
(iltempo.it) – La Russia con il bombardamento delle regioni più occidentali dell’Ucraina ha aperto il “quarto fronte” della guerra che rischia di coinvolgere la Polonia. “Basta un missile sbagliato, anche solo per provocazione, e siamo allo scontro Nato-Russia” riassume Lucia Annunziata durante la puntata di domenica 13 marzo di Mezz’ora in più il programma di Rai 3. Ad analizzare la delicata situazione del conflitto è il generale Claudio Graziano, a capo del Comitato militare dell’Unione europea.
Siamo davanti a “un allargamento del conflitto che si avvia sempre più a essere una guerra totale”, spiega l’alto ufficiale che parla di un duplice aspetto di questa nuova realtà: “Il primo è la guerra psicologica verso gli ucraini, gli viene detto dai russi che non ci sono più zone sicure. Se non c’è la resa tutta l’Ucraina è un obiettivo legittimo per la Russia, illegittimo per noi logicamente”.
Il secondo obiettivo è “colpire i nodi e le vie di comunicazione dei flussi sia di supporto militare ma anche di supporto umanitario, che vengono dall’occidente verso l’Ucraina e quindi permetterebbero acquisire un vantaggio tattico – spiega Graziano – Evidentemente si tratta di una guerra psicologica che non colpisce i paesi Nato, che sono tutelati dall’ombrello atlantico, ma che comunque rappresenta un punto di escalation”.
Per il generale dobbiamo riflettere sull’importanza che i paesi come la Polonia “siano parte della Nato e siano tutelati dalla Nato, e in qualche modo non possono essere un obiettivo della Russia come l’Ucraina. Però ci deve far riflettere che questo punto la guerra ha investito tutto il territorio ucraino, non è più diventa soltanto a Kiev per determinare un cambio del governo. E non è più diretta soltanto ad acquisire il controllo del Mar d’Azov o del Mar Nero per penetrare dal centro verso Kharkir”, spiega Graziano. Da parte di Vladimir Putin, commenta ancora il generale, a questo è manifesta la “volontà di instaurare un governo filorusso” e di costruire “un impero russo”.
Ucraina, “se quella bomba…” Di Maio e il rischio della terza guerra mondiale

Una escalation in Ucraina è da evitare in tutti modi. “È stato confermato da Kiev che c’è disponibilità a dialogare da entrambe le parti in particolare su una tregua”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ospite, domenica 13 marzo, di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, su Rai3. “Siamo molto preoccupati, se la bomba di ieri fosse caduta poche decine più in là poteva scatenare una guerra” è la drammatica ammissione dell’esponente del Movimento 5 stelle. Il riferimento è agli attacchi russi a Leopoli, dove è stata colpita anche una base militare vicino al confine con la Polonia, Paese dell’Ue.
“La diplomazia purtroppo non ha i tempi delle bombe. Fermiamo le armi e mandiamo via i civili. L’Italia continuerà a opporsi con tutte le forze alla no fly zone e a dimostrare a Putin che questa guerra non la può fare. L’escalation non dipenderà da noi” ha detto ancora il ministro.
Ma i segnali non sono incoraggianti. “La notizia del giornalista americano ucciso in Ucraina è terribile, ci sono troppe variabili che possono scatenare un’escalation della guerra e noi non lo vogliamo” ha ribadito Di Maio. “L’Italia continuerà a dire” al presidente russo Vladimir Putin “di dimostrare che non vuole continuare questa guerra perché noi abbiamo fatto tutti i passi possibili per aprire alla possibilità di dialogo e
di una soluzione diplomatica”.
“Segnali piccoli sul negoziato ci sono ma i tempi sono lunghi”, è l’unica apertura che si vede nello scenario drammatico di queste ore. Per quanto riguarda la richiesta dell’Ucraina di entrare nell’Unione europea Di Maio ha detto che “dobbiamo fare tutto quello che va fatto nel rispetto dei trattati ma dobbiamo anche dare seguito alla risoluzione del Parlamento europeo che ha votato quasi all’unanimità
di riconoscere lo status di candidato dell’Ucraina. Noi diciamo riconosciamogli lo status di candidato e poi apriamo un processo che richiede i suoi tempi”.
Il ministro era in collegamento da Luanda, in Angola, dove sta lavorando per creare alternative alle risorse energetiche che arrivano dalla Russia e che rappresentano una buona parte dell’import italiano: “In due mesi riusciremo a dimezzare la dipendenza dal gas russo e in inverno riusciremo a fare ancora meglio. Non staremo più sotto eventuali ricatti con le visite in Algeria, Qatar, Angola e Congo abbiamo la possibilità di aumentare le quantità di gas e gas naturale liquefatto” per renderci non più dipendenti da Mosca.
Qui di liquefatto c’é solo la testa di questo ministrello da 4 soldi.
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Bisogna essere comprensivi in Uganda fa caldo.
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Di Mario,……… (segue una lunga lista di imprecazioni)
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gigino o bibitaro, una sola,
Poveretto, la posizione di prestanome gli ha dato alla testa,
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Credi che a Dimma stia passando la voglia di farsi il terzo mandato..
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“In due mesi riusciremo a dimezzare la dipendenza dal gas russo e in inverno riusciremo a fare ancora meglio. Non staremo più sotto eventuali ricatti con le visite in Algeria, Qatar, Angola e Congo abbiamo la possibilità di aumentare le quantità di gas e gas naturale liquefatto”
Ma una TESTATA sui denti, quando dice ‘ste superstr..te no?
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Siamo venuti a sapere che Putin ha parlato con tutti i capi di governo europei ma non con Draghi. E il motivo è semplice: perché Draghi rappresenta il braccio finanziario del peggior capitalismo americano, il rappresentante stesso dell’atlantismo e della nostra soggezione agli Stati uniti e non conta che anche quello russo sia un capitalismo anche più dittatoriale. Del resto Draghi non è mai stato invitato nemmeno alle riunioni dei capi europei per evitare la guerra. E non è stato facilitato da un Ministro degli Esteri che, pur di compiacere Draghi, non ha esitato a offendere il capo della Russia, in un momento in cui non è molto furbo offendere qualcuno con cui si deve negoziare ed essendo in una condizione di dipendenza economica dalla Russia come quella italiana.
Pessimo dunque Draghi e pessimo Di Maio. Ed è inutile che i media embedded cerchino di osannarli con una disinformazione perniciosa e quasi totale. Non si tratta solo di una figuraccia dell’Italia sul piano europeo ma di un autogoal in un momento delicatissimo e terrificante della storia occidentale.
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veramente non più di Macron che, tra l’altro, in EU conta un tantino di più
la verità è che Draghi aveva da fare e la sua agenda degli appuntamenti, anche telefonici, era piena
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ma c’è nessuno che dice a di Maio che, intanto, è l’Ucraina che riesce a far scappare le bombe verso l’UE
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