La guerra in Ucraina riaccende il dibattito sulla Difesa comune Ue. Bruxelles invia a Kiev armamenti per 450 milioni. Ma non è l’unico tabù che si è rotto con la guerra in Ucraina. La Germania potenzia l’esercito e la Svezia e la Svizzera abbandonano la loro storica neutralità. Mentre si riaccende il dibattito sulla necessità di una difesa comune Ue.

(tag43.it) – La guerra in Ucraina ha portato l’Unione europea a una fase inedita della sua diplomazia. Più volte tacciata di impotenza e attendismo di fronte a Vladimir Putin, prima l’Ue ha varato un pacchetto di sanzioni economiche importanti nei confronti di Mosca – lo aveva già fatto nel 2014 dopo l’annessione della Crimea – poi domenica sera ha annunciato lo stanziamento di 450 milioni di euro dal fondo speciale da 5 miliardi per l’acquisto e la fornitura di armi letali all’Ucraina più 50 milioni per carburante e farmaci. A questo si aggiungono gli aiuti che una ventina di Paesi Ue – tra cui Italia, Belgio, Olanda, Repubblica ceca, Spagna, Portogallo, Paesi Baltici, Francia, Svezia, ma soprattutto Germania – stanno fornendo all’Ucraina autonomamente.
Borrell: «Il tabù secondo cui l’Ue non fornisce armi ai belligeranti è caduto»
«L’invasione dell’Ucraina ci ha fatto entrare in un nuova era», ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Il tabù secondo cui l’Ue non fornisce armi ai belligeranti è caduto», ha commentato l’Alto rappresentante Josep Borrell. Nemmeno durante la guerra in Yugoslavia l’Ue si era spinta a tanto. Anche l’Ungheria, notoriamente non allineata alla posizione della maggior parte dei Paesi Ue, ha dato il suo ok alle sanzioni comuni anche se Viktor Orban non aveva mancato di ribadire il suo rapporto privilegiato con Putin volando a Mosca a inizio febbraio. Recentemente però il premier ungherese anti-immigrati si è recato alla frontiera con l’Ucraina, nella città di Beregsurany, per accogliere i profughi: «Faremo entrare tutti», ha dichiarato. «Ho visto persone arrivare senza documenti, ma ci stiamo adoperando per fornirglieli». Non solo. L’Ungheria (membro della Nato) si era anche offerta di ospitare eventuali negoziati di pace.

La Germania rompe il suo pacifismo e investe nella Difesa
Anche la Germania ha rotto la sua tradizione pacifista cominciata alla fine della Seconda Guerra mondiale. Sabato 26 febbraio ha deciso di inviare armi – lanciarazzi anticarro e missili terra-aria Stinger – all’Ucraina. Berlino ha anche stanziato 100 miliardi per ammodernare il proprio esercito e Scholz ha annunciato un investimento annuale pari al 2 per cento del Pil per la difesa. Partner economico della Russia, e per questo sottoposta al pressing di Nato e Usa, la Germania alla fine ha invertito la rotta bloccando l’autorizzazione del Nord Stream 2 e sostenendo l’esclusione delle banche russe dallo Swift.
La Svezia e la Svizzera abbandonano la loro storica neutralità
Sulla scia della Germania, si è mossa anche la Svezia intenzionata a rompere la sua storica neutralità. Finora Stoccolma, che non è membro Nato, aveva escluso l’invio di armi a uno Stato belligerante. Domenica invece il governo ha promesso la fornitura di 5 mila lanciarazzi anticarro all’Ucraina. È la prima volta dal 1939 quando l’Urss attaccò la Finlandia come ha ricordato la prima ministra Magdalena Andersson. La Svezia tra l’altro ha ristabilito il servizio militare negli ultimi anni sentendosi minacciata dalla Russia. Infine anche la Svizzera, che non fa parte dell’Ue, ha adottato integralmente le sanzioni anti-russe dei Ventisette.

Gli aiuti dell’Italia all’Ucraina
Ieri 28 febbraio il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità a un decreto che prevede, tra l’altro, di cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità di Kiev. Il provvedimento, ha spiega Palazzo Chigi, contiene una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al ministro della Difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione del materiale. Nel decreto del ministero, di concerto con la Farnesina e con il Mef, sarà definito l’elenco degli equipaggiamenti. Secondo prime indiscrezioni, le armi che l’Italia dovrebbe mandare in Ucraina sarebbero sistemi anticarro e antiaereo, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai. Aiuti che si aggiungono a quelli già deliberati venerdì scorso, quando il governo ha approvato un altro decreto che stanziava 174 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 per il potenziamento della presenza militare a Est, e che prevedono il rafforzamento delle tre missioni già in atto, quella in Romania, la ‘Baltic Guardian’ in Lettonia e quella nel Mediterraneo Orientale mobilitando 1350 militari fino al 30 settembre e altri 2 mila per eventuali necessità. Inoltre, grazie a uno stanziamento di 12 milioni saranno inviati a Kiev anche equipaggiamenti per la protezione individuale e della popolazione civile. Si tratta di elmetti e giubbotti antiproiettile ma anche dispositivi per individuare mine e altri ordigni esplosivi. Altri 3 milioni inoltre sono già stati stanziati per le iniziative di protezione civile: verranno inviate 200 tende da campo per un totale di mille posti letto.

Si riaccende il dibattito sulla necessità di una difesa europea
La guerra in Ucraina e l’allineamento dei Paesi membri sta rilanciando il dibattito sulla necessità di una difesa comune europea. Se lo augura il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. «Abbiamo bisogno di un esercito europeo forte», ha detto a Les Echos. «Non è impossibile e permetterebbe all’Europa di avere un ruolo maggiore». Una proposta che fa eco alle dichiarazioni in questo senso di Emmanuel Macron, presidente di turno del Consiglio europeo e da sempre sostenitore della costruzione di una Difesa Ue. Proprio il presidente francese che nel novembre 2019 in una intervista a L’Economist sosteneva la «morte cerebrale» della Nato, da gennaio 2022 ha assunto la guida della Very high readiness joint task force dell’Alleanza Atlantica, trovando in Scholz una sponda. L’unità di reazione rapida era stata creata nel 2014 in risposta alle crisi in Medio Oriente e all’aggressione della Russia contro l’Ucraina.
Viuleeeeenza!
https://www.sentinelone.com/labs/hermetic-wiper-ukraine-under-attack/
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Viuleeeeenza!
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Ci ha rallegrato con la lista della spesa per beneficenza. Bene, ora ci fai quella dei danni per effetti collaterali ?
Anche all’indomani degli ultimi conflitti da noi europei appoggiati ,c’era tutta una serie di nostre iniziative filantrope. Del resto ,i nostri bombardamenti e sorvolamenti di droni in cerca di feste nuziali da sterminare cosa erano se non operazioni di pace ?
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Ciao figio di Pootteen e salutam’ a sor’ta.
L’accoglienza a Lavrov. Nessun danno collaterale per la Russia?
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Dato che non sono tuo fratello non posso essere figlio di quella donna.
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Pessimo segno fornire armi e prendere parte in un conflitto armato. Ho sempre pensato che, tanto a livello individuale come collettivo, la tentazione di usare un’arma se è lì, a tua disposizione, può andare oltre la razionalità. Razionalità che Putin sembra aver messo da parte, ma anche i fascistoni di Kiev non scherzano. Brutto segnale questa proliferazione di armamenti
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oggi ho ascoltato alla radio parte degli interventi in parlamento
Draghi è un burocrate con un tono e timbro di voce irritante
Interventi insulsi, in parte violenti, con profonda ignoranza e miopia.
Non che in Europa ve ne siano di migliori, anzi basti vedere e sentire Michel e Borrel per esempio.
Nessuno che si discosti da una visione più larga e più profonda.
L’unico fuori dall’ortodossia è stato Conte che ha proposto il Fondo Europeo di Ricostruzione, che dopo le prime perplessità, è stato recepito dalla Merkel con Macron, accodatosi subito dopo. Fondo che è diventato PNRR in mano ai burocrati di Bruxelles. Infatti lui è un parvenu della politica e solo uno al di fuori della politica poteva proporre una soluzione che più politica non si può.
Sento solo parole aggressive di rivalsa, di umiliazione nei confronti di Putin.
I Putin, i Zelenskyi e i Biden passano, i problemi restano e le persone pagano amaramente le altrui scelte.
Perchè Bruxelles non si pone quale mediatore tra i contendenti?
Perchè non proporre una via d’uscita alla Russia? invece di fare a gara a chi minaccia di più? a chi sanziona di più? dov’è il percorso di pace in tutto questo?
Perchè non propongono a tutti e due un progetto, un percorso di partenariato a tappe per una futura adesione all’EU?
Si, LA RUSSIA NELLA EU nel prossimo futuro, perchè no?
io vedo solo pro in questo…
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L’UNIONE EUROPEA NON ESISTE- VIVIANA Viviana Vivarelli.
Sta accadendo qualcosa di molto pericoloso che non era mai successo prima.
Tutti i Paesi europei sono caduti in una escalation militarista.
Potrebbe essere solo l’esigenza, mai sentita finora, di una difesa europea comune, ma al momento si manifesta come invio unanime di truppe e mezzi finanziari all’Ucraina. Perché questa guerra è eminentemente americana, la solita guerra che gli USA combattono per interessi che sono i loro ma in un territorio che non è il loro, con devastazioni che non sono e non saranno sul territorio americano. Qui siamo nel cuore del continente euroasiatico e Biden ha già detto che non manderà all’Ucraina un solo soldato.
Sarebbe il momento che l’Unione europea cominciasse a farsi valere, ad esistere come un organismo unitario che si interpone tra gli interessi americani e quelli russi e ha una linea di azione propria, senza essere un coacervo disordinato di Stati che vanno ognuno per proprio conto. Ma questo miracolo non succede e l’unica unione, inutile, che si vede è quella per cui ognuno manda soldati e armi a Kiev, per fare ancora una volta e contro sé stesso gli interessi americani. Questa volta partecipano tutti, persino la Svizzera e la Finlandia che sono sempre state autonome e neutrali. E addirittura la Germania, che rinuncia per la prima volta alla sua tradizione pacifista e potenzia il suo esercito con una spesa di 100 miliardi!! L’Europa, serva degli USA, riesce ad unificarsi solo con una servitù comune agli interessi degli USA. Già 20 dei 27 Paesi Ue, tra cui Italia, Belgio, Olanda, Repubblica ceca, Spagna, Portogallo, Paesi Baltici, Francia, Svezia, ma soprattutto Germania – mandano armi e soldi a Kiev.
Finora si vedeva di cattivo occhio chi armava i Paesi in guerra. Ora questo è la norma.
Nemmeno durante la guerra in Yugoslavia l’Ue si era spinta a tanto. Anche l’Ungheria, notoriamente non allineata all’Ue, ha consentito le sanzioni comuni e si offre per accogliere i profughi.
Lo spettacolo è desolante. E’ come se una serie di vassalli non trovasse mai il modo di emanciparsi dall’imperatore, e, mentre finora ognuno non ha fatto che perseguire il proprio particolare anche contro gli altri, ora non vedessero altro tipo di unione possibile che quella di mettersi insieme per favorire ancora una volta l’imperatore, pur sapendo che questi non ci metterà nulla di suo e assisterà solo, indifferente, alla rovina di tutti per rafforzare solo il proprio potere.
Noi non sappiamo come questa vicenda andrà a finire ma una cosa è certa: non sarà così che l’Ue diventerà un organismo libero e autonomo e riscatterà sé stessa.
Sono passati 77 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, ma è come se non fosse passato un giorno e non ci fossimo mai liberati dai ‘liberatori’.
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Cara Viviana, il problema qui mi pare di riconoscerlo.
Anche nella guerra RUSSO-FINLANDESE del 1939-40 i paesi europei mandarono quantità industriali di armamenti e anche alcuni volontari.
Armi vennero fornite da Italia, Germania, Svezia, USA, UK, Belgio, Olanda, Svizzera e altri ancora.
E nel mentre, stava già divampando il fuocherello della II guerra mondiale, in quel momento relegata essenzialmente in Polonia e al confine franco-tedesco.
A proposito: già con l’amministrazione Trump si era detto chiaramente che si voleva che l’Europa spendesse almeno il 2% del PIL in armamenti. Quel che non sono riusciti a spendere con il COVID adesso lo spendono in armi contro il cattivo Putin.
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