
(Cristina Marrone – corriere.it) – In Europa il coronavirus ha ricominciato a correre: ovunque stanno aumentando i contagi. Proprio mentre i Paesi stanno allenando le restrizioni, Italia compresa, ancora una volta il Covid rialza la testa spinto «dall’aumento della circolazione della subvariante Omicron BA2, che sembra più trasmissibile delle alte varianti Covid -19» ha detto in conferenza stampa Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Ema. Secondo l’immunologo statunitense Anthony Fauci BA.2 sta assumendo un maggior grado di dominanza a livello globale e ormai arriva al 60%.
Non sappiamo quanto in realtà la variante sia diffusa in Italia. L’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità risale addirittura al 31 gennaio e all’epoca BA.2 rappresentava il 3% delle sequenze. Emerge qualche informazioni da indagini autonome di vari laboratori. Sappiamo ad esempio che nella Bergamasca Omicron rappresenta il 58% dei casi positivi. In Umbria Omicron 2 è stata individuata nel 60% di 56 tamponi sequenziati lo scorso 7 marzo.
Quanto è contagioso ora il virus?
Tutte le sottovarianti Omicron sono altamente contagiose ed è per questo che la variante Omicron ha rapidamente eliminato Delta, già più contagiosa di Alfa. Numerosi studi hanno però scoperto che la sottovariante BA.2 è ancora più trasmissibile di BA.1. In Danimarca gli scienziati hanno esaminato la diffusione di entrambe le sottovarianti nelle famiglie scoprendo che le persone infette da BA.2 avevano una probabilità sostanzialmente maggiore di infettare le persone con cui condividevano una casa rispetto a quelle con BA.1.
Gli studi finora condotti ipotizzano una contagiosità maggiore del 30% rispetto all’Omicron. I dati devono ancora essere confermati ma se così fosse ci troveremmo di fronte al virus più contagioso mai apparso sul pianeta, con un R0 tra il 15 e il 18: in assenza di contromisure una persona infetta potrebbe contagiarne altre 15-18, più del morbillo.
Qual è il tempo di incubazione?
In Inghilterra i ricercatori hanno scoperto che in media una persona con BA.2 impiegava meno tempo per infettare un’altra persona, accelerandone la diffusione nelle comunità con tempi di incubazione più brevi.
Il tempo medio di insorgenza dei sintomi sembrerebbe essere di circa mezza giornata più breve per BA.2 rispetto a BA.1, con un periodo medio che rispettivamente è di 3,27 giorni rispetto a 3,72 giorni.
Con Delta l’intervallo tra il contagio e l’insorgenza dei sintomi era pari a circa 4 giorni. Il tempo di incubazione più breve potrebbe contribuire all’aumento del tasso di crescita di BA.2
Quanto protegge il vaccino dalla malattia?
Il vaccino continua a essere protettivo contro il ricovero e la malattia grave, anche nei confronti di Omicron 2.
Anzi, i dati l’ultimo report della UK Health Security Agency relativi all’efficacia dei vaccini nel prevenire i sintomi della malattia da Covid evidenziano che fino alla nona settimana i vaccini garantiscono addirittura una protezione più alta contro BA.2. Uno studio su 21 ospedali negli Stati Uniti conferma una protezione contro il ricovero dell’86% con tre dosi di vaccino.
Quanto protegge il vaccino dall’infezione? Quali i sintomi?
Numerosi studi sottolineano tuttavia un calo della protezione del vaccino nei confronti dell’infezione che varia tra il 44% e il 72%, anche con tre dosi.
Ed è per questo motivo che molte persone, pur avendo fatto il booster, si stanno oggi contagiando, presumibilmente con BA.2, in particolare se l’iniezione è avvenuta mesi fa.
Nella stragrande maggioranza dei casi i vaccinati che si stanno contagiando accusano sintomi lievi come mal di testa, mal di gola o raffreddore. «Senza la vaccinazione avremmo il doppio dei casi: la vaccinazione ostacola la diffusione del virus» ha commentato il virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano Roberto Burioni.
È possibile ricontagiarsi?
Con BA.2, così come era già con Omicron, le reinfezioni sono possibili. Ad esempio una persona che si è contagiata un anno fa con Delta o due anni fa con Alfa potrebbe riprendersi Omicron o Omicron 2 perché le nuove varianti hanno mutazioni importanti rispetto ai virus precedenti e l’organismo non ha prodotto anticorpi specifici. In Lombardia emergono ogni giorno 5/6 per cento di reinfezioni (la maggior parte delle persone, il 4 per cento circa, non si è protetto col vaccino anti-Covid dopo la prima infezione). Anche l’Istituto Superiore di Sanità segnala un tasso di reinfezione del 3,3% e più a rischio sono giovani, donne e sanitari.
La buona notizia è che chi si è contagiato con Omicron dovrebbe invece essere altamente protetto da BA2: la nuova sottovariante non sarebbe in grado di eludere l’immunità acquisita con Omicron, almeno nel breve termine.
Tuttavia uno studio danese ha identificato 47 casi di infezioni da BA.2 verificatesi poco dopo un’infezione da BA.1: si trattava soprattutto di giovani per la maggior parte non vaccinati. Secondo gli autori del report «le reinfezioni di Omicron BA.2 possono verificarsi poco dopo le infezioni da BA.1, ma sono rare». L’Organizzazione mondiale della Sanità ha comunque affermato che l’infezione con Omicron fornisce una forte protezione contro l’infezione BA.2.
La malattia è più grave?
Al momento ci sono prove limitate su possibili differenze nella gravità della malattia indotta da BA.1 e BA.2. Un’analisi condotta in Danimarca non ha mostrato differenze nel rischio di ricovero tra persone infette con BA.1 o BA.2. Anche ricercatori britannici hanno scoperto che l’infezione da BA.2 non comporta un rischio di ricovero più elevato rispetto a BA.1. Finora solo ricercatori giapponesi che hanno infettato i criceti con le due varianti hanno scoperto che BA.2 causa una malattia più grave.
Quali sono i sintomi?
I sintomi causati da Omicron 2 non sembrano diversi rispetto a Omicron. Entrambi i ceppi causano sintomi più lievi rispetto a Delta, in particolare a carico delle vie respiratorie superiori e la malattia si manifesta nella maggior parte dei casi come un raffreddore o una lieve influenza con dolori muscolari e articolari, almeno tra chi è vaccinato.
Rapporti aneddotici segnalano la diffusione di sintomi intestinali come nausea, diarrea, vomito, dolore addominale, bruciore di stomaco e gonfiore. Si tratta tuttavia di autosegnalazioni raccolte dallo studioso Tim Spector attraverso l’app Covid Symptom Study. I report ufficiali non segnalano sintomi diversi rispetto a Omicron.
I farmaci funzionano?
Come BA.1, anche BA.2 è in grado di eludere la maggior parte dei trattamenti con anticorpi monoclonali, rendendoli inefficaci. Il monoclonale preventivo Evusheld di AstraZeneca, conserva invece la capacità di neutralizzare la sottovariante Omicron BA2. Altri monoclonali che non funzionavano contro BA.1 hanno invece dimostrato attività neutralizzante contro BA.2 secondo un recentissimo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. I farmaci antivirali Paxlovid, molnupiravir e remdesivir rimangono tutti altamente efficaci contro entrambe le varianti di Omicron se assunti rapidamente, subito dopo un test positivo ma per capirne la reale efficacia sono necessari studi clinici specifici su BA.2
C’è ancora qualche dubbio che sia stato creato in laboratorio?
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«Senza la vaccinazione avremmo il doppio dei casi: la vaccinazione ostacola la diffusione del virus» ha commentato il virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano Roberto Burioni.
BURIONI!!!!!!!!
Ma ci rendiamo conto o no?
In Corea del Sud sono arrivati a 600.000 casi al giorno!
in Germania a 250.000!
E questo ancora parla di protezione coi vaccini!
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Intanto, finché la guerra incalza, dal fronte dimenticato della pandeminchia, continuano copiosi gli effetti positivi dei “vaccini” contro l’intelligenza:
«Che gli venga un colpo
Non c’ è altro da dire se non che gli venga un colpo. E’ ormai noto lo straordinario aumento degli attacchi cardiaci che si è verificato dopo l’inizio delle campagne vaccinali e che ha misteriosamente colpito giovani e persino atleti, fino ad allora considerati sanissimi e comunque persone in ottima forma al di sotto dei 60 anni: nonostante tutti gli sforzi per tentare di nascondere questa realtà essa è talmente vasta che non ci si riesce del tutto, anche perché qualche volta le vittime sono note. Per esempio una decina di giorni fa l’ Australia è stata scossa dalla morte di due personaggi in vista, il giocatore di cricket Shane Warne e il senatore laburista Kimberley Kitching, entrambi stroncati da attacchi cardiaci improvvisi all’età di 52 anni e in ottima salute. Peraltro è’ ben noto – e lo era anche prima della loro uscita – che i preparati genici spacciati per vaccini provocano coaguli di sangue e miocarditi che possono appunto provocare questi inaspettati collassi, ma la medicina speculativa di Big Pharma e quella sconciamente omertosa che si muove al guinzaglio del denaro non possono di certo ammettere un ruolo attivo dei cosiddetti vaccini in questo fenomeno perché non solo farebbe saltare tutta la narrazione messa in piedi dal potere, ma avrebbe conseguenze enormi non soltanto in campo medico svelando gli arcana imperi e le ragioni vere della creazione pandemica.
Perciò si è tentato di scagionare i vaccini da questo aumento netto di problemi cardiaci attraverso una continua escalation di ipotesi e teorie che appaiono allo stesso tempo tempo penose, ipocrite e ridicole, ma soprattutto prive di qualsiasi prova fattuale: tuttavia si spera di far bere alla gente anche queste fesserie con l’autorità di camici che sono bianchi solo grazie ai detersivi. All’inizio, quando nella tarda primavera dello scorso anno si cominciò a evidenziare il fenomeno, si disse che il picco di problemi cardiaci era causato da un fantomatico disturbo da stress pandemico, ma poi ci si rese conto che questa spiegazione non era così incisiva da sembrare credibile e soprattutto poneva il dito sull’operato delle autorità che quello stress avevano di fatto creato. Allora si è cominciato a dire, anche qui senza alcun appiglio fattuale, che la stenosi aortica era in realtà ampiamente sottodiagnosticata e che potrebbero esserci fino a 300.000 nuovi casi di malattie cardiache o danni nel prossimo futuro. Come mai negli anni precedenti ci sia stata questa sottovalutazione non viene nemmeno spiegato perché la scienza oggi funziona con asserzioni non dimostrate, ma diffuse come se fossero frutto di approfonditi studi mettendo alla prova soprattutto la scienza della menzogna. Si è provato anche a sostenere in maniera grottesca che il freddo dovuto alla scarsità di riscaldamento poteva causare malattie cardiache, nel qual caso ecco che Putin poteva essere accusato di provocare infarti. Tuttavia, diciamolo, questa balla rassomigliava così da vicino a una clamorosa presa in giro che non solo rischiava di essere sbertucciata, ma insomma anche questa poteva in qualche modo essere collegata a una mancanza di “cura” dei poteri governativi. Così adesso è stata tirata fuori l’arma totale ovvero la tesi che anche il più lieve caso di Covid può aumentare i rischi cardiaci. Non lo si può provare ovviamente e non si sa perché le altre malattie da coronavirus non abbiano questo effetto, ma il problema non è trovare una spiegazione reale, ma una spiegazione vendibile che tra l’altro può indurre più facilmente a ricorrere ai vaccini.
Insomma sembra che qualsiasi cosa può aumentare i rischi cardiaci tranne i vaccini. Tutte queste teorie però non spiegano come mai l’aumento sia stato così netto esattamente dopo l’inizio delle campagne vaccinali e sia diventato sempre più evidente man mano che le dosi si succedevano alle dosi, facendo pensare ciò che alcune ricerche indicano: ossia che ci sono rischi cumulativi legati a questi preparati genici. Appare evidente anche da altri indizi sui quali sto raccogliendo informazioni che Big Pharma, i suoi adepti, i suoi clientes e le burocrazie sanitarie infedeli e disposte a chiudere entrambi gli occhi pur di non ostacolare gli affari, stanno cercando di buttare sotto al tappeto le prove della manipolazione e delle menzogne, approfittando del fatto che la vicenda Ucraina ha cambiato il focus dell’attenzione.».
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