
(Articolo di Michael Goodwin per https://nypost.com) – A volte una storia di giornale è solo una storia su qualcuno. E a volte la storia rivela inavvertitamente molto di più sul giornale stesso.
È il caso dell’articolo di giovedì del New York Times su Hunter Biden. Ciò che il lettore perspicace apprende sul Times è molto più importante di qualsiasi altra cosa sia stata rivelata sul figlio del presidente.
L’unica notizia recente è che Hunter Biden ha preso un prestito per pagare al governo federale fino a 1 milione di dollari di tasse arretrate all’interno di un’inchiesta sulle sue iniziative imprenditoriali con società e individui stranieri.
Ma questa notizia, che viene data nel primo paragrafo, è quasi oscurata dalla bomba che il Times spara successivamente. È solo nel paragrafo 24 che l’articolo menziona le e-mail che coinvolgono Hunter Biden e i suoi soci in quegli affari, con queste due frasi: “Quelle e-mail sono state ottenute dal New York Times da una cache di file che sembra provenire da un laptop abbandonato dal signor Biden in centro assistenza del Delaware. L’e-mail e gli altri documenti nella cache sono state autenticate da persone che hanno familiarità con i Biden e con l’indagine”.
Il cuore si blocca! Al New York Times sono serviti quasi 17 mesi per riconoscere, a malincuore, solo una minima parte di ciò che i lettori del New York Post hanno appreso già nell’ottobre 2020. Ovviamente, anche i lettori del Times avrebbero appreso i fatti allora, se il loro giornale si occupasse ancora delle notizie invece di fare il galoppino dei democratici.
Il Post ha rivelato quelle e-mail e molte altre cose dopo essere entrato in possesso del contenuto del disco rigido del computer di Hunter Biden. I lettori sanno anche che il Times faceva parte della cricca Big Government, Big Tech e Big Media che ha cercato di nascondere quelle e-mail al pubblico durante le elezioni presidenziali del 2020.
Il motivo di quell’insabbiamento era semplice: molte delle e-mail, da e verso Hunter Biden, implicavano Joe Biden nell’attività di traffico di influenze internazionale gestita da Hunter e dal fratello di Joe, Jim Biden. Se l’intero paese avesse saputo che Joe Biden stava usando in modo fraudolento il suo ruolo per aiutare la sua famiglia a fare affari, ora saremmo al secondo anno del secondo mandato di Donald Trump. Questo è un dato di fatto, perché l’8% degli elettori di Biden ha detto ai sondaggisti che avrebbe sostenuto Trump se avessero saputo prima del contenuto bomba nascosto in quel computer.
Ma il Times, Facebook, Twitter, la CNN e il deep state non potevano permettere che ciò accadesse. Avevano trascorso quattro anni a cercare di cacciare Trump dalla Casa bianca, sostenendo falsamente che aveva collaborato con la Russia per rubare le elezioni del 2016. Erano determinati a non fargli ottenere l’incarico per altri quattro anni.
Quindi, oltre a diffondere fake news su Trump, quando avevano notizie vere sulla corruzione della famiglia Biden, invece di diffonderle e consentire agli utenti di condividerle sui social media, hanno cospirato per occultarle. Bisogna incolpare loro per la disastrosa presidenza di Joe Biden.
E ora il Times ha il coraggio di comportarsi come se avesse fatto un’eroica inchiesta sostenendo che le e-mail “sono state autenticate da persone che hanno familiarità con loro e con l’indagine”. Oh per favore.
A differenza del Times, The Post non ha fatto affidamento su fonti anonime, dicendo apertamente che Rudy Giuliani ha dato al giornale una copia del disco rigido del laptop. Giuliani ha detto che proveniva dal proprietario di un centro assistenza del Delaware, che anche The Post ha intervistato. Ha detto che un uomo che ha firmato la ricevuta con il nome di Hunter Biden gli ha lasciato il computer per le riparazioni e non l’ha mai recuperato.
Le storie nascoste in quel computer, complete di immagini di Hunter drogato che fa sesso con prostitute, erano esplosive di per sé – e questo ben prima che Tony Bobulinski entrasse in scena. L’ex wrestler e ufficiale della Marina è stato per breve tempo partner e CEO di una joint-venture che Hunter Biden ha creato con un comunista cinese a capo di una conglomerata dell’energia.
Bobulinski, nelle settimane precedenti alle elezioni di novembre, ha pubblicamente riconosciuto come autentiche alcune delle email, che riportavano il suo nome, che erano nel pc. Tra queste ce n’era una, indirizzata a se stesso, a Hunter e Jim Biden e ad altri due soci su come avrebbero diviso il loro capitale nella nuova joint venture.
Quattro, incluso Hunter, otterrebbero ciascuno il 20%, mentre Jim Biden avrebbe preso il 10%. L’e-mail incriminante diceva che quel “10” aggiuntivo sarebbe stato detenuto da H, cioè Hunter, “per il pezzo grosso”. Bobulinski ha identificato Joe Biden come il “pezzo grosso”. E nessuno nella famiglia Biden l’ha mai smentito. Sarebbe anche sciocco se lo facessero visto che Bobulinski è andato all’FBI a cui ha consegnato tutti i suoi dispositivi elettronici. Da questa decisione, probabilmente l’inchiesta su Hunter ha trovato nuova linfa ed è stata prorogata.
Bobulinski ha anche rivelato pubblicamente, a me e ad altri, del suo incontro nel maggio del 2017 con Joe Biden sull’accordo con i cinesi e ha riferito che Joe Biden, che aveva appena lasciato la Casa Bianca da vicepresidente, era pienamente informato dei dettagli del piano messi a punto nei precedenti due anni. Cosa farà il New York Times al riguardo? Farà trascorrere altri 17 mesi per autenticare quel pacchetto di mail?
Ecco un’idea: perché non permette a Ken Vogel, uno dei tre giornalisti che ha firmato l’articolo ieri, di scrivere ciò che sa. Bobulinski ha detto a Vogel che l’e-mail del “pezzo grosso” era autentica già nell’ottobre 2020, ma il Times non ha mai ritenuto opportuno stampare questa notizia. E cosa farà il Times riguardo alla mail in cui Hunter si lamenta con sua figlia che suo padre gli prende metà delle sue entrate? O quello in cui un partner di altri affari, Eric Schwerin, scrive di spostare denaro tra i conti correnti di Hunter e Joe?
Quindi forse Joe Biden non ha semplicemente mentito sul fatto di non aver mai saputo degli affari di suo figlio. Forse stava ottenendo la sua fetta da quegli affari.
Come ho scritto, il russo Vladimir Putin e il cinese Xi Jinping sanno tutto di questi accordi, incluso quanti milioni sono stati trasferiti da oligarchi e società legate ai comunisti a conti bancari controllati dai Biden. Sanno anche cosa hanno fatto i Biden per i soldi. Le uniche persone che non conoscono tutti i fatti sono gli americani. E per questo, possiamo ringraziare il New York Times e i suoi co-cospiratori corrotti.
Dopo che il New York Times ha verificato tardivamente le mail, l’addetto stampa della Casa Bianca Jen Psaki non si è nemmeno preoccupata di difendere la sua vecchia affermazione secondo cui l’articolo del New York Post sul pc di Hunter Biden non era altro che “disinformazione russa”.
Psaki è stata pressata durante il suo solito briefing con i giornalisti sulle sue fuorvianti affermazioni e su quelle dell’allora candidato Joe Biden.
“Il New York Times ha autenticato le e-mail che sembrano provenire da un laptop abbandonato da Hunter Biden nel Delaware”, ha iniziato il giornalista di RealClearPolitics Philip Wegmannn. “Il presidente in precedenza ha affermato che la storia del New York Post era ‘un mucchio di spazzatura’ e che si trattava di una ‘macchinazione russa’. Sostiene questa valutazione?”. Psaki ha ciurlato nel manico senza rispondere.
Ahahahahaha. Ha stato Putin! Uguale uguale come da noi!
Adesso vediamo che cosa s’inventerà con le elezioni di mid-term….
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lo stato dell’arte
https://contropiano.org/news/internazionale-news/2022/03/18/guerra-in-ucraina-14-missili-su-aeroporto-leopoli-trovati-materiali-e-documenti-militari-usa-in-donbass-la-turchia-rilancia-i-negoziati-colloqui-usa-cina-pentagono-evoca-il-rischio-armi-nuc-0147598
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Attendiamo Magda, Loguasto, Andrea e Twin per commenti, ma scommetto non arriveranno.
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Che schifo questo articolo! Scritto davvero coi piedi.
Dunque riepiloghiamo:
Joe Biden ha un figlio che non è proprio il massimo: Hunter Biden. Ha 50 anni, è stato già noto per diversi scandali. Si droga. E’ stato fotografato in pose sessuali con una prostituta. In vita sua non ha combinato niente di buono. Ma il padre amoroso ha protetto in ogni modo questo figlio viziato e nullafacente. Gli ha trovato anche lavoro, mettendolo di forza dentro Burisma, la maggiore società di gas scisto ucraina, anche se Hunter di gas non ne sa una cippa. Ma il padre amoroso ha anche fatto un volo diretto, Washington-Odessa, per incontrarsi con Kolomoysky, il capo di Burisma, oligarca ebreo nazista (il nostro tempo ha anche il paradosso di nazisti ebrei in combutta coi ‘democratici’), il ministro degli Interni nazista, il prefetto di Odessa e il capo della criminalità organizzata di Odessa, come a dire il boss mafioso locale. Il giorno dopo a Odessa c’è una strage compiuta dalla polizia, dalle squadracce neonaziste di Pravik Sektor e dagli ultras del calcio. Subito dopo Borisma assume due nuovi consiglieri di amministrazione: il figlio di Biden che di gas non ne sa niente, e uno che era il braccio destro di Kerry (segretario di stato USA). Dunque gli affari di Biden e altri americani potenti si intrecciano con quelli degli oligarchi ucraini.
Ora accade che nel maggio 2019 la Burisma Holdings cade in un grosso scandalo. Il procuratore generale Vikton Shokin indaga ma Hunter Biden chiede ai leader ucraini di eliminarlo. Il New York Times denuncia la cosa (evidentemente i giornali americani sono un po’ diversi da quelli italiani e sono anche capaci di far deporre un presidente!). Hunter ricopriva un posto nel consiglio di amministrazione del colosso ucraino produttore di gas naturale e per oscurare lo scandalo avrebbe minacciato di trattenere un miliardo di dollari di garanzie sui prestiti elargiti dagli Stati Uniti all’Ucraina. Shokin dovette dimettersi e lo scandalo fu chiuso lì.
Il New York Times rivelerà poi che Hunter Biden ha avuto un prestito per rendere al governo federale 1 milione di dollari di tasse non pagate, relative ai suoi profitti in Ucraina. Nell’ottobre 2010 il New York Post spara una bomba: quel distratto di Hunter Biden ha lasciato in giro il suo laptop. Che conteneva email compromettenti Il New York Times le conosceva da 17 mesi ma era stato zitto per non rovinare le elezioni di Biden, perché, se fossero state conosciute, avrebbe vinto Trump. Queste e mail dicevano chiaramente che negli affari sporchi ucraini erano immischiati sia Joe Biden che il figlio. Insomma il vicepresidente americano faceva affari sporchi con nazisti ucraini per il lucro di famiglia. Ma il Times, Facebook, Twitter, la CNN e il deep state non potevano permettere che ciò accadesse. Avevano passato 4 anni a cercare di cacciare Trump dalla Casa bianca, sostenendo falsamente che aveva collaborato con la Russia e ora oscuravano i fatti per non far conoscere la corruzione della famiglia Biden (peggio di quando nella Guerra del Golfo Bush padre vendeva armi all’esercito americano e a quello nemico).
A differenza del Times, The Post ha detto apertamente che Rudy Giuliani era entrato in possesso del disco rigido del laptop, lasciato a un centro assistenza del Delaware per riparazioni e dimenticato. Vi apparivano le foto di sesso con prostitute e gli affari sporchi di Hunter Biden, dati sulla joint-venture fatta da Hunter Biden con un comunista cinese a capo di una conglomerata dell’energia, fatti che erano noti allo stesso Joe Biden. Sia Putin che Xi Jinping sanno tutto di questi accordi, incluso quanti milioni sono stati trasferiti da oligarchi e società legate ai comunisti a conti bancari controllati dai Biden. Sanno anche cosa hanno fatto i Biden per i soldi. Le uniche persone che non conoscono tutti i fatti sono gli americani e ovviamente gli europei.
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Gentile Viviana, il suo commento all’articolo mi sembra ingeneroso, visto che il suo riepilogo non se ne discosta granché. Forse è una questione di stile letterario di cui non discuto.
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Dunque Facebook appare chiaramente schierata e non esattamente neutrale di fronte alla verità. Dal che si capisce come mai tante sospensioni assurde a blogger rei di nulla, mentre puoi scrivere quello che ti pare contro Putin e non sarai censurato. Anche Facebook partecipa alla campagna per il pensiero unico. E si capisce anche come mai chi si oppone all’ordine unico mondiale venga messo in una lista nera e sia sospeso anche quando cita il Vangelo.
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Gentile Viviana, per tutta una serie di persone ( diversamente credenti, new age, atei) citare il Vangelo può essere considerato un’offesa o una provocazione. Infatti, è difficilissimo essere Cristiani. Chi riesce a porgere l’altra guancia a chi ti schiaffeggia e ad amare il proprio nemico?
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