro la Russia. All’appello è però seguita anche un’offesa: “La guerra è terribile, ma il paragone con l’Olocausto e la soluzione finale è oltraggioso”, ha detto Yoaz Hendel, ministro delle Comunicazioni israeliano.

Altri due gli allarmi: il primo è dell’Onu, che stima che circa 10 milioni di ucraini abbiano già abbandonato le loro case. Il secondo di alcune parlamentari di Kiev accolte a Westminister: stupri ed impiccagioni sarebbero stati compiuti dalle forze russe contro le donne delle regioni dove le truppe di Mosca avanzano. Non smentita dalle Capitali di guerra – che continuano però a dirsi non pronte a compromessi – la Turchia, membro Nato, lascia che il mondo speri in una prossima tregua: “Siamo in contatto con i team dei negoziatori, ci sono progressi per porre fine all’invasione, le parti sono vicine ad un accordo”, ha detto il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. Il fedelissimo di Erdogan ha assicurato che si è raggiunta un’intesa “sui primi quattro punti del documento proposto da Mosca”. Ankara, in corsa per accreditarsi come mediatrice finale del conflitto, si offre di ospitare il vertice trilaterale tra il presidente russo e l’omologo ucraino sotto l’egida di quello turco. Ieri, davanti alle telecamere della Cnn, il numero uno di Kiev è tornato a chiedere un incontro all’omologo moscovita: “Se i tentativi falliscono, allora vuol dire che questa è la terza guerra mondiale”.

A distanza siderale e online, oggi verranno ripresi i colloqui e riaperti i negoziati. A Mosca, riaprirà anche la Borsa: è rimasta chiusa dal 25 febbraio, il giorno successivo a quello che ha cambiato la mappa dell’Ucraina e il destino d’Europa.