
(Ma mi faccia il piacere – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Pussy Riot. “La propaganda russa riattiva i social. Interrogazione del Pd sulle chat dei No Vax convertite alla controinformazione” (Repubblica, 1.3). “Da Fusaro al No Green Pass Mattei: la rete trasversale che difende lo Zar” (Repubblica, 1.3). “Destra, sinistra e no Green Pass: identikit dei putiniani d’Italia” (Gianni Riotta, Repubblica, 3.3). “Ucraina, profughi No Vax […]
Ma mi faccia il piacere
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Pussy Riot. “La propaganda russa riattiva i social. Interrogazione del Pd sulle chat dei No Vax convertite alla controinformazione” (Repubblica, 1.3). “Da Fusaro al No Green Pass Mattei: la rete trasversale che difende lo Zar” (Repubblica, 1.3). “Destra, sinistra e no Green Pass: identikit dei putiniani d’Italia” (Gianni Riotta, Repubblica, 3.3). “Ucraina, profughi No Vax e No Tamp” (Repubblica, 4.3). Qualcuno avverta Riotta: ormai è circondato.
Problemi tecnici. “E dunque anche di Ucraina e del vertice della prossima settimana hanno parlato Macron, von der Leyen, Michel e Scholz alla cena organizzata all’Eliseo con i rappresentanti degli industriali europei per discutere di sovranità economica. Il premier Mario Draghi non ha potuto partecipare fisicamente né collegarsi, come inizialmente era previsto, per problemi tecnici” (Corriere della sera, 1.3). Si era temuto che non gli funzionasse Skype, né Zoom, né Facetime, né Whatsapp. Poi s’è scoperto che il problema tecnico era più serio: non l’avevano invitato.
Arma letale. “Non prevedo l’invasione dell’Ucraina. Sarebbe molto azzardato che i russi continuassero a spingersi oltre il Donbass, sarebbe una mossa disastrosa per loro stessi spingersi oltre un certo limite. Credo che sia molto azzardata la mossa di andare verso Kiev o addirittura a Leopoli, che è l’ultima città verso la Polonia” (Piero Fassino, deputato Pd, Ottoemezzo, La7, 24.2). “Armi nucleari da parte della Russia? No, non credo che convenga, in primis, proprio a Putin: il mondo si può distruggere una volta sola. È questo che vuole? Non penso. Putin bleffa” (Fassino, Il Piccolo, 1.3). Il mondo è spacciato. Addio.
Senti chi parla. “Marcello Foa è da anni vicino a testate giornalistiche filoputiniane (Sputnik News e Russia Today)” (Paolo Berizzi, Repubblica, 4.3). E ringrazialo, visto che fino a sei anni fa Russia Today (per gli amici Russia Oggi) usciva come inserto mensile di Repubblica e contribuiva a pagarvi lo stipendio.
Prossimamente. “Cortocircuito in Libia: due governi paralleli e rischio guerra civile. Tripoli non riconosce il voto di Tobruk. La strada verso la stabilizzazione sempre più in salita” (Repubblica, 4.3). Impicciarsi nelle guerre altrui mandando armi funziona sempre una bellezza.
Il gasista. “Gas italiano finito? Fake del ‘Fatto’. Se siamo a secco è per colpa del M5S” (Aldo Torchiaro, Riformista, 1.3). Però ci restano le tue flatulenze.
Manco in Russia. “Boicottaggio bipartisan per far dimettere Petrocelli, presidente 5S della Commissione Esteri: ha votato contro la risoluzione che sostiene militarmente l’Ucraina” (Repubblica, 4.2). “Il leghista Lucidi: ‘Petrocelli? Tanti vogliono la sua testa’” (Libero, 5.3). Bravi, Putin farebbe come voi ed è fiero di voi.
A saperlo. “Fossero state consegnate due settimane fa, probabilmente i russi avrebbero rinunciato all’invasione. Perché le armi che l’Europa vuole fornire adesso all’Ucraina sono perfette per creare un’armata partigiana, praticamente invincibile… Con questi strumenti l’intero territorio del Paese si può trasformare in una fortezza inespugnabile, dove ogni casa diventa un bastione e ogni bosco una trappola” (Gianluca Di Feo, Repubblica, 4.3). Ma tu guarda, bastava un niente. Bastava prevedere l’attacco. A proposito: ma non s’era detto che avevano previsto tutto?
Carneade chi era costui? “Nel solco della maggioranza del vecchio governo gialloverde, che degli ultimi governi è stato quello ‘più in asse’ con la Russia di Putin” (Tommaso Labate, Corriere della sera, 2.3). Invece i governi Berlusconi, notoriamente, erano anti.
The Genius. “Quando l’Italia era protagonista e un vero leader era al governo, Nato e Russia stringevano Patti, voluti da Berlusconi a Pratica di Mare. Oggi invece la Russia invade l’Ucraina. Se ci fossero leader saggi in Occidente la pace prevarrebbe su guerre assurde e devastanti per gli ucraini e anche per tutti i popoli che subiranno conseguenze” (Maurizio Gasparri, senatore FI, Instagram, 26.2). Ecco perché Putin ha attaccato: perché non c’è più B. e leccargli il culo.
Chi si firma è perduto. “Il Tar: la paura di firmare blocca le amministrazioni. Flick: ‘Il problema si può risolvere solo abolendo l’abuso d’ufficio’” (Messaggero, 3.3). Così poi tutti firmeranno di tutto.
Il titolo della settimana/1. “Il mea culpa di Renzi sul Sistema delle toghe: ‘L’ho sottovalutato’” (Giornale, 1.3). Non pensava che facessero ancora delle indagini.
Il titolo della settimana/2. “Renzi: ‘Per la giustizia una riforma non basta’” (Libero, 1.3). Bisogna proprio abolirla.
Il titolo della settimana/3. “Questa guerra colpisce i valori dell’Europa” (Paolo Gentiloni, Pd, commissario Ue agli Affari Economici, Repubblica, 28.2). Solo che non mi ricordo più quali sono, forse perché li abbiamo esportati tutti.
Il titolo della settimana/4. “Carcere duro, il mito utile oscurare le radici della mafia” (Stefano Musolino, segretario Magistratura democratica, Dubbio, 5.3). Che notoriamente si recidono col carcere molle.
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Grazie Raf2 e buona settimana
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Certo che a raccontare Bale i pennivendoli itaGGliani sono proprio bravi.
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vabbè…
siam passati da “Reductio ad Hitlerum” a “Reductio ad Ucrainum”
ps
per MT che consiglia un tal leghista, che vuole la testa di non so ben chi, di rivolgersi a Putin
che, forse, lavorano più spediti a Kyev
e che distribuire armi alla popolazione, e lo scrivo per la terza volta, non aiuterà gli ucraini
ne ora(*), ne dopo, e quelle armi andranno, se già non lo sono, nelle mani della delinquenza
politica o economica, là come qua, non fa molta differenza
(*)
non basta averle, bisogna saperle usare, e bisogna saperlo fare in un gruppo organizzato,
altrimenti assomigliano ad un biglietto di sola andata (inutile specificare per dove)
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Hudson: tre poteri lucrano sulla guerra alla Russia (e a noi)
ByRedazione
MAR 5, 2022
Armamenti, energia, finanza. Sono queste tre oligarchie a controllare gli Usa, determinando la loro politica: che oggi schiaccia l’Europa sotto il peso delle sanzioni imposte alla Russia, provocata per anni fino all’esplosione della resa di conti con il regime anti-russo di Kiev, imbottito di manovalanza sfacciatamente neonazista. Lo sostiene Michael Hudson, professore emerito di economia all’Università del Missouri-Kansas City, nonché alfiere internazionale della Modern Money Theory. Pochissime, nel mondo anglosassone, le voci indipendenti e non silenziate dalla “nebbia di guerra” diffusa in modo orwelliano per criminalizzare Putin. Tra queste l’economista canadese Michel Chossudovsky, fondatore di “Global Research” (preoccupato per gli sviluppi dello scontro Russia-Nato) e l’ex viceministro di Reagan, Paul Craig Roberts, che si augura che il Cremlino riesca a “bonificare” rapidamente l’Ucraina, strumentalizzata da Washington per servire i peggiori interessi sulla pelle degli ucraini, dei russi e degli stessi europei.
Quali sono questi interessi americani che vogliono la guerra? E’ Hudson a entrare nei dettagli. «La domanda da porsi è: cosa sta cercando di cambiare o “risolvere” la Nuova Guerra Fredda di oggi?». Dal 1991, la forza di aggressione è stata ininterrottamente incarnata dagli Usa, che non hanno “smontato” la Nato (nonostante la fine del Patto di Varsavia) e hanno seminato terrore e morte in molte aree del mondo in nome della “sicurezza nazionale”, espressione «utilizzata per interessi speciali che non devono essere nominati». Di fatto, «la Nato è diventata l’organismo europeo di politica estera, fino al punto di dominare gli interessi economici interni». Aggiunge Hudson: «Il recente incitamento alla Russia, attraverso l’espansione della violenza etnica anti-russa da parte del regime neonazista ucraino», insediato con il “golpe Maidan” del 2014, ha centrato il bersaglio: «Forzare una resa dei conti». Il movente, però – ragiona il professore – è economico: tenere legati a sé i membri Nato e altri satelliti dell’area del dollaro, «poiché questi paesi hanno visto le loro maggiori opportunità di guadagno risiedere nell’aumento del commercio e degli investimenti con Cina e Russia».
Per capire esattamente quali obiettivi e interessi degli Stati Uniti sono minacciati – prosegue Hudson – è necessario comprendere la politica statunitense e il suo “blob”, cioè la pianificazione centrale del governo, «che non può essere spiegata guardando alla politica apparentemente democratica», cioè l’alternanza tra repubblicani e democratici. Secondo Hudson, è più realistico considerare la politica economica ed estera degli Stati Uniti «in termini di complesso militare-industriale, di petrolio e gas (e minerario) e di complesso bancario e immobiliare». I deputati-chiave che siedono in Parlamento? «Non rappresentano i loro Stati e distretti, quanto piuttosto gli interessi economici e finanziari dei loro principali contributori elettorali». Ovvero: i tre grandi blocchi d’interesse che oggi avrebbero forzato l’Occidente verso la tragedia cui stiamo assistendo. Tre entità che, secondo Hudson, «hanno acquisito il controllo del Senato e del Congresso per inserire i propri responsabili politici nel Dipartimento di Stato e nel Dipartimento della Difesa».
Chi sono, questi tre soggetti? «Il primo è il Military-Industrial Complex (Mic): i produttori di armi come Raytheon, Boeing e Lockheed-Martin». Per Hudson, «la loro base economica è la rendita monopolistica, ottenuta soprattutto dalla vendita di armi alla Nato, agli esportatori di petrolio del Vicino Oriente e ad altri paesi». Attenzione: «Le azioni di queste società sono aumentate immediatamente dopo la notizia dell’attacco russo, guidando un’impennata del mercato azionario», sapendo che il Pentagono «fornirà un ombrello di “sicurezza nazionale” garantito per i profitti del monopolio per le industrie belliche». Il cartello delle armi, ricorda Hudson, è tradizionalmente rappresentato – alle Camere – da politici di Washington e della California, oltre agli Stati del Sud. In questi giorni, si brinda: l’escalation militare in corso «promette un aumento vertiginoso delle vendite di armi alla Nato e ad altri alleati degli Usa». Esempio: «La Germania ha rapidamente accettato di aumentare la spesa per le armi a oltre il 2% del Pil».
Il secondo grande blocco oligarchico, prosegue l’economista, è il settore dell’estrazione di petrolio e gas, cui si aggiunge l’estrazione mineraria (Ogam). «Come il settore bancario e immobiliare, che cerca di massimizzare la rendita economica per acquistare alloggi e altri beni, l’obiettivo del settore Ogam è massimizzare il prezzo della sua energia e delle materie prime». Non a caso, «il monopolio del mercato petrolifero dell’area del dollaro e l’isolamento dal petrolio e dal gas russi è stata una delle principali priorità degli Stati Uniti da oltre un anno, poiché l’oleodotto Nord Stream 2 minacciava di collegare più strettamente l’economia dell’Europa occidentale e quella russa». Chi sono i principali lobbysti dell’Ogam? Soprattutto i senatori del Texas, spiega Hudson. Sicché, «l’amministrazione Biden ha sostenuto l’espansione delle perforazioni offshore», ma anche «la rinascita del fracking statunitense». Fuori dai confini, «l’estensione della politica estera mira a impedire ai paesi stranieri di competere sui mercati mondiali, dove siano più convenienti dei fornitori statunitensi». Ergo: «L’isolamento della Russia (e dell’Iran) dai mercati occidentali ridurrà l’offerta di petrolio e gas, facendo aumentare di conseguenza i prezzi e i profitti aziendali».
Il terzo grande gruppo oligarchico, continua Hudson, è il settore simbiotico “Finance, Insurance and Real Estate” (Fire). Di fatto, «è il moderno successore del capitalismo finanziario della vecchia aristocrazia fondiaria post-feudale europea, che vive di rendite fondiarie». Cifre enormi: «Circa l’80% dei prestiti bancari statunitensi e britannici sono al settore immobiliare», che agisce «gonfiando i prezzi dei terreni per creare plusvalenze, esenti dalle tasse». Questo blocco bancario e immobiliare incentrato su Wall Street, osserva Hudson, è ancora più ampiamente basato sul supporto politico dei parlamentari lobbysti. Chuck Schumer, senatore di Wall Street ora a capo del Senato, è stato «sostenuto a lungo da Joe Biden», a sua volta protettore storico «dell’industria delle carte di credito». A livello nazionale, «l’obiettivo di questo settore è massimizzare la rendita fondiaria e le plusvalenze derivanti dall’aumento della rendita fondiaria». A livello internazionale, invece, l’obiettivo del settore “Fire” è quello di «privatizzare le economie straniere (soprattutto per assicurarsi il privilegio della creazione di credito nelle mani degli Stati Uniti)».
Si mira quindi a «trasformare le infrastrutture governative e i servizi di pubblica utilità in monopoli in cerca di rendita per fornire servizi di base (come assistenza sanitaria, istruzione, trasporti, comunicazioni e informatica) a prezzi massimi anziché a prezzi agevolati». E Wall Street, ovviamente, «è sempre stata strettamente fusa con l’industria petrolifera e del gas (vale a dire: i conglomerati bancari Citigroup e Chase Manhattan dominati dai Rockefeller)». Ecco quindi spiegato come il Fire finanziario-immobiliare, il Mic militare e l’Ogam energetico «sono i tre settori “rentier” che dominano l’odierno capitalismo finanziario postindustriale». Le loro fortune reciproche «sono aumentate vertiginosamente». E le mosse per escludere la Russia dal sistema finanziario occidentale, insieme agli effetti negativi dell’isolamento delle economie europee dall’energia russa, promettono di stimolare un afflusso di titoli finanziari dollarizzati. «Questo è il motivo per cui né l’industria né l’agricoltura svolgono oggi un ruolo dominante, nella politica estera degli Stati Uniti». La convergenza degli obiettivi politici dei tre grandi “rentier” «travolge gli interessi del lavoro e persino quelli del capitale industriale».
Come ha spiegato lo stesso Biden, l’attuale escalation militare orchestrata dagli Stati Uniti (“Provocare l’Orso”) non riguarda proprio l’Ucraina. «Biden ha promesso dall’inizio che le truppe statunitensi non sarebbero state coinvolte, ma ha chiesto per oltre un anno che la Germania impedisse al gasdotto Nord Stream 2 di rifornire la sua industria e le sue abitazioni con gas a basso prezzo», in modo che Berlino «si rivolgesse ai fornitori statunitensi a prezzi molto più alti». E così, dopo un anno di pressioni a vari livelli sui politici tedeschi, la Germania non ha messo in funzione il super-gasdotto. Uno degli obiettivi principali dell’odierna Nuova Guerra Fredda – sottolinea Hudson – è quello di monopolizzare il mercato del gas: già sotto Trump, la Merkel era stata costretta a promettere di spendere 1 miliardo di dollari per costruire nuove strutture portuali per le navi-cisterna statunitensi. Poi, l’avvicendamento alla Casa Bianca e il ritiro della Cancelliera hanno congelato l’investimento portuale, lasciando la Germania senza alternative al gas russo. Ed ecco dunque la stretta di oggi: obiettivo, «l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, soprattutto a scapito della Germania».
Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le compagnie petrolifere statunitensi – rileva Hudson – l’aumento dei prezzi dell’energia sottrarrà gran parte del vigore all’economia tedesca. Certo, il rincaro di benzina, riscaldamento e altri servizi danneggerà tutti, anche i cittadini statunitensi, riducendo il loro tenore di vita. «Ciò potrebbe spremere i proprietari di case e gli investitori emarginati, portando a un’ulteriore concentrazione della proprietà», accelerando le acquisizioni a danno di «proprietari immobiliari in difficoltà, in altri paesi che devono far fronte all’aumento dei costi del riscaldamento e dell’energia». Aumenteranno anche i prezzi dei generi alimentari, guidati dal grano: Russia e Ucraina rappresentano il 25% delle esportazioni mondiali, nei cereali. «Ciò comprimerà molti paesi del Vicino Oriente e del Sud del mondo con deficit alimentari, peggiorando la loro bilancia dei pagamenti e minacciando l’insolvenza del debito estero».
E non è tutto: le esportazioni russe di materie prime potrebbero essere bloccate dalla Russia in risposta alle sanzioni e all’esclusione dallo Swift. Questo «minaccia di causare interruzioni nelle catene di approvvigionamento di materiali chiave, tra cui cobalto, palladio, nichel e alluminio». Se poi la Cina decidesse di considerarsi la prossima nazione minacciata e si unisse alla Russia in una protesta comune contro la guerra commerciale e finanziaria degli Stati Uniti, le economie occidentali subirebbero un grave shock. Il sogno a lungo termine dei fautori americani della Nuova Guerra Fredda, riassume Hudson, «è quello di rompere la Russia, o almeno di ripristinare la sua cleptocrazia manageriale di Eltsin», assistita dagli “Harvard Boys”, «con gli oligarchi che cercano di incassare le loro privatizzazioni nei mercati azionari occidentali». Il cartello Ogam «sogna ancora di acquistare il controllo di maggioranza di Yukos e Gazprom». Quanto a Wall Street, «vorrebbe ricreare un boom del mercato azionario russo». E gli investitori del Mic (armamenti) vorrebbero «anticipare felicemente la prospettiva di vendere più armi, per contribuire a realizzare tutto questo».
Sul fronte opposto, invece, «l’obiettivo a lungo termine della Russia è di strappare l’Europa dal dominio della Nato e degli Stati Uniti e, nel frattempo, creare con la Cina un nuovo ordine mondiale multipolare centrato su un’Eurasia economicamente integrata». Dato che la Russia non invaderà mai l’Europa, riflette Hudson, gli europei finiranno per chiedersi perché mai pagare cifre esorbitanti per l’armamento Usa, e perché mai strapagare l’energia fornita da Washington, oltre a «pagare di più per il grano e le materie prime prodotte dalla Russia», perdendo anche la possibilità di fare profitti con l’export verso la Russia e, domani, forse, anche verso la Cina. Ma le complicazioni non finiscono qui: «La confisca da parte degli Stati Uniti delle riserve monetarie russe, a seguito del recente furto delle riserve dell’Afghanistan (e del sequestro dell’Inghilterra delle scorte auree venezuelane ivi detenute) minaccia l’adesione di ogni paese al Dollar Standard, e quindi il ruolo del dollaro come veicolo per il risparmio in valuta estera da parte delle banche centrali del mondo. Ciò accelererà il processo di de-dollarizzazione internazionale già avviato da Russia e Cina, facendo affidamento sulle reciproche partecipazioni delle valute dell’altra».
A lungo termine, conclude l’economista, è probabile che la Russia si unisca alla Cina nel formare un’alternativa al Fmi e alla Banca mondiale, tuttora dominati dagli Stati Uniti. «L’annuncio della Russia di voler arrestare i nazisti ucraini e tenere un processo per crimini di guerra sembra implicare che un’alternativa alla corte dell’Aia sarà istituita dopo la vittoria militare della Russia in Ucraina. Solo un nuovo tribunale internazionale – aggiunge il professor Hudson – potrebbe processare i criminali di guerra che vanno dalla leadership neonazista ucraina fino ai funzionari statunitensi responsabili di crimini contro l’umanità come definiti dalle leggi di Norimberga». Hudson si aspetta che Mosca si ritiri a breve, dopo aver raggiunto gli obiettivi: proteggere i russofoni e allontanare da Kiev la minaccia diretta alla propria sicurezza. Infine, emerge l’autogol del “blob americano”: «La più enorme conseguenza involontaria della politica estera statunitense è stata quella di portare Russia e Cina insieme, insieme a Iran, Asia centrale e altri paesi, lungo la Belt and Road Initiative».
Se la Russia sognava di «creare un nuovo ordine mondiale», finalmente in armonia con l’Occidente, «è stato l’avventurismo statunitense a portare il mondo in un ordine completamente nuovo». Un assetto «che sembra essere dominato dalla Cina, come vincitore predefinito, ora che l’economia europea è essenzialmente dilaniata e che l’America è rimasta con ciò che ha preso dalla Russia e dall’Afghanistan, ma senza la possibilità di ottenere un sostegno futuro». Sperando che, ovviamente, tra Putin e Biden esista un accordo, sotto banco, per non far degenerare oltre la situazione, evitando cioè lo scontro diretto. Tutti sanno che, in quel caso, non ci sarebbero vincitori. Discorsi che sembrano folli, nel 2022: eppure, Usa e Russia sono entrate in “allerta atomica”. E paesi come l’Italia si accingono a varare aiuti militari al regime di Kiev. Lo schema è tragicamente evidente: dipingere la Russia come aggressore, demonizzandola, così come graziosamente richiesto dai tre grandi cartelli che, secondo Hudson, avrebbero pianificato l’intero disastro: armamenti, energia e finanza.
https://lacittanews.it/2022/03/05/hudson-tre-poteri-lucrano-sulla-guerra-alla-russia-e-a-noi/
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Tracia, grazie.
👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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Tracia super grazie
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Ma questo sig. Hudson, di cui condivido in massima parte il pensiero, è ancora vivo ? Per molto meno negli states sono finiti sulla sedia elettrica,però sempre democraticamente.
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Prima avevo solo sospetti adesso ne sono certo.il caos lo creano sempre gli usa.e voi ditemi come si fa ad essere filo Usa,roba da matti
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Certo è che se anche in Italia si applicassero le sanzioni fino all’arresto dei giornalisti che diffondono scientemente falsità pure il FQ resterebbe senza molti pennivendolo.
Ma la chicca di oggi è che il gas sta sfondando i.
3 000$ x 1 000 M3 e il petrolio a 137 $ barile.
Cresce il prezzo del grano, dell’oro e di tutte le materie prime.
Auguri itagglia.
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Sul Fatto, potresti essere piú preciso? Con links agli articoli a cui ti riferisci, e perché? Cosí, giusto per levarmi il dubbio che a diffondere scientemente falsitá non sia tu.
Grazie.
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Zumbeld
Basta che tu Apra il FQ di ieri in riferimento agli eventi ucronazi per capire che molti articolisti spacciano bufale x verità.
A te valutare.
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Cagliostro,
“FQ di ieri”, “molti articolisti”, “bufale x veritá”, “eventi ucronazi”, addirittura. A buttar giú questa roba son bravi tutti.
Basta essere piú precisi (come ho gentilmente chiesto) e si evita il rischio di diventare esattamente quel che si accusa altri di essere. Sfortunatamente qui non è il tuo caso.
Valutazione completata.
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Scusate se rompo per un attimo l’atmosfera cupa…
Ieri ho visto la registrazione di “Fratelli di Crozza” sul 9, che consiglio vivamente di guardare) e sto ancora ridendo per come Crozza/Razzi ha storpiato il nome della Von der Leyen:
“Ursula in fond’all’aia”
😆🤣😂🤣🤣😂😆😂🤣💦
Morta
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Ec: , non)
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Ma solo io riesco a vedere che negli atlantisti nostrani, quando c’è un presidente usa del partito democratico, si risveglia un furore bellico irrefrenabile? Sembra dicano: prendiamoci dentro col Risiko finché è possibile, che del doman non v’è certezza. Quelli che guidano media hanno ridotto la guerra a contenuti per cinegiornali stile secolo scorso: l’avversario è comico nella sua aggressività, mentre i buoni sono sostenuti da tutto il mondo, noi compresi, sudditi fedeli.
l’U€ è un nano politico- militare, un matrimonio fatto per soli scopi di interesse e serva cieca delle malsane dottrine espansionistiche degli usa. Nessun trattato di pace è possibile se si evita di tenere conto delle cause vere che hanno portato il disastro alle porte di casa nostra.
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