Kirill Martynov, caporedattore politico della Novaya Gazeta, parla del clima che si respira per la guerra di Putin, dopo l’arresto di 8 mila persone che manifestavano contro l’invasione […]

(MICHELA AG IACCARINO – Il Fatto Quotidiano) – Da oggi a Mosca chi la chiama “guerra” rischia 15 anni di carcere: la Duma ha approvato la legge che punisce quelle che la Federazione giudica “fake news” sul conflitto, chi discredita le truppe tricolore e chi chiede le sanzioni contro lo Stato di Putin. L’obiettivo, tuona il Cremlino, è frenare l’immagine “da aggressore” per seminare panico tra i civili.

Finora chi ha protestato è finito subito in galera: circa 8.000 gli arresti in oltre 50 città russe per i pacifisti che hanno marciato per strada. In manette anche chi esibisce il bicolore di Kiev alla finestra con la scritta “Net voine“, “no alla guerra”. Intanto per i bambini della Federazione il ministero dell’Educazione russo ha creato una “lezione virtuale” per spiegare cosa accade oltre confine: “La missione di liberazione dell’Ucraina era necessaria”. Ai minori si parla de “i pericoli della Nato” e “importanza della protezione dei civili di Donetzk e Lugansk”. Resiste però l’ultimo quotidiano indipendente russo, Novaya Gazeta, che continua a raccontare il conflitto usando quella parola che il Cremlino ha vietato: “Guerra”. Il conflitto di Putin a Kiev si può chiamare solo “operazione speciale”. Una delle ultime copertine del giornale è gialla e blu: sono i colori della bandiera di Kiev su cui i russi hanno scritto “Podnye“, che vuol dire parenti, familiari. Fratelli. “Non ci sono esempi di Paesi così vicini come Russia e Ucraina: per cultura, tradizione, lingua. Noi giornalisti sappiamo benissimo cosa c’è in gioco e che rischiamo. Abbiamo fatto un’assemblea e una votazione tra colleghi in redazione, abbiamo chiesto ai lettori che ci permettono di continuare a lavorare, e ci hanno risposto di chiamarla guerra “do poslednogo“, fino alla fine. “Abbiamo pensato anche anche a dei sotterfugi, ma sappiamo che dietro l’uso del singolo termine guerra c’è ben altro” ha detto Kirill Martynov, caporedattore politico della Novaya Gazeta.

Non avete paura che verrete silenziati come il canale tv indipendente, Dozhd, in onda dal 2010, e come la radio Echo Moskvy, che hanno chiuso i battenti in questi giorni?

Non è questione di paura, ma dell’apertura di casi penali e di ciò che succederà in Ucraina.

C’è una guerra anche in Russia: 7861 persone sono già state arrestate per aver protestato contro la guerra. Nei tribunali contro i pacifisti iniziano già 4 processi.

Stanno applicando metodi fascisti, organizzati e pianificati. La paura tra la popolazione viene diffusa tra le tv. Accade lo stesso tra i professori dell’Mgu, università statale di Mosca, dove anche io ho studiato, costretti a fare dichiarazioni di sostegno all’operazione. Tutto questo avviene soprattutto perché la guerra lampo di Putin non è andata secondo i piani e adesso bisogna spiegarlo alla popolazione. Tanti temono una guerra civile anche qui: il conflitto ha polarizzato del tutto la popolazione tra chi appoggia e giustifica l’attacco all’Ucraina e chi lo condanna.

L’Ucraina ha chiesto all’Unione di entrare a far parte dell’Europa: subito, con una procedura speciale.

Spero che venga accolta, sarebbe un’irragionevolezza bellissima da parte degli Stati europei. Per me significherebbe la messa in pratica di tanti trattati di pace.

Quando vi siete accorti di quello che stava per succedere?

In molti in Russia deridevano Biden per i suoi continui allarmi sulla guerra. Gli annunci si susseguivano ogni giorno: la Russia vuole invadere l’Ucraina. Noi ci siamo allarmati quando Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle Repubbliche del Donbas.

Alcuni parlano apertamente dell’inizio della fine del potere di Putin.

È molto probabile, ma è una domanda che fa nascerne altre: a quale prezzo? E chi lo sostituirà? Può arrivare qualcuno più radicale di lui. Igor Krasnov, procuratore generale della Russia, è stato allontanato dall’ultimo Consiglio di sicurezza perché si è rivelato tale. So che suona inverosimile ma dobbiamo analizzare quello che abbiamo sotto gli occhi: anche il ceceno Ramzan Kadyrov, i cui uomini hanno ricevuto l’ordine di uccidere il presidente ucraino Zelensky, verrà a reclamare potere a Mosca se dovesse riuscire nel compito assegnatogli dal presidente russo. Adesso viene visto come “il grande eroe” dell’operazione dai suoi, a Grozny.

All’ultimo consiglio Fsb, servizi segreti, e Mid, ministero degli Esteri, hanno provato a dissuadere dall’attacco: i due apparati erano contro “l’operazione speciale” di Putin.

Non ho informazioni a riguardo, ma non penso che conti qualcosa a questo punto, nè penso che qualcuno chieda loro cosa pensano: eseguiranno comunque gli ordini.